La Camera dei deputati ha dato via libera al decreto legge che contiene misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA). Il testo è stato approvato con 316 voti a favore, due contrari e 43 astenuti. Ad astenersi sono stati i deputati di Fratelli d'Italia, il quali hanno definito il decreto legge «troppo poco, troppo tardi».
Soddisfatti invece i parlamentari del Movimento 5 stelle. Il deputato grillino Alberto Manca ha dichiarato: «Prevediamo per i suini sani, posseduti come animali da compagnia, e non a fini produttivi, che si trovano in zone infette o confinanti a esse, l'esclusiva applicazione delle misure di biosicurezza non cruente, escludendo l'abbattimento preventivo. In tal modo vogliamo arricchire il ventaglio delle misure messe in campo per fronteggiare la peste suina africana».
Sorte diversa per i "suini detenuti", cioè quelli d'allevamento, inclusi i cinghiali. Entro quindici giorni dalla data di emanazione del decreto è infatti previsto il completamento della «macellazione dei suini detenuti all’interno di tutti gli allevamenti che detengono suini, cinghiali o loro meticci, esclusi i suini non destinati alla produzione di alimenti». A ciò si aggiunge il divieto di ripopolamento per sei mesi.
Rischio sanitario ed economico: i motivi del decreto
La peste suina africana «può avere gravi ripercussioni sulla salute della popolazione animale interessata e sulla redditività del settore zootecnico suinicolo», si legge nel decreto, per tale motivo il Parlamento ha approvato una serie di misure che limitino l'espansione del contagio e favoriscano l'eradicazione della malattia.
Quando ci si chiede cos'è la peste suina africana trovata in Piemonte per la prima volta nell'autunno 2022, bisogna ricordarsi che si tratta di una malattia virale che colpisce suini e cinghiali e per la quale non esistono vaccini né cure.
La peste suina africana non è una zoonosi, ciò significa che non può essere trasmessa dall'animale all'uomo, tuttavia è estremamente dannosa per la filiera agroalimentare italiana in termini economici; sia perché decima le popolazioni di suidi con i quali entra in contatto, sia perché la Comunità Europea ha previsto un limite all'export ai prodotti suinicoli provenienti da zone dove è diffusa la malattia.
Un tema ben noto in Sardegna, unica regione in cui la peste suina era endemica prima del focolaio tra Piemonte e Liguria. Lì il blocco dell'export è in vigore da ormai undici anni e «in tutto questo tempo di restrizioni e penalizzazioni, nessuna delle proposte portate all'attenzione dagli allevatori e dalle aziende di trasformazione è stata presa in considerazione», ha denunciato la Confindustria del Centro Sardegna.
nel corso della discussione di ieri, però, il deputato Luciano Cadeddu, in commissione Agricoltura, ha chiesto di «giungere a un compromesso con le istituzioni comunitarie competenti, con l'auspicio di una sinergia tra il Governo regionale e quello nazionale».
Nel frattempo salgono ancora i casi: l'Izs di Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta ha accertato cinque nuove positività, portando i positivi totali a 88, di cui 55 in Piemonte e 33 in Liguria.
Cosa prevede il decreto
Tra le misure di controllo e prevenzione della peste suina africana approvate dal governo c'è l’installazione di barriere fisiche per contenere la diffusione della popolazione di suini selvatici dalla zona infetta. Come rilevato anche da Giovanni Pezzotti, direttore sanitario dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche dove si trova il Centro di referenza nazionale per le pesti suine, la ratio del provvediemento è «cercare di evitare che il contagio si sposti sul territorio attraverso i cinghiali: è scientificamente dimostrato che qualsiasi attività rischia di disperdere la popolazione di suidi selvatici e questo potrebbe allargare l'infezione a zone più ampie».
Per questo la zona infetta, comprendente 114 Comuni tra Piemonte e Liguria, deve essere evidenziata attraverso l'affissione di apposita segnaletica. Non solo, oltre al rafforzamento delle barriere fisiche già esistenti a ridosso e nell’ambito delle autostrade A26 e A7 deve essere costruita una seconda barriera artificiale allo scopo di delimitare una zona cuscinetto, detta anche "zona bianca".
Questa "buffer zone" dovrà essere realizzata entro la fine di giugno 2022 e dovrà considerare la localizzazione dei casi positivi e l’orografia del territorio.
Per eradicare la malattia un ruolo di primo piano è stato dato alle misure di biosicurezza come la «ricerca attiva delle carcasse di suini selvatici almeno su base settimanale», dando priorità alle zone più esterne della zona infetta ed in particolare dove non sono ancora state riscontrare carcasse positive.
«Nella zona infetta – si legge nel decreto – tutte le carcasse degli animali catturati e abbattuti devono essere testate per la peste suina africana ed essere inviate alla distruzione nel rigoroso rispetto delle procedure di biosicurezza».