In queste settimane le acque italiane sono state interessate dal fenomeno delle mucillagini di mare, soprattutto il versante bagnato dal Mare Adriatico. Si tratta di una patina schiumosa, bianca o giallastra, che dalla riva si estende anche per diversi metri, scoraggiando i bagnanti dal tuffarsi in acqua.
Anche se i mari sono sempre stati interessati dalle mucillagini, in questi ultimi anni si è amplificato a causa dell'intervento dell'essere umano. Lo spiega a Kodami l'ittiologo e ricercatore dell'Università di Catania, Francesco Tiralongo: «Questo fenomeno, di origine naturale, è dovuto alla formazione abnorme e improvvisa di microalghe di varie specie. Nelle mucillagini troviamo materiale dovuto alla produzione, da parte di varie alghe. Generalmente questi “bloom” algali sono specifici e talvolta associati alla successiva proliferazione batterica».
Proprio come per i bloom di meduse, anche in questo caso gli effetti sgradevoli non si limitano al paesaggio ma rischiano di compromettere l'ecosistema marino al di sotto: «Possono essere dannose soprattutto per gli organismi bentonici, sia vegetali che animali, e in particolar modo per quelli sessili, in quanto possono essere facilmente coperti dalla “coltre mucillaginosa” e soffocati». Ad avere i danni maggiori sono quindi quegli organismi che vivono a strettissimo contatto con il fondale.
I rischi per l'essere umano, invece, sono limitati: «Alcune microalghe sono in grado di produrre tossine, dannose sia per gli organismi marini che per l’uomo, ma in genere, a questi fenomeni, non sono associati fenomeni dannosi per l’essere umano – sottolinea l'esperto – D’altro canto, l’impatto visivo su zone balneari turistiche può causare un danno economico». Una compromissione a più livelli studiata da Tiralongo nell'ambito del progetto Ichthyo che unisce divulgazione scientifica, ricerca e attività umane, tutto in ambiente marino.
La proliferazione delle microalghe è quindi un evento naturale, ma l'esplosione osservata in questi giorni non lo è del tutto. «La formazione di mucillagini in ambiente marino è un fenomeno noto da tempi antichi e non è dovuto all’intervento umano, sebbene quest’ultimo possa essere tirato direttamente in ballo nei contesti associati al riscaldamento globale di cui l’uomo è ritenuto responsabile».
«Le acque più calde – aggiunge – in presenza dei nutrienti adatti (in particolari composti dell’azoto e del fosforo), possono favorire una rapida proliferazione della componente algale che da origine alle mucillagini».
Anche gli stessi cambiamenti climatici rientrano tra i fenomeni naturali, ma non con la rapidità con cui si stanno verificando durante l'antropocene, l'era terrestre dominata dall'essere umano. L'aumento delle temperature a causa della combustione di combustibili fossili genera emissioni di gas a effetto serra che trattengono il calore del sole che arriva sulla Terra alzando così le temperature.
Gli effetti tangibili più evidenti sono eventi meteorologici estremi come tempeste e uragani, mentre tra quelli apparentemente meno drammatici rientrano l'aumento della temperatura dei mari, l'acidificazione degli stessi, e anche le mucillagini. Questi eventi all'apparenza influiscono direttamente solo sulle entrate degli stabilimenti, ma in realtà vanno a compromettere l'ecosistema animale ed economico, come rileva Tiralongo: «Le mucillagini sono un problema anche per determinate tipologie di pesca, in quanto, ad esempio, possono appesantire e rendere molto visibili le reti da posta rendendole quindi non catturanti».