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6 Luglio 2022
15:57

Cosa ci insegna la storia dei gabbiani adottati a Napoli sull’interazione con i selvatici

Guido Baldari e Annalisa Pennino hanno adottato una famiglia di gabbiani che ha costruito il nido sul loro terrazzo. Questo episodio, di rara empatia, può diventare utile per comprendere come, quando e se interagire con i selvatici.

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La strada verso una convivenza pacifica e consapevole tra umani e selvatici è un percorso lungo, complesso e per nulla semplice. Storie di maltrattamenti, violenze e addirittura vere e proprie mattanze nei confronti di altre specie se ne leggono tutti giorni, in particolare nei confronti di quegli animali sinantropici che vivono accanto a noi, come piccioni, insetti, cinghiali o gabbiani. A queste storie, tuttavia, fanno fortunatamente da contraltare episodi di rara umanità ed empatia, come quello che arriva da Napoli e che ha come protagonisti Guido Baldari, capo ufficio stampa della SSC Napoli, e Annalisa Pennino, attrice che interpreta Ada in Un posto al sole e una coppia di gabbiani.

Qualche settimana fa nel quartiere di Posillipo una famiglia di gabbiani, considerata troppo "fastidiosa", è stata presa a colpi di fucile e bastonate. I due volti noti della città, colpiti e sensibilizzati da questa triste vicenda, quando hanno scoperto che un'altra coppia di gabbiani aveva scelto la fioriera del loro terrazzo per costruire il nido hanno deciso di aiutarli.

Soltanto una delle uova, però, si è schiusa e i due hanno sostenuto in ogni modo possibile la famiglia di uccelli per accudire e crescere il piccolo fornendo loro riparo, acqua e cibo ogni giorno, allestendo anche una piccola piscina gonfiabile.

Un' "adozione" eccezionale da raccontare

Il bellissimo gesto, mosso dalla più profonda e ammirevole forma di empatia e rispetto nei confronti di altri esseri senzienti, chiaramente lascia un segno nella speranza che episodi come quello di Posillipo restino solo un caso isolato, per quanto triste. Inoltre Pennino e Baldari con questa "adozione" fuori dal comune, hanno voluto lanciare un messaggio forte e importante, soprattutto in questi tempi di crisi ecologiche. quando possiamo dobbiamo aiutare gli animali in difficoltà che si tratti di cani, gatti, piccioni o gabbiani.

Pur elogiando e ringraziando la coppia per l'enorme impegno (magari ce ne fossero di persone così), occorre però approfittare di questi episodi per raccontare, come sempre facciamo su Kodami, alcuni aspetti delicati dell'interazione con animali selvatici, tenendo sempre presente i più solidi e rigorosi dettami di un'interazione etica e rispettosa.

I protagonisti di questa bella storia a lieto fine rappresentano un episodio eccezionale, che di norma sarebbe meglio evitare quando si interagisce con la fauna selvatica: offrire cibo agli animali selvatici, seppur mossi dalle più buone intenzioni, è infatti un'azione che può avere risvolti ecologici, etici e di sanità pubblica rilevanti.

Perché è meglio non alimentare selvatici

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In circostanze normali, dar da mangiare agli animali selvatici può portare a un'alterazione del loro naturale comportamento, aumentando il rischio che diventino sempre più dipendenti dagli umani, meno timorosi ed esponendoli così a maggiori pericoli. Inoltre, potrebbe inficiare le loro capacità di procurarsi cibo da soli una volta venuta a mancare la mano umana. La vicinanza agli umani può quindi mettere a repentaglio la vita degli animali selvatici aumentando, difatti, anche la probabilità che vengano investiti o uccisi da malintenzionati che non tollerano la loro presenza.

Proprio in virtù della natura selvatica, inoltre, questi animali possono anche creare danni o avere reazioni aggressive imprevedibili nei nostri confronti e dei nostri animali da compagnia, arrivando a provocare lesioni da beccate, morsi o da graffi, più o meno ampie e profonde, che possono anche essere veicolo di infezioni. Senza contare che, talvolta, il cibo offerto può addirittura nuocere gravemente alla loro salute. Di norma, quindi, sarebbe meglio evitare, tuttavia la parola chiave da utilizzare per casi complessi e sfaccettati come questi è educare, mai reprimere.

Diffondere consapevolezza con flessibilità

Sia chiaro, in contesti fortemente urbanizzati come le città in cui viviamo difficilmente ci saranno conseguenze per la famiglia di gabbiani protagonista di questa storia, nonostante ciò è sempre bene ricordare quali devono essere i comportamenti da tenere per una corretta interazione con un qualsiasi selvatico, che si tratti di una volpe in un bosco o di un comune gabbiano in città. Lo scriviamo senza condannare o disapprovare episodi particolari come questo che possono invece aiutare a diffondere maggiore consapevolezza.

Queste storie eccezionali, che in un certo senso compensano in minima parte quanto di brutto compiamo ai danni degli animali ogni giorno, vanno quindi elogiate e raccontate, ma soprattutto devono servire per far comprendere le singole situazioni e i comportamenti in generale invece da attuare, nell'ottica di diffondere messaggi di rispetto e di conoscenza per una corretta interazione con gli animali.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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