È risaputo che quando un gatto batte la coda è probabilmente innervosito dalla situazione e che se viene ulteriormente stimolato potrebbe anche reagire con una zampata. Questa, tuttavia, è una lettura solo parziale della coda che batte, visto che per comprenderne realmente il significato sono diversi gli aspetti da dover valutare.
La comunicazione non verbale – cioè quella fatta di posture, di gesti, di distanze ma anche di versi e vocalizzazioni – sono lo strumento principale attraverso il quale comprendere cosa un animale stia provando. Quando si dice “gli manca solo la parola”, riferendosi ad un cane o ad un gatto, si commette quasi un torto perché, anche senza verbalizzare, gli animali comunicano il loro mondo in maniera molto netta. Di solito, siamo noi – per ignoranza o cattiva interpretazione – ad avere difficoltà nel decodificarla, non loro ad essere poco comunicativi.
Coda e comunicazione
Per tutte le specie caudate la coda rappresenta uno strumento di comunicazione potente e, spesso, uno dei più studiati dai ricercatori che se ne occupano. Anche nel gatto la posizione, la forma, la funzione comunicativa della coda sono state spesso oggetto di interrogativi perché se c’è una cosa su cui tutti concordano è che essa non è solo un affidabile bilanciere con cui il gatto gestisce il proprio equilibrio ma è anche un indicatore del suo stato d’animo.
I molti movimenti della coda
Il movimento di coda del gatto può essere associato a numerose situazioni e disposizioni perché numerosi sono i modi con cui il gatto la muove. Agita la punta nervosamente quando è stizzito, la muove appena quando è in attenzione sulla preda, ma può anche agitarla in ampie scudisciate quando è teso o eccitato per un gioco imminente. È anche importante imparare a non soffermarsi solo sul movimento di per sé ma osservare il gatto nel suo complesso perché poi c’è sempre anche un margine di soggettività: ogni gatto ha il “suo” modo di usare la coda per esprimersi.
La punta che dice “basta”
Uno dei modi con cui il gatto segnala il fatto che una certa situazione lo sta irritando è agitare la punta della coda. Magari lo state accarezzando un po’ troppo insistentemente oppure lo avete svegliato nel mezzo del sonnellino: la punta della coda che si agita è un chiaro messaggio di “smettila subito, per favore” e il gesto diventerà più ampio man mano che l’irritazione salirà.
Attenzione alla preda
Un gatto in attenzione su una preda e in attesa del momento migliore per spiccare il salto con cui acciuffarla, di solito è appiattito al terreno, tiene la coda rilassata in continuità con la colonna vertebrale e, spesso, agita la punta che tradisce la tensione del momento. Il gatto non commette l’errore di fare rumore ma quel movimento lo aiuta a tenere sotto controllo l’eccitazione che sta salendo.
Eccitazione da gioco
La stessa cosa può accadere se, invece di una preda in carne ed ossa, il gatto è coinvolto in un gioco di predazione, magari grazie al suo pet mate che agita un giocattolo o lo fa scomparire dietro un ostacolo. Prima di lanciarsi in un balzo, il gatto soppesa, valuta, si dà il tempo di capire quale sia la strategia migliore per stanare la terribile “preda”.
Esibizioni di forza
Un altro movimento “tipico” che viene esibito dai gatti lo si può osservare durante i giochi di lotta o durante le zuffe reali: i mici si fronteggiano e, nel frattempo, le loro code fendono l’aria da sinistra a destra e ritorno. In questi casi il senso è inequivocabile: c’è fermento nell’aria e la coda è espressione diretta della tensione agonistica che li coinvolge.
Che felicità!
Tuttavia, ci sono anche gatti che usano muovere la coda con ampi movimenti quando sono su di giri, eccitati e contenti. In questi casi lo stato d’animo è rintracciabile anche da altri elementi chiari come il fatto di avvicinarsi, di fare le fusa o di strofinarsi, il comportamento complessivo è chiaramente di buon umore.
Che paura!
In genere, un gatto spaventato da qualcosa o qualcuno che è davanti a lui resta accucciato e tende a nascondere la coda sotto il suo corpo o, comunque, molto vicina a lui. Non è detto che la muova, a meno che la paura non sia accompagnata da un’irritazione di base che ci parla della tensione che vive in quel momento.