Emmanuel ha quasi 2,5 milioni di follower su TikTok, dove gli utenti impazziscono per i suoi video divertenti. Emmanuel non è però uno streamer, un cantante o un ballerino ma un emù, il secondo uccello vivente più grande al mondo endemico dell'Australia. Vive con tantissimi altri animali insieme a Taylor Blake all'interno del Knuckle Bump Farms, una fattoria situata nel sud della Florida.
Di recente Blake ha annunciato che la sua fattoria è stata colpita da una pesante ondata di influenza aviaria, che ha già sterminato quasi tutta la popolazioni di galline, oche, anatre e tacchini. Purtroppo anche Emmanuel si è ammalato e, come racconta quotidianamente Blake su Twitter, sta lottando duramente per restare aggrappato alla vita.
Tutti ci auguriamo ovviamente che Emmanuel possa riprendersi e sappiamo che per Blake saranno giorni terribili e pieni di sofferenza, nonostante ciò ci sono alcuni aspetti di questa vicenda che è però necessario approfondire. L'influenza aviaria è una malattia causata da virus influenzali di tipo A presenti naturalmente tra gli uccelli selvatici come anatre, oche, limicoli e rapaci, che possono poi infettare anche quelli domestici, come polli, tacchini e anatre.
Gli umani normalmente non contraggono i virus dell'influenza aviaria, ma se succede, le infezioni a volte possono essere fatali. Il mondo intero sta attraversando quella che è stata definita la più grande epidemia di influenza aviaria ad alta patogenicità mai registrata in Europa e anche negli Stati Uniti la situazione è piuttosto drammatica, con milioni di animali abbattuti per ridurne la diffusione.
Molti esperti sono piuttosto preoccupati dal modo in cui Blake sta gestendo la situazione, anche e soprattutto per come bacia e abbraccia Emmanuel e gli altri uccelli malati della fattoria. Se il virus dovesse passare dagli uccelli all'uomo potrebbe mutare e diffondersi ancora più rapidamente da persona a persona, ponendo le basi per una nuova pandemia, proprio come avvenuto con la Covid-19.
Sebbene l'attuale minaccia per l'uomo sia considerata bassa, il comportamento di Blake potrebbe essere estremamente pericoloso per lei stessa e per gli altri uccelli della fattoria, come molti medici e virologi glielo stanno facendo notare su Twitter. C'è poi un altro aspetto in parte collegato a questo rischio da tener presente: l'emù è un animale selvatico, non una specie domestica. Non dobbiamo dimenticarlo.
Sappiamo da tempo che esiste una stretta relazione tra animali selvatici esotici e l'insorgenza di nuovi potenziali virus. Già è successo con il SARS-CoV-2 e diversi altri virus e cambiare il modo in cui ci rapportiamo alle specie selvatiche è uno dei punti fondamentali dell'approccio One Heatlh. One Health significa letteralmente "un'unica salute", ed è un modello sanitario basato sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente.
Una lezione che abbiamo imparato duramente proprio con l'avvento della Covid-19, la zoonosi che è riuscita a compiere il salto di specie passando dagli animali all'essere umano, un processo chiamato spillover che ha ben spiegato a Kodami il giornalista e scrittore David Quammen. Gli animali selvatici come Emmanuel, anche per questo non dovrebbe stare tra le mura domestiche o in giardino. Un selvatico, per quanto mansueto e ammaestrabile, non ha subito un lungo percorso di domesticazione come il cane o il gatto e deve restare nel suo habitat naturale.
Anche perché c'è un ultima riflessione che occorre fare circa la popolarità di Emmanuel sui social, forse quello più importante di tutti: la spettacolarizzazione degli animali selvatici sui social. I social alimentano il mercato nero dei selvatici e minacciano le specie, è già stato dimostrato da diversi studi ed è un rischio che aumenta giorno dopo giorno in tutto il mondo.
La spettacolarizzazione dei selvatici fa credere alle persone che è possibile tenere in casa una tigre, un leone, un orso, una iena o un emù, e tutto ciò non fa che incentivare commercio, catture e mercati illegali, che possono anche minacciare la conservazione stessa della specie. Si tratta di un mercato purtroppo in forte crescita, che umilia la dignità e la natura degli animali e ne minaccia direttamente la conservazione.
Come accade in maniera molto simile per gli orsi russi superstar dei social o per i cuccioli di tigri e leoni sparsi in tutto il mondo, anche il mondo in cui noi stessi osserviamo e interagiamo con i video con protagonisti i selvatici, può influenzare queste dinamiche. Occorre perciò prestare molta attenzione quando scrollando lasciamo un like all'ennesimo video di un selvatico tenuto in casa oi ngiardino.
La nuova frontiera della crudeltà e dello sfruttamento degli animali, che può influenzare anche la nostra stessa salute, non si trova più solamente sotto a un tendone da circo o dietro delle sbarre, ma è ormai tutti i giorni sullo schermo dei nostri smartphone all'interno di video pucciosi o divertenti.