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23 Maggio 2022
15:01

Cosa insegna la storia di Ragù, ucciso da un altro cane per la disattenzione del suo umano

Il cagnolino Ragù è stato ucciso da un altro cane, scappato dal cancello di casa a Bologna, a causa della distrazione del suo umano. La sua storia può insegnarci molto sull'importanza delle adozioni consapevoli e dell'informazione sulle motivazioni di razza.

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Cani che uccidono altri cani: ne avevamo scritto poco tempo fa su Kodami, ma purtroppo la cronaca ci ha riportato all’attenzione un ennesimo episodio che, in tutto e per tutto, conferma quanto avevamo già riportato. Questa volta a lasciare i suoi umani attoniti è stato il piccolo Ragù, un cucciolo di appena 6 mesi, da poco adottato dalla Sicilia. Era in compagnia del suo giovane pet mate Leo, un ragazzo di 15 anni che con tutte le sue forze ha provato invano a salvare il suo amico dall'attacco di un cane uscito da un cancello a Bologna.

Questa volta la storia non è passata inosservata, anche perché ne ha parlato Selvaggia Lucarelli in un suo post su Instagram e poi durante la trasmissione mattutina che conduce su Radio Capital. La giornalista ha ripreso, in particolare, il post scritto dalla volontaria Luisa Catalano, amica della famiglia che ha subito la perdita e a cui aveva dato supporto nell’adozione di Ragù.

Le parole di Lucarelli sono state molto forti, percepite da molti anche come tendenti a stigmatizzare in generale tutti i cani di taglia grande, come se non vi fossero grandi differenze. Ma tuttavia sono le parole di una persona amante degli animali, che è rimasta fortemente colpita da un episodio straziante, da una foto che non può non smuovere nel profondo la coscienza. Perché la foto di quel piccolo cucciolo, proveniente da una storia difficile, sdraiato in spiaggia davanti a una buccia di banana non può che colpire il cuore e smuovere sentimenti di empatia. Solo a pensare a ciò che ha passato fa male e colpisce.

Così come colpiscono le parole di Leo che, sempre attraverso un post della Catalano corredato di una foto di un momento felice, ha voluto chiudere questa triste vicenda, senza ulteriori dichiarazioni, sue o della sua famiglia cui siamo vicini in questo momento di profondo dolore.

“Caro Ragù, quando sei morto non eri solo, eri con me tra le mie braccia e questo tu lo sai e anche io so che non potrò dimenticarlo mai, ma ora so anche che un intero quartiere ti pensa e piange con me e la mia famiglia. Ringrazio amici, vicini e semplici conoscenti che ci hanno fatto sentire meno soli in questo momento terribile. Chiedo a tutti di non fare rappresaglie e alimentare odi inutili, come a volte succede quando le notizie rimbalzano sul web. Soltanto spero vivamente che questa vicenda sia un monito per rendere più responsabili i padroni dei cani e faccia sì che non accadano più incidenti simili. I cani non hanno colpe, ma gli umani a volte sì. Leonardo, il fratellone umano di Ragù”.

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L'importanza di fare informazione e diffondere cultura

Il compito di Kodami e di chi come noi cerca ogni giorno di fare informazione corretta e verificata è provare ad uscire dall’emotività del momento, informare e sensibilizzare. Cercare di capire cosa è successo, perché e provare a prevenire che fatti del genere possano ripetersi.

Lo avevamo fatto recentemente anche attraverso il video di Luca Spennacchio e Elena Garoni dedicato alla conoscenza del Pitbull con la prima puntata del format "Che Razza di Storia" in cui abbiamo provato a raccontare la storia e le motivazioni di questa razza e, purtroppo, anche la triste fine di molti di questi cani che concludono in canile la loro vita.

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Perché anche in questo caso, così come nella stragrande maggioranza degli episodi riportati di altre aggressioni spesso mortali, a rendersi protagonisti di attacchi verso altri cani sono Amstaff, Pitbull o incroci di queste razze.

E ci teniamo a precisare che in questo articolo non si parla di aggressività in generale, ma di quella che si definisce aggressività intra specifica, ovvero verso i membri della propria stessa specie. Perché in queste situazioni, anche sulla scia dell’onda emotiva, si tende poi a generalizzare e a non comprendere che anche nella mente di un cane c'è una fondamentale differenza tra ciò che sono i rapporti coi propri simili e quelli con l’essere umano. E che in moltissimi casi i cani che hanno problemi con i propri simili sono assolutamente socievoli invece con gli umani.

I Terrier di tipo Bull e gli incroci di questa tipologia sono i soggetti più presenti nei canili, soprattutto nelle grandi città con punte che vanno dal 40 fino all’80% degli ospiti totali in luoghi come Milano, Genova, Bologna o Parma (solo per citarne alcune).

E c’è un’altra realtà che non può essere sottaciuta: nella quasi totalità dei casi quando giungono in canile questi soggetti dovranno essere gestiti in isolamento dai propri simili, detenuti in box singoli e fatti uscire da soli nelle aree di sgambamento. E la ragione di ciò è che hanno problemi a incontrare altri cani e possono diventare seriamente pericolosi.

Sebbene infatti estremamente docili e affettuosi con le persone, questi cani possono facilmente sviluppare problematiche verso i propri simili a causa della predatorietà e della competitività che noi stessi abbiamo selezionato nell’allevarli. Non sempre ma purtroppo la triste realtà è che la socializzazione di questi cani verso i membri della stessa specie presenta elementi di forte criticità dovuti a caratteristiche genetiche e non soltanto all’educazione.

Chi decide di adottare un cane appartenente a queste razze, specie se cucciolo (e maschio in particolare) deve assolutamente mettere in conto che da adulto non per forza tollererà la presenza di altri cani. E la Rete è piena anche di testimonianze di professionisti che confermano ciò. Professionisti che, nonostante le competenze in materia e nonostante possano aver fornito loro le migliori e più corrette occasioni per socializzare, si sono trovati a dover costatare che non sempre questo è possibile.

Sia chiaro: non si tratta di certo di “razzismo cinofilo”: mai potrebbe essere così su Kodami ma di un invito alla consapevolezza, all'approfondimento e alla conoscenza. Le persone, e specialmente chi decide di adottare certi cani, devono mettere in conto che un giorno il loro cucciolo affettuoso e adorato in famiglia potrebbe da adulto non avere piacere di interagire con altri cani e che ha delle potenzialità per cui potrebbe essere anche pericoloso.

L'invito è alla riflessione, alla scelta giusta, alla valutazione dello stile di vita che ognuno ha. Ad esempio, se ci piace la vita urbana, frequentare parchetti e aree cani oppure l'idea di poter lasciare il nostro cane libero dal guinzaglio, forse la scelta di un Pitbull non è quella più indicata. Perché se ciò risulta difficile anche per professionisti di grande esperienza sicuramente lo sarà ancora di più per semplici cittadini, molto spesso non in grado di leggere anche le piccole sfumature dei comportamenti o di valutare gli incontri più adatti e proficui per i loro amici  e specialmente in città dove si è soggetti a incontri di ogni tipo.

I problemi e gli incidenti possono accadere con cani di qualsiasi razza o meticci di ogni tipo, ma il fatto è che con questi individui nello specifico la probabilità che ciò avvenga diventa esponenzialmente maggiore e va portata all’attenzione di tutti.

La scelta del nostro compagno di vita, come non ci stancheremo mai di ricordare, deve essere responsabile, deve guardare anche al nostro vivere quotidiano e a ciò che possiamo offrire ad un cane che, per sue caratteristiche, non sempre potrà adattarsi con successo a qualunque contesto.

Fare informazione significa raccontare realtà anche scomode e anche difficili, al di là dell’onda emotiva e della comprensibile volontà di non colpevolizzare tipologie di cani già di per sé soggette a tanti pregiudizi e che purtroppo molto spesso finiscono nelle mani di persone non responsabili, cosa che è vera e che va comunque ribadita. Ma questo non può mai significare il non riconoscere la realtà dei fatti, così come a volte capita proprio da parte di chi si dovrebbe occupare di informazione e rispetto degli animali.

Ce lo conferma anche Catalano che, come volontaria di canile, ci ricorda che anche in base alla propria esperienza ha potuto costatare come troppo spesso chi adotta un cane (tanto chi arriva in canile con l’intenzione di prenderlo in affidamento, tanto chi vorrebbe invece fare una rinuncia), non è ben consapevole delle caratteristiche di questa specie e tantomeno delle doti di razza dei singoli individui, focalizzandosi invece su caratteristiche estetiche o su altri pregiudizi. «Questa è una tragedia che poteva essere evitata – spiega la volontaria a Kodami – Non è una fatalità come qualcuno ha superficialmente affermato. Se la pet mate  del cane non avesse aperto il cancello, sicura del fatto che “è buono, non ha mai fatto del male a nessuno”, il piccolo Ragù che era con pettorina e guinzaglio oggi sarebbe ancora vivo».

I cani non sono buoni o cattivi: vanno conosciuti, rispettati e gestiti nel migliore dei modi. Ogni razza ha motivazioni peculiari e ogni cane è diverso dall’altro. Troppo spesso, invece, nella scelta di un cane ci si lascia guidare da ragioni esclusivamente estetiche senza la necessaria consapevolezza, senza sapere chi sia davvero l’essere a quattro zampe che stiamo portando a casa.

E' importante, infine, mettere in evidenza un altro aspetto, una particolare tendenza che ogni volta vuole con forza ribadire, in casi come questo, che certo si tratta di tragedie orribili ma che i cani non hanno mai colpe. Sì, la responsabilità è umana ma sottolineare solo e sempre questo aspetto è anche una enorme semplificazione che non aiuta a comprendere come affrontare i problemi e ad affrontarli nel rispetto di tutti. E non aiuta a capire che molte persone, che oggi guardiamo come irresponsabili criminali, avrebbero invece potuto essere degli ottimi compagni umani se avessero ricevuto maggiori informazioni, o si fossero orientate su cani diversi al momento dell'adozione.

Le soluzioni arrivano solo ponendosi delle domande, non coi giudizi

Allora parliamo di esseri umani anche con criterio e pensiamo in maniera più generale a chi attribuire la responsabilità. Solo, sempre e soltanto a quei possessori di cani che, magari in maniera ingenua o sottovalutando le caratteristiche del loro compagno incappano in questi incidenti? O forse bisogna guardare anche a coloro che lavorano per le nostre istituzioni e che continuano a non voler prendere in considerazione la necessità di serie politiche di gestione del fenomeno? Che lasciano alla semplice buona volontà del cittadino il fatto di prendere le dovute informazioni in un mercato privo di regole e controlli, senza mai interessarsi di considerare la necessità di serie politiche di orientamento all’adozione?

I pet mate irresponsabili sono dunque un dato di fatto innegabile ma lo stesso vale anche e soprattutto per le istituzioni assenti e che non supportano minimamente i cittadini tra cui ci sono anche quelle persone distrutte dal dolore per delle vite che non ci sono più. E non è certo con l’addossare la colpa all’irresponsabile umano di turno che risolveremo il problema ma ciò potrà accadere solo quando le politiche sul benessere e la corretta convivenza tra specie se ne prenderanno davvero carico e comprenderanno che anche quelli a quattro zampe sono cittadini e non semplici oggetti così come oggi la legge ancora li considera.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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