Spesso si può comprendere se il gatto sta male semplicemente osservandolo. Ci sono degli aspetti, come le espressioni della faccia, lo stato del mantello e il comportamento, che anche i pet mate meno esperti possono facilmente notare. Quando poi la convivenza con il felino è di lunga durata è ancora più semplice per la persona di riferimento percepire le piccole sfumature ed i cambiamenti che mostra il gatto. Ciò è molto importante perché consente di contattare il veterinario in tempo ed intervenire sul malessere ai primi sintomi, prima che la situazione si aggravi.
Come si capisce se il gatto sta male dal suo aspetto?
Vediamo insieme prima come riconoscere i segni fisici, e dunque subito facilmente apprezzabili, attraverso una chek-list:
- Occhio spento, meno vivido e spesso semichiuso, come se il gatto avesse sonno
- Terza palpebra prominente. Si tratta di quella porzione di congiuntiva che si nota nell'angolo interno degli occhi del gatto e che diventa più visibile, talora quasi a coprire per metà l'occhio, quando il gatto non sta bene
- Muso contratto e non rilassato. Il profilo del gatto appare teso
- Orecchie abbassate di lato, portate più separate tra di loro
- Vibrisse (baffi) dritte e tese, quando invece di solito sono ricurve verso il basso e rilassate
- Testa portata verso il basso, mentre di solito è dritta ed alta sulle spalle
- Mantello paco, spento e poco curato
Non è detto che si vedranno tutti questi segni insieme e, soprattutto, alcuni potrebbero essere non molto evidenti. Se notate però anche uno solo di questi aspetti che vi desta preoccupazione è bene non trascurarlo e contattare il veterinario che vi dirà come agire.
Come si comporta un gatto che sta male
Una volta che riuscite a riconoscere l'aspetto fisico di un gatto che mostra malessere, si possono analizzare alcuni tratti del comportamento che possono essere utili per intuire che non sta bene. Notare le modificazioni del comportamento non è semplice ed è più difficile soprattutto quando il felino è un outdor o esce per molte ore della giornata, mentre diventa più semplice quando è un compagno di vita quotidiana con delle abitudini consolidate.
Ecco un elenco degli atteggiamenti a cui dovete prestare maggiore attenzione:
- Dorme più del dovuto
- Fa più fusa del normale: le fusa hanno azione calmante, quindi può essere che un gatto che stia male ne faccia di più per automedicarsi
- Si nasconde o si isola
- Lecca il muso e labbra con insistenza
- Mangia di meno o non è interessato nemmeno al cibo più goloso
- Fa fatica ad alzarsi, a saltare o a entrare nella lettiera
- Gioca meno e interagisce poco anche se stimolato
- Respira in modo affannato
- Sembra nervoso e reattivo per tutto
- Vocalizza più del dovuto e con voce diversa
- Defeca o urina fuori dalla lettiera
- Mostra aggressività se ci si avvicina o si prova ad accarezzarlo
- Non si toletta, non fa il grooming quotidiano
- Cerca conforto da parte del pet mate con vocalizzi o testatine
Se notate qualche atteggiamento di questi elencati sopra che si ripete per 2 o più giorni, unito a aspetto fisico che non vi convince dovete contattare il veterinario e chiedergli di visitare il gatto perché e molto probabile che ci possa essere un problema di salute, non per forza grave, ma che è meglio non sottovalutare.
Perché è difficile capire se il gatto sta soffrendo?
Il gatto tende a nascondere il dolore provando con il riposo e l'isolamento dal gruppo familiare ad automedicarsi e soprattutto (per reminiscenze della vita selvatica) ad essere meno visibile come facile preda attaccabile. Ma in realtà ad un occhio attento il gatto dà appunto chiari segnali di malessere.
La cosa in effetti più difficile, anche per i più esperti, è quantificare l'entità del dolore. Per provare a dare un'entità del grado di dolore che può provare il gatto, un team di esperti ha creato la Feline Grimace Scale, in cui si è provato a standardizzare i vari atteggiamenti che ha il gatto – come ad esempio come porta le orecchie, il capo, i baffi – e ad assegnare un punteggio dal meno grave al più grave. Questa "scala del dolore" è molto utile per valutare non solo la presenza o meno di sofferenza ma anche il grado ed è molto utile per valutare il livello di dolore nel post-operatorio o durante il ricovero in clinica.