La corrida continua a mietere vittime sia tra gli esseri umani che tra gli animali. L’ultimo episodio è avvenuto domenica 26 giugno 2022 nella città colombiana di El Espinal dove era in corso uno spettacolo.
Nell’arena di Plaza De Toros Gilberto Charry, 8 spalti sono crollati travolgendo centinaia di persone e uccidendone 8 e provocando la fuga di almeno un toro, la cui sorte non è ancora stata chiarita dai media colombiani.
Il presidente colombiano Gustavo Petro è stato tra i primi a commentare l’accaduto prima rivolgendo un messaggio di vicinanza alle vittime: «Spero che tutte le persone colpite dal crollo della piazza di El Espinal possano riprendersi dalle ferite riportate», e poi denunciando la crudeltà anacronistica della pratica della corrida: «Chiedo agli uffici del sindaco di non autorizzare più spettacoli con la morte di persone o animali».
L’incidente di El Spinal non è che la punta dell’iceberg del mondo di violenza che gira intorno alla tauromachia, uno spettacolo che si basa sulla sofferenza e la morte di un gran numero di tori e che viene riproposto ogni anno in numerosi paesi dell’America Latina, dal Messico alla Colombia, in concomitanza con le feste religiose.
Uno spettacolo di morte che poco ha a che fare con la cultura. Un po’ come avviene ancora in Italia con le Carresi, le corse buoi e cavalli che si tengono in primavera tra Puglia e Molise. Qui nel 2018 un uomo era morto travolto da un carro a Chieuti, provincia di Foggia, dando il via a una serie di procedimenti giudiziari per omicidio e anche per il maltrattamento degli animali impiegati nelle corse delle Carresi.
Il tragico episodio di El Spinal può quindi riportare l’attenzione su una pratica lesiva del benessere degli animali e pericolosa per le persone che la ritengono un "passatempo" e anzi che ancora è considerata una manifestazione culturale.
La tauromachia, infatti, nel 2013 è stata anche proposta dalla Spagna allora guidata da Mariano Rajoy come patrimonio culturale dall’UNESCO. La possibilità di concedere questo riconoscimento è stato però ufficialmente escluso dalle Nazioni Unite nel 2020 grazie alle pressioni delle associazioni internazionali e dei singoli cittadini riuniti virtualmente sotto l’hashtag #NoTauromaquiaEnUnesco.
Oggi il dibattito torna a infiammarsi attraverso le denunce di politici colombiani, come la senatrice Andrea Padilla Villarraga la quale ha acceso i riflettori sulla violenza quotidiana di cui sono vittime i tori anche quando non si esibiscono nell’arena: «La corrida è un orrore che nessuna società dovrebbe permettere».
La senatrice ha quindi mostrato le immagini di un toro senza vita: «Non è infortunato. È stato picchiato e accoltellato a morte. Ma anche molti di loro sono stati uccisi: otto, tra cui un piccolo».
Kodami ha visto la foto ma ha scelto di non pubblicare le immagini perché nulla aggiungono rispetto a quanto scritto e per non mostrare atti di violenza e sopruso nei confronti di qualsiasi essere vivente.
Nonostante l'interesse nazionale il clamore sollevato a seguito dell'incidente di El Spinal potrebbe non avere gli effetti sperati dagli attivisti per i diritti degli animali, come già successo nel 1980 nella città colombiana di Sincelejo. Anche in quel caso gli spalti crollarono durante una corrida provocando la morte di persone e animali. Una tragedia, ricordata oggi anche dal premier Petro, che però sembra non avere insegnato nulla riguardo al rispetto della vita di persone e animali.