Difficilmente su Kodami vi invitiamo a guardare al comportamento di un altro animale con una visione antropocentrica. Ovvero a "sentire" e "pensare" cosa fareste da esseri umani se foste "nella sua pelle". Ma per capire cosa prova un cane quando viene abbandonato ci sembra opportuno invece, invitarvi a sentire il dolore che provate quando qualcuno che amate con tutta l'anima vi lascia. E lo fa anche senza spiegazioni.
Ecco, possiamo invitarvi a farlo perché in questo è la scienza a venirci in aiuto e dirci che uomo e cane hanno un profilo altamente sociale – con le dovute differenze specie specifiche – molto simile, a maggior ragione se andiamo ad analizzare quello che proprio in umana (e anche nel cane) si chiama attaccamento primario e poi secondario, ovvero la referenza che un individuo ha prima nei confronti della madre e poi della persona con cui vive e che è stato analizzato prima nei bambini e poi proprio nei nostri amici a quattro zampe.
Cosa prova un cane quando viene abbandonato è dunque un sentimento atroce composto da incredulità, paura, dolore. Ci piacerebbe aggiungere che si evolve in rassegnazione ma questo la scienza non c'è lo hai ancora confermato perché alla fine nella mente del cane noi umani non ci siamo mai entrati davvero se non, appunto, attraverso dei test che ci consentono però di dire che essere abbandonato per un cane è una esperienza sicuramente devastante.
Cosa provano i cani quando vengono abbandonati
Uno studio del 2007 a cura delle professoresse Paola Valsecchi e Manuela Prato Previde intitolato "L'effetto dell'abbandono sul comportamento di attaccamento dei cani adulti" rimane una pietra miliare sull'argomento. In questo studio, attraverso l'uso del test della “strange situation” di Ainsworth, le due esperte hanno indagato le differenze nel comportamento di attaccamento tra cani adottati da canile e cani che erano stati cresciuti nella stessa casa fin da cuccioli.
Allo studio hanno partecipato sessantatré coppie di persone con i loro cani. Il campione canino era costituito da 32 maschi e 31 femmine, sia di razza che meticci, la cui età variava da 1 a 10 anni e comprendeva soggetti con esperienze di vita diverse. Il test consisteva in step consecutivi della durata di tre minuti ciascuno in cui i cani venivano posti in una stanza sconosciuta, presentati ad un estraneo, sottoposti a tre brevi momenti di separazione dall'umano di riferimento e poi ricongiunti con le loro famiglie.
Ciò che è emerso è che «i cani abbandonati giocavano meno rispetto a quelli non abbandonati sia con la persona di riferimento che con l’estraneo», spiegano le ricercatrici che hanno anche evidenziato che i cani con una storia di abbandono alle spalle rimanevano significativamente più orientati visivamente sia verso il proprio referente che verso l’estraneo rispetto a quelli non abbandonati e si muovevano di più durante tutto il test in presenza dell'estraneo e soprattutto quando rimanevano soli nella stanza.
«Nel complesso – precisano nella ricerca – i nostri risultati mostrano che, nonostante l’abbandono e la separazione dalle precedenti figure di attaccamento, i cani adulti adottati dai rifugi formano un forte legame affettivo con il loro nuovo umano di riferimento, simile a quello sviluppato dai cani che hanno vissuto in famiglia fin da cuccioli. Tuttavia abbiamo anche riscontrato una serie di differenze interessanti che suggeriscono che i cani che sperimentano l’abbandono tendono ad essere più ansiosi e forse legati in modo meno sicuro alla persona».
Diversi studi scientifici, poi, hanno riscontrato anche nei cani la Sindrome da Stress Post Traumatico di cui soffriamo noi umani. Tra le varie ipotesi sulle cause che possono portare un cane a subirne gli effetti si sono evidenziati i casi di cani che sono stati abusati, maltrattati e anche abbandonati. I sintomi del disturbo da stress post-traumatico nei cani sono simili a quelli degli esseri umani e includono ansia cronica, ipervigilanza, evitamento di determinate persone, luoghi o situazioni, disturbi del sonno, paura di restare soli, diminuzione dell'interesse per un'attività preferita e anche aggressività.
Le conseguenze dell'abbandono per i cani
Un altro studio ha analizzato le conseguenze per i cani legati alla separazione dell'umano di riferimento che possiamo dunque prendere come "punto di partenza" per capire quanto sia grave se quel rapporto non si salda di nuovo, come nel caso di chi abbandona un cane e quest'ultimo non rivedrà mai più la sua persona di riferimento.
L'impatto di una separazione prolungata può portare determinati soggetti a sviluppare comportamenti prolungati come abbaiare/ululare, camminare su e giù, non controllare le deiezioni o distruggere oggetti domestici quando rimangono senza compagnia umana. «Questi comportamenti possono essere problematici per le persone – scrivono i ricercatori – ma rappresentano anche preoccupazioni proprio per il benessere dei cani, perché significano che il soggetto si trova in uno stato emotivo negativo».
Lo studio è del febbraio del 2022 è analizza gli effetti post pandemia appunto sul benessere psichico dei cani, dopo il boom di adozioni (e relativo aumento poi degli abbandoni) con persone che hanno potuto trascorrere più tempo a casa con i loro animali domestici durante il lock down. «Si temeva che ciò potesse aumentare i rischi dell'insorgenza dei disturbi comportamentali – precisano gli esperti – quando i cani venivano lasciati soli ancora per più tempo. Abbiamo scoperto che il rischio di sviluppare questa ansia da separazione specifica era legata al cambiamento del tempo trascorso da soli durante il lock down».
Come comportarsi con un cane abbandonato
L'incontro con un cane abbandonato può avvenire in diversi contesti. Prima di tutto sottolineiamo che se avviene in strada, bisogna essere certi che quel cane che ci sembra stia vagando senza meta sul territorio è davvero un individuo che è stato abbandonato o un cane libero della zona. Come ha scritto Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami, per distinguere le tipologie «quando siamo in presenza di un cane incontrato per strada dobbiamo osservarlo per capire in che condizioni si trova. Importantissimo subito capire se è gravemente ferito, ammalato. Verificare se è in uno stato di sofferenza, insomma. Guardiamoci poi attorno per vedere se il cane è realmente solo o se magari è andato in avanscoperta e, dietro di lui, ci sono altri cani, soprattutto questo è importante per eventuali cuccioli che seguono la mamma. Ma un cane potrebbe anche essere membro di un gruppo familiare con cui si ricongiunge e noi magari lo stiamo incontrando durante un suo giretto. Questo accade soprattutto se ci troviamo nel centro-sud Italia».
Una volta che abbiamo sgomberato il dubbio dall'ipotesi che il cane abbia comunque un umano di riferimento, l'approccio con lui è la cosa più importante e i consigli che seguono valgono anche nei confronti di cani abbandonati in canile con cui ci relazioniamo per la prima volta, in funzione magari poi di una futura adozione.
E' bene precisare che non è possibile, però, dire in modo generico come comportarsi con tutti i cani abbandonati, per il semplice motivo che ogni cane è un individuo a sé, con la sua personalità e le sue esperienze e che ha, dunque, una storia unica e irripetibile il cui epilogo solo è comune agli altri.
Dunque come elemento comune di comportamento da tenere nei confronti di un cane abbandonato c'è però sicuramente la necessità di un approccio non invadente, ovvero capire quanto è importante (cosa che vale con i cani in generale) non richiedere subito un contatto fisico ma attendere che sia il cane ad avvicinarsi.
I cani scelgono loro se vogliono conoscerci o meno e una nostra postura rilassata, non frontale ma laterale rispetto al cane, li aiuterà a diminuire le distanze. Un cane prende informazioni da noi attraverso il suo olfatto e consentirgli, con i suoi tempi, di "leggerci" attraverso il naso, senza essere costretto a farlo perché sentiamo la necessità di accarezzarlo, è la cosa migliore.
Con un cane abbandonato che arriva in famiglia il consiglio è di seguire un percorso di adozione che preveda la conoscenza reciproca prima che entri in casa. Rivolgetevi dunque a associazioni e volontari che si fanno affiancare da educatori e istruttori cinofili che supportano l'inserimento.