Un piccolo lupo ulula tutta la notte per richiamare i genitori e il suo branco, ma al richiamo non risponderà mai nessuno, perché gli adulti del gruppo sono tutti spariti, vittime di bracconaggio. È questa la situazione raccontata a Kodami da Simona Cupelloni, direttrice tecnica del Centro Recupero Animali Selvatici Enpa di Perugia.
«Ci hanno segnalato la presenza di cuccioli inizialmente avvistati all'interno di un branco che poi improvvisamente è sparito. La famigliola di lupi è sparita senza lasciare traccia e sono rimasti solo i cuccioli, ancora non autosufficienti – spiega Cupelloni – Conoscendo l'etologia del lupo si tratta di una situazione anomala. Soprattutto perché gli adulti sono scomparsi apparentemente nel nulla».
Proprio l'assenza di corpi o resti degli adulti ha messo in allarme i volontari del Cras: «Il bracconaggio è evidente. Nessuna delle persone con cui abbiamo parlato ha ammesso di averli uccisi, ma molti ci hanno fatto capire che il lupo è animale poco tollerato per i danni che provoca, soprattutto agli allevatori. La voce comune è che chi li ha uccisi ha fatto bene».
Cupelloni ha quindi fatto presenti i propri sospetti alla Regione Umbria e ai Carabinieri Forestali ed è stata autorizzata a prelevare i 7 piccoli, provenienti da due diverse cucciolate, rimasti orfani: «Dopo attenti e prolungati monitoraggi abbiamo confermato, in entrambi i siti, la totale assenza di adulti e le condizioni disperate dei piccoli, gravemente malati e prossimi alla morte. Sono così iniziate le non semplici operazioni di cattura, anche con il prezioso aiuto delle persone che ci hanno allertato, e con il placet della Regione Umbria e delle forze dell’ordine coinvolte. I primi cuccioli recuperati sono stati sottoposti ad una serie di cure specifiche e solo ora possiamo considerarli fuori pericolo. Ci auguriamo di portare in salvo anche gli altri piccoli, che al momento sono in prognosi riservata visto il pessimo stato in cui sono stati ritrovati».
I piccoli cono stati recuperati circa un mese fa, quando avevano circa due mesi di vita. «Erano così malconci e denutriti che anche l'età era difficile da determinare con esattezza – ricorda la direttrice – Erano debilitati, letargici, avevano la rogna, diverse malattie intestinali, e molti avevano una tosse simile al cimurro. Sembravano più dei grossi topi che dei piccoli di lupo».
L’uccisione di un lupo, una specie particolarmente protetta, è già di per sé un atto deplorevole, oltre che illegale, e diventa ancor più meschino quando al seguito ha dei cuccioli non autosufficienti. Anche se due dei piccoli di lupo recuperati sono ormai fuori pericolo, non è detto che potranno tornare in libertà.
«Le persone che hanno ucciso i loro genitori hanno messo a repentaglio la loro sopravvivenza in natura – ammette Cupelloni – Il nostro obiettivo è farli tornare in natura, a questo scopo abbiamo chiesto l'aiuto a esperti del lupo anche rivolgendoci al Parco d'Abruzzo, proprio per avere tutto il sostegno possibile. Non è scontato perché in questa fase della vita il cucciolo deve imparare a cacciare, ed è la madre a insegnarglielo. Noi ci stiamo provando, ma potrebbero dover restare in semi libertà».
Uno scenario che potrebbe essere percepito come una ulteriore vittoria da chi, secondo le ricostruzioni dei volontari del Cras, ha ucciso i lupi adulti, considerati da molti allevatori e cacciatori come una minaccia, soprattutto di tipo economico. I lupi sono infatti responsabili di occasionali predazioni di animali domestici come galline e pecore, e da quando questa specie ha iniziato a ripopolare l'Italia l'insofferenza degli imprenditori del comparto zootecnico è cresciuta sensibilmente.
«La realtà è che manca una cultura convivenza con predatore che anche se negli ultimi anni è avuto in espansione non è così presente come si vorrebbe fare credere. Per molti, l'obiettivo di queste azioni criminali non è affrontare un animale percepito come pericoloso, ma eliminare un fastidio».