“I cammelli non hanno bisogno di bere perché hanno l’acqua dentro la gobba”. Sfatiamo subito questo falso mito. Dobbiamo fare una premessa che, forse, vi sorprenderà: il cammello tiene più di 100 litri d’acqua dentro le cellule del sangue, mentre, dentro la gobba, non c’è acqua ma grasso!
I cammelli vivevano nella tundra artica. È strano immaginarli sul ghiaccio e la neve ma, in effetti, resistere alla gelida tundra è il modo in cui si pensa che abbiano evoluto l’iconica gobba.
La gobba ha una scorta energetica pari a 40 kg che permette ai cammelli di compiere lunghissimi viaggi e di resistere per settimane, o addirittura mesi, senza cibo. Adattamento top per l’era glaciale di 3,5 milioni di anni fa. Durante quel periodo molti animali non riuscirono a sopravvivere, il cammello ce la fece grazie al suo “sistema alimentare d’emergenza”. Poi, i cammelli migrarono in Africa e in Asia, dove il grasso delle loro gobbe, li aiutò ad adattarsi nuovamente; questa volta alle temperature torride del Gobi e del Sahara.
Sono gli unici animali al mondo che immagazzinano tutto il loro grasso in un unico punto. Questo è utile per mantenersi freschi in un clima caldo perché il calore può fuoriuscire più velocemente dal resto del corpo, il ché li aiuta a mantenere una temperatura più bassa. Ora che sappiamo che il grasso riempie la gobba si deduce che: quando un cammello digiuna per lunghi periodi, la gobba può effettivamente “sgonfiarsi”, diminuendo gradualmente di dimensioni.
Chiarito questo è naturale chiedersi: come fanno allora i cammelli a rimanere idratati in climi aridi? I cammelli hanno cellule del sangue estremamente elastiche, perfette per trattenere molta acqua e possono bere circa 100 litri in meno di 10 minuti, espandendo i globuli rossi fino al 240%. Sopravvivere alle temperature più torride, o persino all’artico canadese, fa capire da sé che la gobba del cammello è uno dei migliori adattamenti del regno animale.