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19 Marzo 2021
8:57

Covid: scoperta variante inglese in un gatto, è il primo caso in Italia

Primo caso in Italia di variante inglese del Covid-19 in un animale domestico. Si tratta di un gatto maschio sterlizzato di razza europea, otto anni, che vive nel Novarese in casa con i proprietari contagiati dal virus. Come gli umani che lo hanno contagiato, il gatto presenta problemi respiratori. Da bibliografia è la prima segnalazione a livello nazionale.

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Le varianti del Covid possono infettare gli animali. A scoprire il primo caso in Italia di contagio da variante inglese (SARS-CoV-2 lineage B.1.1.7) in un gatto è stato l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. I sintomi respiratori nell'animale, un maschio di 8 anni che vive nel novarese in un contesto domestico, sono comparsi una decina di giorni dopo l'insorgenza della malattia e l'isolamento domiciliare dei suoi compagni umani. L'Istituto Zooprofilattico sta lavorando all'approfondimento del caso in stretta connessione con la Regione Piemonte e con il ministero della Salute.

«La positività del gatto non deve generare allarmi», sottolinea Bartolomeo Griglio, responsabile della Prevenzione della Regione Piemonte. «A causa della malattia dei loro proprietari, gli animali d'affezione si ritrovano a vivere in ambienti a forte circolazione virale. Non è dunque inatteso che anch'essi possano contrarre l'infezione, ma non esiste evidenza scientifica sul fatto che giochino un ruolo nella diffusione del Covid-19. Il contagio interumano è la principale via di diffusione della malattia». Sia il felino che i suoi proprietari sono ora in via di guarigione.

Gli animali domestici possono trasmettere il Covid?

Il Ministero della Salute spiega che, nel corso della pandemia sono stati notificati in diversi Paesi positività per SARS CoV-2 in animali sia allevati che domestici. Evidenze epidemiologiche hanno dimostrato che gatti domestici e selvatici sono risultati positivi al test a seguito del contatto con persone infette da Covid19. Alcuni di loro hanno anche mostrato segni clinici di malattia. Nonostante ciò non risulta che giochino un ruolo nella diffusione della malattia.

Sul piano della gestione sanitaria degli animali di pazienti infetti, la raccomandazione generale è di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l'esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare.

Gli organismi internazionali che si sono occupati dell'argomento consigliano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre osservate, come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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