Spesso sentiamo parlare della possibile estinzione delle api e delle sue catastrofiche conseguenze per l'umanità. Tuttavia, su questo tema circolano molte notizie confuse o vera e propria disinformazione. Frasi mai pronunciate da scienziati come Einstein vengono citate di continuo, e si fa quasi sempre riferimento soprattutto alle api domestiche, quelle che producono il miele. In realtà, le api domestiche stanno benissimo, con popolazioni in aumento grazie all'apicoltura e all'allevamento diretto da parte dell'uomo.
Finché ci sarà l'uomo sulla Terra, le api domestiche probabilmente non si estingueranno mai. Quelle in pericolo sono infatti le api selvatiche, un insieme di oltre 20.000 specie che stanno rapidamente diminuendo in tutto il globo come tanti altri animali. Questi piccoli insetti, come bombi, api solitarie, osmie e tantissime altre specie, sono instancabili e fondamentali impollinatori. Perciò, la loro eventuale estinzione avrebbe probabilmente conseguenze anche molto gravi sia per gli ecosistemi e per la biodiversità, che per l'umanità.
Perché le api sono importanti
Le api domestiche sono senza dubbio importanti per l'impollinazione e l'economia, anche grazie alla produzione di miele. Tuttavia, le api selvatiche, come bombi, osmie e api solitarie, rivestono un ruolo ancora più cruciale. Questi insetti sono fondamentali per l'impollinazione di una vasta gamma di piante, sia selvatiche che coltivate, contribuendo in modo significativo alla biodiversità e alla stabilità degli ecosistemi. Le api selvatiche sono quindi essenziali per la riproduzione di molte specie vegetali, che a loro volta sostengono una varietà di animali e mantengono in salute e in armonia gli habitat naturali.
Inoltre, le api selvatiche sono vitali per la produzione di numerosi frutti e verdure che consumiamo quotidianamente. Senza di loro, la produttività agricola sarebbe drasticamente ridotta, compromettendo la disponibilità e la diversità di cibo. L'importanza delle api selvatiche va quindi oltre la semplice impollinazione, estendendosi al mantenimento della biodiversità, al funzionamento degli ecosistemi e alla sicurezza alimentare globale. Preservare queste e altre specie è essenziale per il benessere e la produttività degli ecosistemi e per garantire la nostra stessa produzione alimentare a lungo termine.
Cosa comporta l'estinzione delle api
È chiaramente impossibile prevedere con esattezza cosa accadrebbe se le api si estinguessero, ma le conseguenze sarebbero quasi sicuramente molto negative. Gli ecosistemi, per come li conosciamo oggi, subirebbero cambiamenti drastici. Molte piante si estinguerebbero o si riprodurrebbero più lentamente, portando a una trasformazione radicale dei paesaggi vegetali. Questa trasformazione influenzerebbe poi a cascata le comunità animali che dipendono dalle api e dalla vegetazione per nutrimento e habitat.
La scomparsa delle api causerebbe quindi molto probabilmente l'estinzione di molte altre specie animali e vegetali, e anche l'aumento di altre, alterando irrimediabilmente la composizione e il funzionamento di interi ecosistemi. Tuttavia, anche la produzione di cibo mondiale verrebbe molto probabilmente gravemente compromessa. Molti frutti, verdure e semi, che dipendono dall'impollinazione, vedrebbero probabilmente una drastica riduzione nella produzione.
Questo non solo ridurrebbe la disponibilità di alimenti sani e nutrienti, ma aumenterebbe anche i costi agricoli e la vulnerabilità delle forniture alimentari globali. In definitiva, l'estinzione delle api selvatiche, rappresenterebbe una minaccia significativa per la biodiversità, la sicurezza alimentare e la stabilità degli ecosistemi su scala globale. È bene specificare che stiamo ragionando per assurdo e prendendo in considerazione migliaia di specie diverse sparse per il mondo. Un loro eventuale e improvvisa estinzione sarebbe un evento altamente improbabile, soprattutto in questi ordini di grandezza.
Quanto vivremmo senza le api?
Spesso leggiamo o sentiamo citare la ormai famosissima frase «Se l'ape scomparisse dalla faccia della Terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita», attribuita al fisico Albert Einstein. Tuttavia, non esiste alcuna prova che lo scienziato abbia mai scritto o pronunciato questa frase. Si tratta più che altro di uno slogan iniziato a circolare nella seconda metà degli anni 90 grazie agli apicoltori, che continuano a volte a utilizzarlo per portare acqua al proprio mulino o che viene usato, generalmente, per attirare l'attenzione sulla scomparsa degli insetti.
In ogni caso, non potremmo naturalmente mai sapere se e per quanto tempo riusciremmo a sopravvivere senza api. Con tutta probabilità – sempre ragionando per assurdo – riusciremmo in ogni caso a sopravvivere, anche se con molte difficoltà. Tuttavia, è fondamentale sensibilizzare e attirare l'attenzione sull'importanza degli impollinatori, non solo api, ma anche vespe, farfalle e falene, sirfidi, coleotteri e persino uccelli e pipistrelli. Senza impollinatori, la vita e la produzione alimentare per come la conosciamo oggi sarebbe di certo molto diversa.
Gli impollinatori contribuiscono notevolmente all'alimentazione umana, migliorando notevolmente la resa e la qualità delle colture. Circa il 75% delle colture a più alta produzione globale riceve almeno qualche beneficio dall'impollinazione degli animali. Sebbene queste colture rappresentino circa il 35% della produzione agricola globale, includono molti alimenti indispensabili e ricchi di nutrienti, come frutta, verdura, legumi e noci. È stato stimato che, in assenza di impollinatori animali, le forniture globali di frutta diminuirebbero del 22,9%, quelle di verdura del 16,3% e quelle di noci e semi del 22,1%.
È perciò fondamentale continuare ad attirare l'attenzione sulla crisi della biodiversità e sull'importanza e il declino degli insetti impollinatori. Tuttavia, non bisogna fare confusione, disinformazione o addirittura strumentalizzare una crisi creando allarmismo. Con una corretta informazione e la sensibilizzazione sull'importanza degli impollinatori tutti, non solo le api, possiamo accrescere la nostra consapevolezza e intraprendere azioni più concrete per la loro conservazione e anche per la nostra sicurezza alimentare futura.