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10 Ottobre 2024
12:43

Cosa fanno gli animali selvatici quando arriva un uragano?

Anche la fauna selvatica deve fare i conti con la furia devastante degli uragani come Milton. Se molti animali hanno poche possibilità di sopravvivere, altri riescono a fuggire o seguono persino la scia degli uragani.

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Quando arriva un uragano, non sono solo gli esseri umani a doversi preparare all'impatto. Anche la fauna selvatica deve fare i conti con la furia devastante dei venti e delle piogge. Durante l'uragano Milton, uno dei più potenti mai registrati nell'Atlantico e che sta colpendo pesantemente la Florida, un radar del National Hurricane Center degli Stati Uniti ha per esempio osservato uno stormo di uccelli all’interno dell'occhio del ciclone.

Nel frattempo, altri scienziati che monitorano squali e tartarughe marine taggati con GPS, ma anche semplici curiosi, stanno seguendo con apprensione i movimenti di questi animali. Ci sono poi gli animali che vivono sulla terraferma, probabilmente quelli più a rischio di tutti. Viene quindi da chiedersi, cosa fanno gli animali selvatici quando arriva un uragano come Milton?

Gli uccelli e gli uragani

Formandosi in mare, gli uccelli marini sono i primi a dover fare i conti con cicloni, uragani e tempeste marine. Non così raro, infatti, osservare diverse specie pelagiche – ovvero che vivono in mare aperto – nei pressi o letteralmente all'interno degli uragani. Un esempio emblematico è la sterna fuligginosa o rondine di mare oscura (Onychoprion fuscatus), un uccello marino migratore che come altri raramente tocca terra.

Gli uragani, come Milton, possono intrappolare e trasportare questi uccelli a migliaia di chilometri di distanza dai loro territori abituali. Dopo l'uragano Helene, per esempio, stormi di sterne fuligginose sono state osservate a più di 1.600 chilometri di distanza dai habitat, nello stato dell'Indiana. Ma se alcuni uccelli riescono a sopravvivere e fare ritorno a casa dopo la tempesta, molti altri non riescono ad affrontare al viaggio di ritorno.

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Alcuni uccelli marini seguono deliberatamente gli uragani, che portano in superficie nutrienti e prede

Tuttavia, per altre specie, invece, le tempeste e gli uragani possono anche rappresentare un'opportunità da inseguire. Recentemente, per esempio, uno studio ha scoperto che i petrelli delle Desertas (Pterodroma deserta), un piccolo uccello marino a rischio estinzione, seguono intenzionalmente gli uragani, approfittando delle correnti che sollevano nutrienti e prede in superficie.

Per i piccoli passeriformi, invece, eventi meteorologici estremi come uragano sono molto più difficili da superare. I forti venti e le tempeste possono infatti costringerli ad allontanarsi o a migrare fuori rotta, come è successo lo scorso autunno con molte specie nordamericane che hanno letteralmente invaso l'Europa. Tuttavia, è difficile stabilire se e come gli uragani impattano sulle popolazioni o quanti tra i sopravvissuti riescono a tornare indietro.

Come reagiscono gli altri animali agli uragani

Non sono però solo gli uccelli a dover fare i conti con queste forze della natura. Restando in mare, delfini, squali e tartarughe marine percepiscono i cambiamenti nella pressione, nella temperatura dell'acqua e nella salinità. Quando un uragano si avvicina alla costa, questi animali solitamente si spostano in acque più profonde, lontano dalle onde devastanti.

Alcuni ricercatori ipotizzano che delfini e balene, in particolare, possano rilevare le variazioni di salinità causate dalla pioggia, allontanandosi così dalle zone maggiormente a rischio. Purtroppo, le tartarughe marine che nidificano in spiaggia, ma anche specie come i lamantini e pesci con ridotte capacità di movimento, spesso non sono altrettanto fortunati.

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Gli animali che vivono sulla terraferma hanno meno possibilità di sopravvivere alla furia di un uragano

Le tempeste possono distruggere i nidi di tartaruga, esponendo le uova a predatori e alle temperie. Proprio per questo, talvolta i nidi vengono traslocati dai ricercatori per tentare di salvare quante più uova possibili. Anche i fondali marini non vengono risparmiati: le forti correnti possono sconvolgere questi ambienti, distruggendo per esempio i coralli e la fauna come pesci, molluschi e altri invertebrati che dipendono da questi ecosistemi.

Sulla terraferma, invece, gli animali hanno molte meno possibilità di sopravvivere a un uragano. Boschi e praterie offrono scarsa protezione, e le specie che si rifugiano all'interno dei tronchi spesso muoiono quando le piante vengono abbattute da forti venti. Piccoli mammiferi, anfibi, rettili e insetti, possono nascondersi nel sottosuolo per aumentare le proprie chance di sopravvivenza, ma soprattutto le specie più piccole difficilmente riescono a sopravvivere.

Gli animali monitorati grazie ai GPS

Durante l'arrivo dell'uragano Milton, molti ricercatori e semplici curiosi hanno monitorato a distanza il comportamento di alcuni squali e tartarughe marine grazie a dispositivi GPS installati sugli animali dagli scienziati. Questo tracciamento permette di seguire i movimenti in tempo reale, aiutando a comprendere meglio come si comportano di fronte a un evento climatico estremo.

Sebbene sia al momento difficile estrapolare teorie e schemi comportamentali generalizzati, alcuni individui in particolare hanno reagito in maniera interessante. Un esempio affascinante è quello di Victory, una tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) taggata e monitorata da Sea Turtle Conservancy, che si trovava proprio sulla traiettoria dell'uragano Milton.

Fortunatamente, le tartarughe liuto come Victory sono ben adattate a sopravvivere agli uragani, avendo sviluppato questa abilità nel corso di milioni di anni di evoluzione. Possono infatti immergersi in profondità negli oceani, dove le acque sono più calme, riuscendo così a sfuggire alla forza devastante delle tempeste in superficie. Sebbene debbano respirare ossigeno, in alcuni rari casi possono trattenere il fiato anche fino a 70 minuti.

Gli uragani come Milton hanno senza dubbio un impatto enorme sulla fauna, sia terrestre che selvatiche. Possono sconvolgere le armonie tra le specie, interrompere o alterare le dinamiche e le distribuzioni e, ovviamente, impattare direttamente sulle popolazioni. Una volta finita la tempesta, possono volerci diversi decenni prima che si ritorni a condizioni simili a quelle di partenza e, in alcuni casi come per le piccole isole, questo potrebbe anche non accadere.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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