"Perdere il pelo ma non il vizio" è un proverbio che ben si adatta a Giuseppe Cruciani, più che al lupo. Il noto conduttore del programma "La zanzara", su Radio24, torna ad attaccare gli animali e questa volta a farne le spese è proprio il Canis lupus italicus.
In barba alla legge che inserisce i lupi nelle "specie particolarmente protette", il giornalista incita apertamente un radioascoltatore a ucciderli. «Sparagli! Ce l'hai un fucile? Allora sparagli», dice più volte Cruciani all'allevatore di galline che ha chiamato in diretta e la sua spalla, Alberto Gottardo, rincara la dose con un altro "prezioso" consiglio: «Le tagliole molto meglio, costano anche meno».
Non pubblichiamo il video in questione perché Kodami non sostiene realtà che veicolano messaggi di odio ma condividiamo il messaggio di Paolo Rossi, il "fotografo dei lupi" genovese che da anni si batte per la tutela del mondo selvatico e delle sue specie.
Forse Cruciani non sa che il bracconaggio è una delle prime cause di morte dei lupi o molto più probabilmente se ne infischia. D'altronde il suo programma non è altro che uno spettacolo da vecchio circo dove si umiliano gli animali e le persone per strappare quattro risate a un pubblico di ignoranti.
La stessa platea che oggi segue questi vili siparietti, una media di 20mila persone in diretta streaming, pronto a replicare il cattivo esempio dei conduttori, superandoli: "Se hai un fucile spara, spara"; "Meglio le badilate"; "Spara al lupo e poi fallo allo spiedo" sono solo alcuni dei tanti commenti, ancora visibili su YouTube, che è evidentemente la versione lupesca dell'immancabile commento rivolto solitamente agli ungulati: "Buono con le pappardelle".
Annullare l'individualità degli essere viventi sembra la specialità della trasmissione: David Parenzo, terzo intrattenitore del programma, nel mezzo della conversazione dice «Telefonare per delle galline… ma dai», sottolineando che è per lui un argomento inutile. Ma a chiudere l'intervento a regola d'arte ci pensa, ovviamente, il padrone di casa Cruciani che chiude il collegamento anche mandando a «fan…» l'allevatore. Insomma, anche la comunicazione intraspecifica, del resto, è basata su un linguaggio violento e offensivo, cosa c'è da aspettarsi nei confronti di animali non umani?