Le oloturie, note anche come cetrioli di mare, sono echinodermi che hanno preso questo nome perché la loro forma ricorda molto quello del noto ortaggio. Parenti delle stelle marine, sono molto importanti per il benessere dell'oceano tanto che diversi scienziati stanno pensando di utilizzarli per migliorare la qualità delle acque e degli ecosistemi marini. Risultano infatti dei perfetti spazzini, alimentandosi di diversi rifiuti organici e di metalli pesanti.
In Oriente sono diverse le specie allevate dagli acquariofili, ma le oloturie prese in considerazione attualmente dalla ricerca sono quelle in grado di pulire i detriti antropici dai fondali marini in tempi molto rapidi, come Apostichopus japonicus, originaria dei mari della Cina settentrionale. Questa specie, secondo Libin Zhang, vicedirettore del Laboratorio di ingegneria per l'allevamento marino dell‘Istituto di oceanologia dell'Accademia cinese delle scienze, è facile da allevare e può essere inserita in natura per la bonifica di alcuni tratti di costa del mar Giallo. «Noi crediamo che queste creature possano sul serio contribuire a migliorare le difficile condizioni in cui versano i mari del nostro pianeta – ha detto l'esperto – Tramite infatti l'acquacoltura scientifica sostenibile si ripopolano i nostri mari di specie preziose e riusciamo a farlo trapiantando per prima le alghe e poi rilasciando in natura le oloturie che sono in grado di ripulire gli habitat degradati dalla sporcizia».
A. japonicus è nota per avere un ciclo di vita abbastanza particolare. Sul documento pubblicato su Nature, il ricercatore ha descritto l'importanza di questa specie sottolineando che quando l'acqua marina supera i 23 °C, di solito all'inizio di giugno, l'animale entra in una sorte di letargo estivo, che lo induce a non brucare più il fondale. Ciò permette ad eventuali altri organismi, fra alghe e animali che nascono in estate nei fondali, di non essere mangiati, garantendo una ciclicità delle stagioni che è molto importante per il benessere degli ecosistemi marini.
Come fa però questa oloturia ad entrare in letargo? Quando l'acqua marina raggiunge i 23 °C, a prescindere dal mese, questa specie espelle l'intestino e per non consumare un numero eccessivo di risorse entra in quiescenza, rigenerando l'organo mancante quando si sveglia in ottobre. Seppure gli scienziati non siano però riusciti ancora a capire perché tale specie sia stata spinta a subire tale processo, l'inizio del suo letargo permette di capire ai ricercatori (1) quando la colonna d'acqua è sufficientemente calda da essere pronta per ospitare altre specie locali e (2) di quanto il caldo abbia anticipato l'arrivo della bella stagione rispetto l'anno precedente. Un fenomeno purtroppo fin troppo frequente, negli ultimi decenni.
I ricercatori cinesi hanno così sottolineato che i risultati positivi legati all'utilizzo delle oloturie possono aiutare non solo il Mar Giallo, ma anche altre aree del pianeta, soprattutto se vengono lasciati interagire diverse specie . Come infatti osservato da Zhang nel golfo di Bohai, alcune specie possono essere più utili per rimuovere i detriti organici mentre altre arrivano persino ad assimilare determinate molecole inquinanti che rendono ostile l'ambiente marino per via della vicinanza con le grandi aree industriali.
Tutelare quindi questi animali e far sì gli oceani diventino via via sempre più ospitali nei loro confronti, limitando per esempio la sovra pesca e l'uso delle reti a strascico, garantirebbe un recupero accelerato dei tratti più inquinati, spiegano i ricercatori, con la speranza che alcune specie attualmente ancora studiate nei laboratori siano persino in grado di degradare o limitare i danni delle microparticelle di plastica, come sostenuto da alcuni studi (Bulleri et al. 2021; Iwalaye et al. 2020).