Il fenomeno dell’avvelenamento di animali, nonostante l’esistenza di specifiche normative che ne regolano il divieto da più di 40 anni, non accenna a diminuire. Le statistiche detenute dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS), sebbene rappresentino una sottostima dei reali casi di avvelenamento e di diffusione di esche e bocconi in Italia, indicano un andamento pressoché costante del fenomeno. Le vittime sono gli animali (selvatici, cani e gatti) che ingeriscono direttamente le esche, ma anche la fauna carnivora che si ciba di cadaveri (rapaci notturni e diurni, volpi, faine, donnole e cani per citarne alcuni), scatenando così un raccapricciante effetto domino. Anche gli umani non sono al sicuro da questo pericolo; specialmente i bambini che sono soliti portare le mani alla bocca dopo aver toccato oggetti o il terreno.
Un altro dato preoccupante è rappresentato dall’esiguo numero di persone indagate o condannate per aver disperso esche o bocconi avvelenati nell’ambiente, rispetto all’imponente dimensione del fenomeno. Le indagini su questi casi sono oggettivamente difficili ma il progresso tecnologico e il nuovo approccio criminalistico al fenomeno, auspicano di poter produrre maggiori successi nella repressione e prevenzione del fenomeno.
Ricordiamo che l’abbandono di esche e bocconi avvelenati è un comportamento illecito che per il quale sono previste specifiche sanzioni penali stabilite dalla Legge 157/1992 e dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie (art.146) relative alla distribuzione di sostanze velenose e che configura, inoltre, a seconda dei casi, in ulteriori ipotesi di reato previste dal Codice penale (uccisione o maltrattamento di animali; artt. 544-bis e 544-ter).
Tutti siamo direttamente chiamati a segnalare questa pratica quando ne siamo testimoni per aiutare gli enti preposti a far applicare la legge e a salvare gli animali.
L’Ordinanza Ministeriale contingibile ed urgente concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati stabilisce ruoli e responsabilità, e fornisce la modulistica ufficiale e standardizzata per tutta la filiera.
Cosa faccio se trovo una potenziale esca?
Un’esca avvelenata si può presentare in svariate forme, per questo bisogna fare sempre attenzione se si incontrano pezzi di carne, parti di animali, carcasse o altri alimenti appetibili che possano essere state manipolate o che possano contenere sostanze come polveri, grani o che abbiano colorazioni particolari (es. blu). Fra le varie tipologie di esche in cui possiamo imbatterci non bisogna sottovalutare quelle che contengono chiodi, pezzi di vetro o altri materiali dannosi.
Se viene ritrovata un’esca o un boccone avvelenato, o che sia sospettato di esserlo, bisogna innanzitutto documentare con foto e video il materiale ritrovato.
Non bisogna mai toccarli con le mani, mai annusarli, in quanto potrebbero contenere sostanze volatili altamente tossiche o spostarli dall’area del ritrovamento. Bisogna fare attenzione, inoltre, a non inquinare la scena del crimine, ad esempio non bisogna fumare, toccare né spostare niente e calpestare l’area il meno possibile.
Bisognerà chiamare immediatamente le Forze dell’Ordine, come Polizia Locale o Carabinieri Forestali, ed impedire l’accesso a persone e animali, avvisando del pericolo fino all’intervento degli organi competenti.
L’esca o il boccone verranno allora prelevati per essere mandati all’IZS territorialmente competente, che analizzerà il materiale e confermerà, o no, la presenza di un tossico, tipizzandone la molecola.
Il Sindaco, in caso di conferma, deve dare immediate disposizioni per l’apertura di un’indagine, da effettuare in collaborazione con le altre autorità competenti, deve provvedere alla bonifica dell’area interessata e alla opportuna segnalazione al pubblico del fatto e dell’area in questione tramite cartellonistica.
Come cittadini abbiamo il dovere civico e morale di attivare l’iter ogni volta che si ha un sospetto.
Cosa fare se il mio animale ha ingerito un’esca e purtroppo muore
Quando invece si ha il sospetto, sia esso sintomatologico o dettato dalla circostanza ambientale a seguito di ritrovamento di esche o bocconi, bisogna immediatamente contattare il medico veterinario di fiducia. Se si trova ad una distanza che ci farebbe perdere tempo vitale per l’animale è importantissimo andare all'ambulatorio più vicino.
Purtroppo in questo articolo valutiamo anche i casi in cui non c'è stato nulla da fare e il nostro compagno di vita è deceduto a causa dell'accaduto.
Il medico veterinario emette comunque la diagnosi di sospetto avvelenamento corredata di referto anamnestico e di ritrovamento di lesioni compatibili. La modulistica verrà inviata all’IZS, al sindaco e al Servizio Veterinario dell’ASL tramite il Portale Nazionale degli Avvelenamenti Dolosi degli Animali, istituito presso l’IZS del Lazio e della Toscana. All’IZS saranno inoltre inviati eventuali materiali utili alla conferma della diagnosi, come ad esempio materiale gastrico in caso di lavanda gastrica o vomito.
In caso di morte, il cadavere dell’animale sarà inviato all’IZS, anch’esso corredato da referto. Ai sensi dell’Ordinanza Ministeriale, l’IZS dovrà effettuare l’esame autoptico e l’analisi dei tessuti per la ricerca del tossico.
Se l’animale decede in casa e si ha sospetto di avvelenamento, non bisogna mai procedere al seppellimento o all’incenerimento ma sempre dare comunicazione al Servizio Veterinario territorialmente competente. Il seppellimento, oltre a non favorire gli step per la tracciabilità del fenomeno sul territorio, è estremamente pericoloso perché il cadavere dell’animale contiene tracce del tossico e potrebbe essere pericolosa per altri animali in quanto si disperderebbe nel terreno.
Il cadavere dell’animale deceduto in casa dovrà quindi essere prelevato dai Servizi Veterinari, a seguito di comunicazione, e consegnata all’IZS.
L’analisi di qualunque materiale, dal cadavere a campioni di tessuto, materiale gastrico e le stesse esche, è un servizio gratuito del Sistema Sanitario Nazionale, se consegnato dal medico veterinario o dai corpi di polizia.
L’importanza della denuncia
Oltre alla segnalazione e la documentazione del caso, una volta confermata la presenza del veleno, bisogna anche presentare una denuncia (nella quasi totalità dei casi contro ignoti) in forma scritta, accompagnata dai referti, che può essere sottoscritta anche da parte di tutti i cittadini che possano essere interessati. Questa va depositata direttamente in Procura, oltre che dai Carabinieri Forestali.
La denuncia deve essere presentata anche qualora non sopraggiunga la morte dell’animale e deve contenere le prove che l’animale sia stato avvelenato, a questo proposito è importante allegare tutti i referti veterinari.
Per mettere fine a questa pratica è necessario che vengano individuati i responsabili. Nessun cittadino deve avere timore di segnalare sempre alle autorità fatti o persone sospette.
La casistica
Gli IZS, oltre ad avere un ruolo diagnostico, mantengono, tramite il Portale Nazionale, la banca dati in tempo reale della casistica. E' uno strumento molto utile, poco conosciuto che merita di essere portato alla luce per chi ha un animale domestico e in generale per una cittadinanza attiva e attenta al benessere animale.
La finalità del Portale, oltre a rendere informatizzate e standardizzate le procedure di segnalazione e di invio del materiale da analizzare, è anche quella di creare una mappatura territoriale e una osservazione temporale del fenomeno, e la descrizione dei più comuni tossici utilizzati.
La casistica produce quindi dati statistici importanti all’identificazione di aree particolarmente a rischio, di periodi dell’anno con maggiore incidenza ma anche della vittimologia, classificando gli animali per specie d’appartenenza.
L’estrapolazione di tali dati ha inoltre un grande valore sul piano investigativo, fornendo informazioni utili alle indagini di Polizia Giudiziaria e alla ricerca dei responsabili di tali reati.