video suggerito
video suggerito
6 Marzo 2023
14:26

Cos’è la plasticosi: la malattia causata dalla plastica che sta colpendo gli uccelli marini

L'ingestione di plastica da parte degli uccelli causa una specifica fibrosi che riduce progressivamente le capacità di assorbimento di alcune vitamine compromettendo la sopravvivenza degli animali.

2 condivisioni
Immagine

Un team di ricercatori ha recentemente scoperto e descritto una malattia completamente nuova che colpisce gli uccelli marini. Non è però causata da un virus sconosciuto o da un batterio, ma dai piccoli pezzi di plastica che infiammano il tratto digestivo degli animali che li mangiano. L'hanno perciò chiamata "plasticosi" e provoca cicatrici e deformazioni dei tessuti con effetti gravi sulla crescita, la digestione e la sopravvivenza degli animali. Gli uccelli colpiti perdono infatti progressivamente la capacità di assorbimento di alcune vitamine e la loro vita, in alcuni casi, risulta definitivamente compromessa.

La plasticosi è stata descritta sulla rivista Journal of Hazardous Materials ed è una fibrosi nel tratto gastrointestinale provocata dalla costante assunzione di detriti plastici presenti in mare e scambiati per cibo dagli uccelli, una diretta conseguenza dell'incessante sversamento di plastica causato dalle attività umane.

A scoprire e descrivere la plasticosi è stato un team di ricerca internazionale guidato dal Museo di Storia Naturale di Londra e che ha coinvolto anche i colleghi dell'Istituto per gli Studi Marini e Antartici della Tasmania, della Scuola di Medicina dell'Università della Tasmania, dell'Istituto Gulbali dell'Università Charles Sturt e della Esperance Tjaltjraak Native Title Aboriginal Corporation.

Immagine
Gli uccelli mangiano la plastica, che causa fibrosi e danni al sistema gastrointestinale. Illustrazione da Charlton–Howard et al., 2023

Gli scienziati guidati da Jennifer L. Lavers hanno studiato una delle specie maggiormente esposte all'inquinamento da plastica, la berta zampecarnicine (Ardenna carneipes), un uccello marino che vive nell'Oceano Indiano e nell'Oceano Pacifico e che passa gran parte della sua vita in mare aperto come le nostre berte maggiori e minori. In particolare, hanno studiato il proventricolo, ovvero una porzione specifica del tratto digerente che si trova tra l'esofago il ventriglio, ricercando la presenza di plastica in 30 giovani esemplari nati sull'isola di Lord Howe.

Gli esami sono stati condotti attraverso un particolare metodo chiamato colorazione tricromica di Masson, che è in grado di evidenziare il tessuto cicatriziale rendendo visibili i segni di fibrosi e l'alterazione del collagene presente all'interno della mucosa e della sottomucosa. In tutti gli uccelli, purtroppo, sono stati rilevanti chiari segni di ingestione da plastica con conseguente alterazione del tratto gastrointestinale, che limitava di conseguenza la funzionalità digestiva e l'assunzione di nutrienti, compromettendo le possibilità di sopravvivenza degli uccelli.

Immagine
Le berte, come altri uccelli marini, scambiano la plastica per cibo portandola anche ai piccoli al nido

L'impatto della plastica sugli oceani va ben oltre l'intrappolamento degli animali marini e sappiamo da tempo che ormai la plastica è entrata definitivamente nella catena alimentare. Anche l'impatto sugli uccelli marini, in particolare, è purtroppo noto tempo, poiché animali come berte, albatros e gabbiani, non ingeriscono pezzetti di plastica per caso, ma li mangiano deliberatamente. La plastica crea infatti una "trappola olfattiva" che inganna gli uccelli, facendogli credere che si tratta di cibo per via dell'odore causato da alghe, crostacei e microorganismi che crescono o si attaccano sulla sua superficie.

Gli adulti nutrono quindi attivamente i loro piccoli con pezzetti di plastica e anche se esternamente possono sembrare sani, il loro organismo interno subisce conseguenze nefaste e che hanno ormai assunto la forma di una vera e propria malattia. Sebbene il termine plasticosi non sia del tutto nuovo e sia già stato usato per descrivere la rottura della plastica nelle protesi articolari, il suo utilizzo non è mai stato però troppo diffuso. Di conseguenza, il team ha ripristinato questo nome per la sua somiglianza con altre fibrosi causate dall'ingestione di materiali inorganici, come la silicosi e l'asbestosi.

Tuttavia, come sottolineano gli stessi ricercatori, la presenza di altri elementi naturali nel tratto digerente degli uccelli, come la pietra pomice, non causa tessuto fibroso e cicatrizzato, al contrario di quello che accade con la plastica. Questo significa che i meccanismi di interazione tra la plastica e l'apparato gastrointestinale sono ancora tutti da decifrare e anche se questo studio dimostra che la plasticosi colpisce sicuramente l'apparato gastro-intenstinale, ci sono prove a sostegno di un potenzialmente impatto negativo anche su altre parti del corpo, come i polmoni.

Immagine
A partire dal 2050 in mare ci sarà più plastica che pesce

Purtroppo, questa ennesima cattiva notizia non sorprende più di tanto gli esperti. La plastica è ormai ovunque, soprattutto negli oceani, dove si sono formate vere e proprie isole che vengono colonizzate dagli animali come fossero terre emerse. Una recente indagine condotta dal World Economic Forum, inoltre, ha stimato la presenza di 150 milioni di tonnellate di plastica nei mari e negli oceani di tutto il mondo e nei quali ci finiscono circa 8 milioni di tonnellate ogni anno.

Solamente nel Mar Mediterraneo, ogni anno, sversiamo circa 570.000 tonnellate di rifiuti di plastica. Con questi numeri, nel 2040, si arriverà ad avere oltre 700 milioni di tonnellate di plastica in mare e, a partire dal 2050, negli oceani ci sarà più plastica che pesce, in termini di massa. La plastica gli animali sia terrestri che marini in tantissimi modi, che muoiono in modo atroci finendo intrappolati, stritolati, mutilati o soffocati. Tra gli animali più colpiti ci sono cetacei, tartarughe marine, pesci, squali e uccelli, ma nonostante ciò governi e istituzioni faticano a trovare una soluzione o talvolta ostacola addirittura il definitivo abbandono della plastica.

Avatar utente
Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views