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12 Settembre 2023
11:45

Cosa accadrebbe se si togliesse la preda al predatore?

I legame ecologico tra prede e predatori è fondamentale per la salute degli ecosistemi. Senza un adeguato numero di predatori, ad esempio, gli erbivori comincerebbero a devastare il suolo e la vegetazione, mentre se ai predatori si togliessero le prede, gli squilibri ecologici potrebbero impedire all'habitat di ritornare alla condizione precedente.

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Uno dei rapporti ecologici più complessi e delicati da studiare in natura è quello che si instaura fra predatore e preda, visto che la salute di un intero ecosistema deriva anche dall'equilibrio ecologico si instaura tra questi animali. Senza un adeguato numero di predatori, per esempio, gli erbivori comincerebbero a devastare il suolo e la vegetazione, crescendo di numero in maniera così esponenziale da rappresentare un rischio per l'ambiente, mentre nel caso in cui a scomparire fossero le prede gli squilibri ecologici potrebbero persino impedire a un habitat di ritornare alla condizione ambientale precedente.

In questo secondo caso, i primi a patire questa situazione sarebbero ovviamente i carnivori, che affamati per l'assenza delle loro classiche prede, sarebbero costretti a cercare fonti di cibo alternative e a cacciare qualsiasi organismo in grado di fornire loro il giusto livello di proteine, aumentando i conflitti con le attività umane. L'aumento del conflitto con i predatori può però anche provocare un gran numero di estinzioni, andando ad alterare la struttura stessa della catena alimentare.

Inoltre, visto che i carnivori non possono gestire da soli i processi ecologici che permettono agli ecologi di definire un habitat stabile (che gli esperti chiamano equilibrio dinamico), questi animali andrebbero incontro al collasso ecologico, insieme al loro stesso ecosistema, non appena le principali risorse commestibili vadano ad esaurirsi.

Per questa ragione gli squilibri ecologici provocati da una riduzione repentina della fauna sono considerate fra le più pericolose minacce all'ambiente che possono accadere in natura, poiché ne destabilizzano per sempre la struttura, con conseguenze imprevedibili per gli ecosistemi che possono essere persino irreparabili. Quali sono però i principali effetti benefici apportati dai predatori?

Per prima cosa, i carnivori hanno il compito di limitare il numero degli erbivori e di ridurre il loro impatto sull'ambiente. I predatori inoltre uccidono gli animali anziani e smaltiscono i cadaveri, veicolo di malattie. Hanno tra l'altro la responsabilità di mantenere al giusto livello di competizione tutti gli erbivori di un ecosistema, come quello di permettere ad alcune piante la sopravvivenza, che non sarebbe garantita qualora gli erbivori fossero fuori controllo. Senza di loro quindi l'ambiente rischia di andare incontro a pesanti squilibri.

Gli effetti sul predatore

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Ridurre la disponibilità di cibo ad un predatore, avvelenando le sue prede o riducendo il territorio in cui può procacciarsele, raramente è una buona idea, poiché da una parte li costringe a muoversi maggiormente in cerca di cibo e dall'altra spinge i predatori a dirigere la propria attenzione sia sugli animali domestici, con eventuali danni economici ed affettivi, che talvolta sull'uomo.

Un esempio tipico di questo processo è stato osservato a Gévaudan, nelle campagne francesi del Diciottesimo secolo. In quegli anni, questa cittadina francese fu infatti vittima di un numero molto elevato di aggressioni da parte di un animale non ben identificato, che fornirono il materiale di base per sviluppare il mito del mostro di Gévaudan. Per secoli si è ritenuto infatti che questo mostro avesse attaccato i cittadini del villaggio, mutando costantemente forma. Già però nel 1800 i naturalisti francesi cominciarono a pensare che potesse trattarsi di un lupo o un orso, che fu responsabile di ben 210 gli attacchi e uccise 113 vittime, secondo le stime considerate oggi più affidabili.

Secondo inoltre le moderne interpretazioni del mito, tali aggressioni furono provocate non tanto da animali a cui piaceva la carne umana, come narrato dai racconti, ma dall'eccessiva caccia praticata nella zona, che spopolò le foreste attorno a Gévaudan delle specie di cui si nutrivano tutti i predatori. Una devastazione così tanto prolungata da indurre alla fine i carnivori della zona fra il 1764 e il 1767 ad attaccare gli unici esseri viventi rimasti, ovvero gli uomini e gli animali da fattoria.

La scomparsa degli erbivori produce poi un altro effetto indesiderato, che mette in ulteriore pericolo queste specie. I predatori possono decidere infatti di cibarsi della nostra spazzatura o di cibo non particolarmente sano, che può avvelenarli o farli stare male. Tra questi alcuni funghi, che emettono un odore simile alla carne. La storia recente degli orsi canadesi che si sono rifugiati all'interno di alcuni villaggi per via degli incendi è un altro esempio di quanto sia semplice per questi animali adattarsi alle difficoltà, scegliendo di varcare i confini del nostro territorio, pur di sopravvivere alla fame.

Il decremento demografico degli erbivori porta poi ad un aumento considerevole della competizione fra le specie carnivore, che può portare a sua volta ad estinzioni, come successe in America Settentrionale durante gli anni del Far West. La caccia al bisonte praticata dai nativi americani e dai cow boy  non portò infatti solo alla scomparsa dei bisonti, ma anche quella di quasi tutte le specie carnivore presenti nelle praterie statunitensi.

Con la progressiva scomparsa dei bisonti, lupi e puma cominciarono infatti a subire pesanti pressioni, che li portarono perfino a cacciarsi a vicenda, finché la definitiva scomparsa delle mandrie decretò la parola fine per diverse popolazioni. Anche il crollo demografico dei delfini e dei leoni marini del Pacifico, agli inizi del Novecento, fu il risultato dell'intervento diretto dell'uomo, dovuto alla pesca e alla commercializzazione delle arringhe, di cui i mammiferi marini erano ghiotti.

Con la relativa scomparsa delle prede, i predatori subiscono quindi per un certo periodo di tempo la fame, finché non sono costretti a migrare in altre aree o a estinguersi a loro volta. Questo disastro non si conclude però qui. L'eventuale scomparsa dei carnivori autoctoni all'interno di un ecosistema aumenta infatti di solito la probabilità che nuove specie – potenzialmente considerate invasive o nocive – possano insidiarsi all'interno di un territorio. Assicurarsi quindi che le specie selvatiche locali rimangano in salute dovrebbe essere visto come un punto fondamentale dei progetti di conservazione.

Gli effetti sulla preda

gazzelle

Abbiamo chiarito che i carnivori svolgono spesso il ruolo di  "stabilizzatori" del proprio territorio. Cosa succede però quando a scomparire sono loro? Questo processo è stato studiato tramite la scomparsa recente dei leoni in alcune zone dell'Africa, che ha causato delle profonde alterazioni ecologiche all'interno di alcune comunità di gazzelle e altri erbivori, ma anche dal punto di vista floristico e vegetazionale. Fin quando infatti i leoni si nutrivano normalmente, svolgendo il proprio lavoro di "specie chiave di volta", come affermano gli esperti, questi territori erano ricchi di arbusti e piante di alto fusto e non presentavano delle popolazioni di erbivori troppo numerose.

Quando i leoni però cominciarono a scomparire per via della caccia, diverse comunità animali cominciarono a risentire degli effetti negativi, tra cui un boom demografico che ridusse gli ettari coperti da vegetazione, e una conseguente pandemia, dovuta all'aumento improvviso degli animali erbivori presenti all'interno del territorio.

È stato inoltre dimostrato che la scomparsa dei carnivori può provocare anche un cambiamento nell'atteggiamento degli erbivori, che porta ad una loro maggiore confidenza e sicurezza nei confronti della nostra specie. Ciò porta ovviamente gli animali a finire maggiormente vittima dei bracconieri o degli incidenti stradali e rischiosi incontri ravvicinati con la nostra specie.

È possibile osservare questo mutato atteggiamento degli erbivori dovunque siano stati eliminati o allontanati i predatori. Il danno però probabilmente più grave che sorgerebbe il giorno in cui i predatori dovessero scomparire da un territorio è quello inerente l‘alterazione delle relazioni ecologiche. 

Erbivori precedentemente sotto controllo potrebbero iniziare infatti a competere per le stesse risorse, come ad attaccarsi a vicenda per il controllo del territorio. Avendo infatti margini demografici di crescita quasi infiniti, legate esclusivamente a quanto cibo possono ingerire o può produrre l'ambiente, in questo caso l'ostacolo maggiore per ottenere il massimo successo riproduttivo sarebbe la presenza degli altri animali che consumano le stesse tipologie di risorse.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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