È stato pubblicato finalmente il tanto atteso “piano base” del Governo della Corea del Sud per porre gradualmente fine al commercio di carne di cane. A gennaio 2024 un voto dell'Assemblea Nazionale della Corea del Sud ha bandito ufficialmente il business della carne di cane.
Gli attivisti di Humane Society International/Korea hanno accolto la notizia come un «importante traguardo in questo storico percorso» e hanno esortato altri paesi dell’Asia a seguire l’esempio. L’Asia resta infatti il grande serbatoio del consumo di carne di cane con Cina, Indonesia, Vietnam e, in misura minore, anche di gatto. Questa pratica invece è stata vietata a Hong Kong, Taiwan, Thailandia, Singapore, Filippine e nella provincia di Siem Reap in Cambogia.
Nonostante il risultato storico, secondo HSI/Korea, sono necessarie ulteriori azioni per prevenire le terribili sofferenze dei cani della Corea del Sud. Sangkyung Lee, responsabile della campagna di HSI/Korea per porre fine al commercio della carne di cane, ha infatti dichiarato: «La pubblicazione del piano del governo per la graduale dismissione dell’industria della carne di cane in Corea del Sud rappresenta un importante traguardo in questo storico percorso che vi porrà fine una volta per tutte. Speriamo che altri paesi asiatici, dove il commercio della carne di cane persiste nonostante l’opposizione pubblica, seguano l’esempio della Corea del Sud, affinché la nostra legge speciale e il piano base possano fungere da catalizzatori per simili prese di posizione etiche in tutto il mondo. HSI/Korea è pronta a fornire ulteriori consigli al Governo sul benessere dei cani e a salvarli quando possibile, affinché le vittime di questa brutale industria abbiano la possibilità di una vita felice».
Riguardo al piano di sostegno finanziario per gli allevatori di cani destinati alla produzione di carne, la referente di HSI/Korea ha commentato: «Siamo delusi che il piano base del governo preveda aiuti finanziari per gli allevamenti di cani sulla base del numero di animali allevati. Sebbene siano stati fissati limiti in base alla capacità dichiarata degli impianti di smaltimento dei rifiuti, questo approccio rischia di portare a un improvviso aumento del numero di cani allevati al solo scopo di ottenere più indennizzi, alimentando le nascite di cuccioli destinati a soffrire. Questo approccio va nella direzione opposta rispetto allo scopo della legge speciale e rischia di esporre ancora più cani a crudeltà, rendendo la gestione da parte del Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Alimentari e degli Affari Rurali di questi animali ancora più difficoltosa. Esortiamo il Ministero a rivalutare la decisione e a optare invece per un importo fisso o un pacchetto di aiuti basato sul piano di transizione di ciascun allevatore».
Riguardo alla gestione dei cani durante e dopo il periodo di transizione, Lee ha aggiunto: «Sono chiaramente necessarie discussioni urgenti sulle azioni prioritarie da intraprendere per arrestare la nascita di cuccioli negli allevamenti durante la fase di transizione. Il Governo nazionale deve impegnarsi attivamente con le amministrazioni locali e le organizzazioni di tutela degli animali, come HSI/Korea, per garantire che gli allevatori separino immediatamente gli esemplari di sesso maschile e femminile negli allevamenti per fermare le attività riproduttive. Non c’è alcun motivo per far nascere altri cuccioli innocenti in questa crudele industria proprio ora che l’obiettivo è quello di porvi fine».