La castrazione di un gatto maschio è una procedura chirurgica veterinaria, eseguita in anestesia totale, relativamente semplice e poco invasiva, che consiste nell’asportazione dei testicoli mediante una piccola incisione degli strati dello scroto, che cicatrizza senza punti. Inoltre, le moderne tecniche di anestesia e analgesia consentono un più rapido e sicuro recupero post-operatorio. Con questa pratica si sottrae quindi all’animale la sua capacità riproduttiva e si riducono il rischio di molte delle malattie ormonali e, a volte, di alcuni comportamenti visti come problematici dalle famiglie umane.
L’ideale è non sterilizzare il gatto in età troppo giovane, precocemente rispetto alla maturità sessuale, per permettere al gatto un completo sviluppo tanto fisico come psichico, ma nemmeno tardivamente. In questo caso si potrebbero evitare quei comportamenti indesiderati, specialmente se l’animale vive in ambiente domestico, cui capofila è la marcatura urinaria con il suo tipico odore davvero fastidioso.
Il momento ideale per la castrazione va stabilito in base a una serie di circostanze, ovvero l’ambiente dove vive il gatto, l’eventuale razza, il suo stato di salute, il suo stato emotivo ed il comportamento. In ogni caso, meglio escludere castrazioni troppo precoci, ovvero prima dei 7-8 mesi d’età.
Il veterinario clinico, insieme al veterinario esperto in comportamento, nel caso ci fossero dei problemi comportamentali o degli squilibri emotivi, guideranno i compagni umani nella decisione di come e quando castrare il gatto di famiglia.
Perché far castrare il gatto? Vantaggi e complicazioni
Il motivo principale per cui le famiglie provvedono a far sterilizzare il gatto di casa è la prevenzione dei comportamenti sessuali, specialmente se in ambito domestico. Posto quindi che la castrazione non provoca danni all’animale né influenza la sua personalità o le sue facoltà cognitive, ne derivano una serie di vantaggi.
La castrazione, privando il gatto degli ormoni che regolano il comportamento sessuale, fa cessare il desiderio dell’accoppiamento, risparmiando quindi al gatto il senso di frustrazione ed ansia conseguente al mancato appagamento del desiderio.
Tra i comportamenti che si vanno quindi ad estinguere con la castrazione ci sono le marcature urinarie, definite “verticali”, ovvero quegli spruzzi maleodoranti fatti in posizione eretta e a coda alta molto diversi dalle normali urine, definite “orizzontali” che l’animale fa accovacciandosi. Le marcature rappresentano una sorta di firma con la quale il gatto comunica ad altri maschi e alle femmine un chiaro messaggio olfattivo su chi è, dove, e in che stato fisico ed emotivo si trova.
Oltre alle marcature urinarie scompaiono le instabilità emotive, i miagolii costanti, l’inappetenza e il nervosismo, fino alla possibile aggressività generate dal desiderio di accoppiarsi.
Inoltre, saranno prevenute la tendenza alla fuga, al fine di ricercare la partner, e alle lotte con altri maschi competitori. Tutti comportamenti che espongono il gatto ai pericoli della strada e al rischio di contrarre infezioni da morso che spesso si trasformano in ascessi o malattie gravi, a volte mortali, come la FIV (l’immunodeficienza felina) e la FeLV (la leucemia felina), che si trasmettono attraverso sangue e saliva derivanti dalle zuffe.
Oltre alla salvaguardia della salute individuale, il maggior beneficio della castrazione dei gatti maschi che hanno accesso all’aperto, è il controllo degli accoppiamenti e quindi delle cucciolate indesiderate. Sappiamo ormai che sono proprio le cucciolate indesiderate che alimentano costantemente il vagantismo felino, ma anche l’abbandono e purtroppo anche l’uccisione dei cuccioli da parte di persone realmente poco “umane”.
In termini clinici, invece, il maggior beneficio della castrazione è, senza dubbio, la prevenzione delle malattie testicolari e prostatiche e dei tumori alle ghiandole perianali.
Contrariamente a quanto precedentemente ipotizzato, la castrazione non è più considerata un fattore predisponente di problemi del tratto urinario nei gatti maschi. Questi sembrano essere causati da una combinazione di fattori che ad oggi sono ancora oggetto di ricerca scientifica.
È invece vero che l’incidenza di obesità e sovrappeso è maggiore nei gatti castrati rispetto ai non castrati, ma è anche vero che la connessione non è automatica. L’obesità è una conseguenza indiretta della castrazione, che non riguarda tutti gli individui. L’eccesso di grasso è un accumulo dovuto principalmente al calo dell’impiego energetico ossia alla riduzione del livello di attività. La causa reale è quindi dovuta alla sovralimentazione associata alla vita sedentaria che il gatto inizia a condurre maggiormente dopo la castrazione.
Cosa cambia dopo la castrazione?
In linea generale, il nostro gatto sarà lo stesso individuo di prima dell’intervento. Anche la gestione non cambia, anzi, migliora perché l’animale è più stabile e tranquillo.
Ci vogliono di solito giorni o settimane per osservare l’attenuazione e la scomparsa dei comportamenti sessuali. Invece, se un gatto è abituato a uscire di casa, il comportamento esplorativo rimarrà intatto, probabilmente si allontanerà di meno e sarà sicuramente meno esposto ai pericoli, ma le passeggiate e perché no un bagno di sole in qualche tetto o giardino rimarranno di suo gradimento.
È stato visto che gatti castrati che hanno la possibilità di accedere all’esterno e di svolgere attività all’aperto, hanno una minore tendenza ad ingrassare. Ciò ci suggerisce quanto sia importante, dopo la castrazione, la gestione dell’esercizio fisico, oltre che dell’alimentazione, certamente.
Il gatto castrato potrà avere la necessità di un cambio di alimentazione, con alimento light o per gatti castrati, per contribuire al mantenimento del peso corporeo ideale, che deve avvenire in maniera graduale nell’arco di almeno una settimana dal post-operatorio. A questa variazione dovrà inoltre associarsi una regolare attività fisica, specialmente se tra le mura domestiche. Aumentare il livello di attività fisica del gatto, incrementando il gioco è la strategia più funzionale. Questo sarà benefico tanto alla salute del gatto come alla relazione umano-animale.
Anche l’adozione di un altro gatto, affinché possano giocare insieme, potrebbe essere una buona idea. Quest’ultima andrebbe però valutata attentamente, considerando in primis se il gatto è propenso alla convivenza intraspecifica e domandandoci se siamo pronti nell’ottica di un’adozione responsabile.