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26 Ottobre 2022
16:48

Cosa significa “underdog”? Il termine usato dalla Meloni descrive una realtà ancora esistente: i combattimenti tra cani

La neo premier Giorgia Meloni ha usato alla Camera il termine "underdog" per definire se stessa come una che si è fatta da sola ed è riuscita a raggiungere una posizione importante. Se n'è appropriato anche il deputato dell'opposizione Soumahoro. Ma dietro il significato di quella parola c'è la ancora attuale realtà dei combattimenti clandestini tra cani.

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A colpi di auto definizioni di sé, dalla Camera dei Deputati ai media, la parola del momento è underdog. Il termine è stato usato dalla neo presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante il suo discorso a Montecitorio e in risposta se ne è appropriato anche il deputato di Alleanza verdi – Sinistra Aboubakar Soumahoro.

Entrambi ne hanno fatto un vessillo per dimostrare chi è più underdog dell'altro. Ovvero, per come è stato utilizzato e poi retoricamente e banalmente spiegato sui giornali mainstream, per far sapere al mondo chi dei due rappresenta di più una persona che è partita con poche possibilità di farcela e invece poi ha conquistato una posizione importante.

L'underdog, nel linguaggio moderno anglosassone, significa "chi in una competizione o situazione è la persona che sembra meno probabile che abbia successo o che vinca", come si legge sul sito del Collins Dictionary.

Ma l'origine di questo termine è molto più lontana da questa concezione strettamente antropomorfa e che piace sia a sinistra che a destra, tanto che fieramente è stato predato e fatto proprio dalla Presidente e poi dall'ex sindacalista di origini ivoriane che con altrettanta vis oratoria lo ha usato dai banchi dell'opposizione per sottolineare la fatica di chi ne ha viste e patite sulla propria pelle e in tutti i sensi, non solo metaforicamente nel suo caso.

La vera origine di questa definizione è lontana nel passato ma, allo stesso tempo, purtroppo la sua reale applicazione si manifesta ancora all'interno di una pratica estremamente e tristemente moderna.

Andando indietro nel tempo, underdog è la parola che veniva usata per definire i cani che venivano uccisi dai "topdog" durante i combattimenti nei pit, ovvero nelle "fosse" in cui si svolgevano le scommesse in Inghilterra fino al 1835, anno in cui furono aboliti, e fino al XX secolo negli Stati Uniti prima che divenissero illegali anche lì.

I cani venivano gettati nelle "arene" e quello che gli scommettitori reputavano il probabile perdente era definito appunto underdog. Scommettere su di lui era un rischio alto ma quando accadeva che un presunto topdog periva sotto i morsi dell'altro ecco che lo "sfigato" diventava l'eroe della giornata. Poi, come spesso accade, ci hanno pensato i giornali a sdoganare quello che è diventato un modo di dire che ebbe la sua prima comparsa proprio sui media britannici nel Diciannovesimo secolo.

Ma questa storia, purtroppo, non è rimasta in un passato lontano: ancora oggi in tutto il mondo e anche nella nostra Nazione (sinonimo che piace di più alla neo premier usare al posto di Paese) i combattimenti tra cani sono all'ordine del giorno. Se ne parla pochissimo ma basta dare un'occhiata all'ultimo Rapporto della Lav (2020) per capire quanto siano ancora diffusi e che business ci sia sulla pelle dei cani, tipicamente Terrier di tipo Bull come da tradizione del resto, e nonostante l'articolo 544 del Codice penale intitolato proprio "Divieto di combattimento tra animali".

Il passaggio del report della Lav in cui si spiega la capillarità del fenomeno è molto chiaro: «Il 2020 ha seguito l’andamento dell’anno precedente: non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto, complice, forse, anche la particolare situazione dovuta all’emergenza sanitaria. Tuttavia, in operazioni diverse, è stato registrato un arresto, sono stati sequestrati diversi Pitbull e denunciate a diverso titolo quattro persone. La diminuzione delle attività di polizia giudiziaria non corrisponde, in realtà, ad una riduzione dell’attività criminale che continua e che da tempo ha trovato nuovi canali organizzativi, come pagine e gruppi sui Social. Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei social. Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani.»

Gli esperti della Lav specificano anche che «dal 1998 fino al 2020 compreso sono stati sequestrati circa 1290 cani e 120 galli da combattimento. 526 le persone denunciate, comprese 17 arrestate. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza. I reati correlati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere, dalla violazione di domicilio al furto di energia elettrica, dall’invasione di terreni alla ricettazione degli animali».

Ora che sono seduti sulle poltrone della politica che conta, a Giorgia Meloni e a Aboubakar Soumahoro rivolgiamo così – e in totale par condicio visto che sono dalle "parti opposte delle barricate" – l'invito ad informarsi su ciò che accade in questa Italia della quale hanno l'onore e l'onere di essere rappresentanti. Perché se dei cani poco importa, a loro in realtà hanno fatto riferimento usando la parola underdog. E a prescindere dalla conoscenza dell'origine del termine e anche dall'interesse effettivo nei confronti degli altri animali, alla fine può servire anche solo una visione antropocentrica per capire quanto sia importante mettere fine a questo orrore.

Basterebbe infatti ai due politici in particolare, ma in realtà a tutta la classe dirigente italiana, leggere quanto la Lav ha analizzato e reso noto per capire che fermare i combattimenti vuol dire andare a incidere sui business della criminalità, agire a livello sociale e dunque per il bene degli stessi esseri umani se proprio degli animali non ci si vuole occupare. «Gli scenari sono quelli di illegalità, degrado, criminalità diffusa … – è spiegato nel report – I combattimenti tra animali sono un fenomeno complesso che coinvolge soggetti diversi: i casi più diffusi fanno capo a delinquenti locali, teppisti di periferia, sbandati, allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “da presa”. Non mancano però casi riconducibili alla classica criminalità organizzata: esiti giudiziari hanno accertato il coinvolgimento di elementi appartenenti alla camorra, alla sacra corona unita, al clan Giostra di Messina e ad alcune ‘ndrine».

Colpire questo mercato illegale, questo massacro indecente all'alba del Terzo millennio, dunque, significa entrare negli interstizi della società, nella vita di tantissime persone che approfittano dell'assenza continua dello Stato e porgere attenzione a fenomeni criminali in cui sono coinvolti gli animali in gran parte del Paese, come emerge chiaramente dagli esempi riportati nel rapporto Zoomafia: «Nel mese di febbraio 2020, nel quartiere Rancitelli di Pescara, zona in cui diverse volte sono stati segnalati combattimenti tra cani, i Carabinieri forestali del nucleo Cites … Nel maggio 2020, a seguito di una segnalazione su presunti combattimenti tra animali, gli agenti del posto fisso Operativo di Casapesenna (CE), hanno controllato un’abitazione di Casal di Principe dove sono stati trovati sette Pitbull tenuti in pessime condizioni, legati a catene, uno dei quali con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte …» e come diverse volte abbiamo raccontato qui su Kodami. 

E se tutto ciò non bastasse, allora l'ultimo suggerimento a chi governa, a chi legifera e a chi giudica – quindi ai diversi poteri dello Stato – è quello di guardare un cartone animato. Sì, avete letto bene, perché ce ne è uno che si chiama proprio "Underdog" e negli anni 60 è stato tra i programmi televisivi più amati in Usa: racconta la storia di un cagnolino che veste i panni del supereroe, un Clark Kent canino per capirci.

Chissà, forse così, tanto per Giorgia Meloni quanto per tutti gli altri a cui abbiamo affidato la guida del nostro Paese, anche ascoltando semplicemente le parole della sigla sarà più facile comprendere cosa fare e come agire, ricordandoci tutti che «le parole sono importanti», come diceva Nanni Moretti in "Palombella Rossa".

Quando compaiono i criminali in questo mondo
E infrangono le leggi che dovrebbero temere
spaventando tutti coloro che vedono o sentono
Il grido sale sia da lontano che da vicino
Underdog!
Velocità del fulmine, ruggito del tuono
Combatte tutti coloro che derubano o depredano
Underdog…

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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