Avete mai sentito l’espressione “cervello di gallina”, usata per riferirsi a qualcuno di non particolarmente brillante? Quanto c’è di vero in questo insulto? In realtà molto poco e gli uccelli sono tutt'altro che stupidi: questi hanno generalmente una testa piccola e di conseguenza anche le dimensioni del loro cervello non sono così degne di nota.
Spesso si è immaginata la dimensione del cervello come direttamente proporzionale al grado di intelligenza di un animale, ma oggi sappiamo che non è così: la stima della potenza di un cervello è data dal numero di neuroni e non dalle dimensioni in sé; è stato calcolato che molti uccelli possono avere tra uno e due miliardi di neuroni, un numero paragonabile a quello delle scimmie, esseri umani compresi.
I più recenti studi hanno dimostrato che gli uccelli utilizzano una porzione di corteccia cerebrale decisamente più grande di quanto si credesse e hanno anche trovato numerose similarità nella struttura del cosiddetto “pallio” degli uccelli con la neocorteccia dei mammiferi, la parte del cervello che consente attività cognitive complesse.
E le galline? A quanto pare sono più intelligenti di un bambino di 6 anni! Grazie allo studio intitolato “Polli pensanti: analisi di cognizione, emozione e comportamento nel pollo domestico” (Thinking chickens: a review of cognition, emotion, and behavior in the domestic chicken) è stato dimostrato che le galline sanno contare le quantità, riconoscere dove ci sono più oggetti e compiere semplici operazioni aritmetiche di sottrazione e addizione, in più hanno anche capacità mnemoniche e possono, ad esempio, ricordare la traiettoria di una palla nascosta, che è una capacità tipica dei primati.
Quello delle galline, poi, pare essere un vero e proprio linguaggio fatto di vocalizzi e movimenti che comunicano precise informazioni. Lo studio ha dimostrato anche che questi uccelli sono autocoscienti, capaci di percepire gli intervalli di tempo e persino provare una serie di emozioni che possono essere sia positive che negative. Tutte capacità che noi esseri umani sviluppiamo all’incirca all'età di 7 anni.
Tra gli uccelli che sono in grado di assumere comportamenti complessi spiccano sicuramente corvidi e pappagalli. Ad esempio corvi, gazze, ghiandaie e cornacchie sono creature estremamente brillanti, che usano strumenti come bastoncini e sassi per risolvere dei problemi per procacciarsi del cibo, ad esempio gettando dei sassolini in un recipiente con l’acqua per farne alzare il livello e raggiungere del cibo che galleggia.
Sono anche in grado di riconoscere i volti umani, ricordarsi delle persone e lasciano regali a chi li ha trattati bene, mentre mostrano rancore verso chi li ha maltrattati. Comprendono addirittura le sequenze numeriche e mostrano un livello di autocoscienza decisamente elevato.
Anche i pappagalli mostrano grandissima intelligenza, specialmente in relazione alla musica e al linguaggio. Infatti la loro non è una capacità che si limita alla pura e semplice imitazione del suono delle parole, come invece accade in altre specie, ma sono in grado di apprendere ed utilizzare il nostro linguaggio, dimostrando un’intelligenza sociale che spesso viene paragonata a quella dei bambini.
È diventata celebre la storia del pappagallo Alex, un cenerino (Psittacus erithacus) che fu studiato dalla ricercatrice Irene Peppemberg per ben 30 anni, proprio per la sua capacità di comprendere ciò che diceva e identificare forme, colori, oggetti e materiali. Guardandosi allo specchio un giorno chiese «what color?» (che colore?) e apprese di essere grigio. Alex è noto per essere l’unico animale non umano – finora – ad aver mai posto una domanda esistenziale, battendo sul tempo anche le scimmie addestrate all'uso del linguaggio dei segni.
Un altro uccello che viene spesso e ingiustamente preso come esempio di stupidità è il dodo (Raphus cucullatus): nei film questi uccelli sono spesso rappresentati come una versione preistorica e stupida delle galline ma in realtà non sono né preistorici, né stupidi, né galline. Nonostante possano sembrare simili, dodo e polli non sono affatto imparentati: il dodo appartiene alla stessa famiglia dei piccioni, la cui intelligenza è stata abbondantemente dimostrata. I progenitori del dodo sono verosimilmente arrivati sulle isole Mauritius volando e solo dopo hanno perso questa capacità, una volta stabilitisi su una terra priva di predatori.
Questo è il fenomeno evolutivo dell’atterismo secondario, ovvero una progressiva atrofizzazione delle ali, in specie di uccelli che non devono più scappare da alcun pericolo, eliminando così un’attività energeticamente dispendiosa. Quando però gli esploratori sono giunti sulle isole portando cani e ratti si sono trovati di fronte una specie adattata a vivere senza la paura dei predatori, il che li rendeva facili prede. La caccia indiscriminata e la distruzione delle uova deposte al suolo ha portato rapidamente la specie all’estinzione nel XVII secolo. Il dodo si è estinto per causa dell’uomo e non perché fosse un animale stupido.
Anche le galline se ci possono sembrare goffe e quindi “stupide” è per via dell’intervento umano, perché si tratta di una specie addomesticata a partire da progenitori selvatici del sud est asiatico tra i 7 e 10 mila anni fa, e quindi anche il loro aspetto fisico è stato selezionato e modificato da noi. Gli uccelli quindi sono tutt’altro che stupidi e ora ci penserete due volte prima di dare del “cervello di gallina” a qualcuno!