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28 Novembre 2021
9:15

Crimini contro la natura: crimini contro il futuro del pianeta

I crimini contro la natura e la biodiversità stanno mettendo a rischio i delicati equilibri dee pianeta e dei suoi ecosistemi. Sono tante le specie animali minacciate da bracconaggio e traffici illegali, e la loro scomparsa potrebbe mettere a rischio anche il nostro di futuro.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Negli ultimi anni sembra che si stia risvegliando una coscienza globale che volge al rispetto della natura e alla protezione degli animali e degli ecosistemi. Stiamo però cercando di correre ai ripari dei tanti errori (in realtà irreparabili) compiuti nei decenni, anzi, nei secoli passati. Tutti gli animali e tutte le piante sono costantemente in pericolo su questo pianeta perché obbligati a condividerlo con noi, gli animali umani.

Qualunque nostra azione metta a rischio il futuro delle specie animali e vegetali, della diversità genetica, degli habitat, degli ecosistemi e dei processi ecologici, è definito un crimine contro la natura. Crimini contro il futuro del Pianeta e dell’uomo stesso di cui le generazioni future chiederanno conto, come si sta iniziando a vedere nei più giovani d’oggi rispetto al cambiamento climatico, cui i crimini contro la natura sono strettamente legati.

Secondo i dati Interpol/UNEP (United Nation Environmental Programme), i crimini contro la natura sono il quarto principale mercato criminale dopo il traffico di droga, di beni contraffatti e il traffico di esseri umani.

Tra le infinite tipologie di questi crimini, i più diffusi e devastanti sono sicuramente il bracconaggio, ovvero la caccia in violazione alle leggi e la caccia di animali selvatici protetti, e il commercio illecito di animali selvatici, quasi tutti a rischio di estinzione. Vite uniche e irriproducibili di inestimabile valore per il pianeta.

Bracconaggio e traffico illecito di animali selvatici o parti di essi

Il bracconaggio e il traffico illecito di animali selvatici, o di parti di essi, sono sempre esistiti. Mentre un tempo venivano praticati su scala ridotta, spesso da cacciatori locali poco organizzati, negli ultimi anni si sono trasformati in un business globale che si avvale di reti criminali internazionali spesso dedite in parallelo ad altri business lucrativi illegali come il commercio di armi e droga, il traffico di esseri umani e l’immigrazione illegale.

La filiera del bracconaggio e del traffico illecito è lunga, dalla predazione agli spostamenti tra Paesi e continenti, e vede l’azione di numerosi attori, spesso tutelati dalla criminalità organizzata e aiutati da autorità competenti corrotte affinché le “merci” possano saltare i controlli. L’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC, United Nations Office on Drugs and Crime) riporta che sono circa 7.000 le specie animali minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale.

Tra queste specie, alcune sono nel mirino dell’uomo da secoli, sia per motivi di consumo alimentare, esibizione di trofei, produzione di amuleti o di gadget, ma anche per motivi culturali (come quelli legati alla medicina tradizionale cinese), religiosi o di mera moda. Esempi classici sono i rinoceronti per i loro corni, gli elefanti per l’avorio, la tigre per ossa, pelle o organi, o i pangolini per carne, squame o pelle. Esiste poi il fenomeno dello spostamento del mirino verso animali meno usuali, come ad esempio l’avorio che viene ormai prelevato non più solo da elefanti ma anche da trichechi e ippopotami, aggiungendo queste specie al traffico criminale.

Si aggiungono anche nuove richieste, come quelle dell’“avorio rosso”, ricavato dal becco del bucero dall’elmo (Rhinoplax vigil), meraviglioso e rarissimo uccello asiatico, cha hanno portato quasi all’estinzione di questo animale. Vi sono poi fenomeni inaspettati come il traffico dell’anguilla europea, ormai anch’essa ad un passo dall’estinzione, con un volume di animali commercializzati illegalmente verso l’Asia che si aggira intorno ai 3-4 milioni.

Quali danni provocano

Innumerevoli e incalcolabili sono i danni causati dal bracconaggio e dal traffico illecito. Alla caccia illegale ed incontrollata sussegue inevitabilmente il rischio di estinzione di alcune specie animali, generando quindi degli squilibri ecologici di notevole importanza, con un impoverimento degli ecosistemi e della biodiversità, sia di fauna che di flora. Tutti questi fenomeni, che si concatenano tra di loro in maniera indissolubile, si collegano anche al gravissimo problema del cambiamento climatico, allarmante problema di questo secolo.

La distruzione del patrimonio naturale mette quindi a rischio la sicurezza del nostro futuro e la nostra salute, offende il senso della vita e rende tutti infinitamente più poveri e vulnerabili su questo pianeta.

CITES, il più grande strumento di tutela internazionale

A livello internazionale, il commercio di fauna e flora selvatiche, siano essi esemplari vivi o morti, o solo parti di organismi o prodotti da essi derivati, è regolamentato dal CITES, con lo scopo di tutelare le specie minacciate di estinzione e impedire lo sfruttamento commerciale delle stesse.

Il CITES, dall'inglese Convention on International Trade of Endangered Species (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) è una convenzione internazionale firmata a Washington nel 1973.

La CITES è parte delle attività ONU per l'ambiente (UNEP), e la sua attuazione è a carico dei singoli Stati firmatari, che hanno inoltre la possibilità di mettere in atto divieti e misure di controllo più restrittivi rispetto a quelli stipulati dalla Convenzione stessa. Attualmente hanno aderito alla Convenzione tutti i membri dell'ONU, ad eccezione di 12, con un numero totale di Stati aderenti di 182.

In Italia, la Convenzione è entrata in vigore nel 1980 con legge n. 150 del 7 febbraio 1992. La sua applicazione è a carico dei Ministeri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (presso il quale è costituita la "Commissione Scientifica per l'attuazione della CITES"), e dei Ministeri delle Finanze, del Commercio con l'Estero e delle Politiche Agricole e Forestali.

Operativamente la gestione è svolta dal Servizio CITES che dal 2017, con l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri, è a carico del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari degli stessi. L'attività sul territorio è affidata ai 35 Nuclei Carabinieri CITES e 11 Distaccamenti, mentre al Corpo della Guardia di Finanza è delegato il controllo doganale sugli esemplari di flora e fauna sottoposti a tutela dalla Convenzione di Washington e dalla normativa attuativa nazionale e comunitaria.

La convenzione presenta gli elenchi ufficiali delle specie protette dalla stessa, periodicamente aggiornati e divisi in tre categorie di specie:

  • Specie protette in senso stretto (ogni commercio è proibito)
  • Specie soggette a controllo (il commercio deve essere compatibile con la loro sopravvivenza ed è soggetto ad autorizzazione tramite certificato CITES)
  • Specie soggette a controllo da parte di singoli Paesi membri (protezione di particolari specie endemiche).
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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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