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13 Luglio 2022
18:20

Cos’è la Superluna del cervo e perché si chiama così

Questa sera alle 20.38 sarà visibile sulle nostre teste una "Superluna del cervo” chiamata così dai nativi americani perché in questo periodo i palchi dei maschi di wapiti raggiungono la massima grandezza.

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Questa sera alle 20.38 sarà visibile sulle nostre teste una "Superluna del cervo”, chiamata così dai nativi americani perché in questo periodo i palchi dei maschi raggiungono la loro massima crescita. Ma qual è il significato, davvero, di questo modo di dire?

Innanzitutto, parlare di Superluna è sbagliato e tecnicamente si dovrebbe definire “Luna Piena al Perigeo”. Con questo termine si indica la prima Luna piena poco dopo aver passato la minima distanza dalla Terra e in questo momento dovrebbe teoricamente essere più luminosa e un po' più grande del solito.

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Quando si parla di palchi e corna bisogna essere particolarmente attenti. Infatti, i palchi sono caratteristici di quasi tutte le specie appartenenti alla famiglia dei cervidi e si differenziano dalle corna per alcuni motivi: sono una struttura ossea unicasolo i maschi ne sono dotati, ad eccezione delle renne, e cadono ogni anno per poi ricrescere la stagione successiva. Le corna al contrario sono tipiche dei bovidi, come stambecchi e camosci, e sono strutture perenni, a crescita continua e cheratinizzate, presenti generalmente in entrambi i sessi.

Dunque, secondo alcune tribù di nativi americani questo sarebbe il periodo in cui i palchi dei cervi raggiungono la massima grandezza, anche se, da europei, questo evento non è del tutto vero. Infatti, la crescita dei palchi dei cervi che vediamo solitamente in Europa, come il cervo rosso (Cervus elaphus), avviene così: in autunno o inverno inoltrato cadono, dopodiché, circa 8 giorni dopo, si inizia a formare già il primo sottile strato di pelle a coprire l'osso. Dopo 21 giorni abbiamo i primi abbozzi di palchi di pochi centimetri mentre i palchi con ossa completamente mineralizzate lo abbiamo a circa 140 giorni, quindi 4 mesi e mezzo dopo, più o meno in primavera.

Un attento sguardo al processo di formazione di queste strutture fa già comprendere che una vera e propria completezza nella crescita non avviene praticamente mai. La mineralizzazione delle ossa, infatti, termina con un'ultima spinta ormonale finale di testosterone in autunno, ormone che regola la crescita dei palchi e guida i diversi comportamenti dei cervi durante la stagione degli amori.

Il fatto che gli indiani d'America vedessero a luglio un palco ben formato, però, non è una stranezza. Quelli a cui probabilmente si riferivano erano altri cervidi abitanti del Nord America e delle regioni centrali e orientali dell'Asia: i wapiti (Cervus canadensis), il cui nome significa letteralmente "sedere bianco", per via dell'evidente macchia bianca che dalle zampe posteriori sale fino a sotto la coda, il così detto "specchio anale".

I palchi di questi animali, come nel resto dei cervidi, sono fatti di osso e possono crescere ad una velocità di 2,5 centimetri al giorno. Durante la loro crescita li copre e protegge uno strato morbido di pelle altamente vascolarizzata, noto come velluto, che si degrada in estate quando si sono completamente sviluppati. I wapiti siberiani e nordamericani sono quelli dotati dei palchi più grandi, mentre il cervo dell'Altai, una sottospecie diffusa in Asia, è quello dai palchi più piccoli.

I palchi dei maschi di wapiti di Roosevelt, una sottospecie diffusa a ovest della Catena delle Cascate negli Stati della California, Oregon e Washington e nella provincia canadese della Columbia Britannica, possono raggiungere l'incredibile peso di 18 chili. Nella specie, in generale, dunque, i palchi cadono alla fine dell’inverno-inizio primavera e quindi 4 mesi e mezzo dopo, ovvero il tempo di formazione dei palchi, queste strutture sono nuovamente pronte, proprio in corrispondenza del periodo estivo.

I nativi americani dunque avevano ragione e allora godiamoci questa Luna Piena al Perigeo  pensando a quanto gli animali hanno influenzato persino il modo a cui guardiamo il cielo.

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