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1 Ottobre 2023
19:00

Cosa accade se un cane si accoppia con una volpe?

Cani e volpi sono due specie simili, che appartengono alla famiglia dei Canidae. Tra loro ci sono però numerose differenze, in quanto appartengono a generi diversi. Per questo la nascita di un ibrido di cane e volpe è ritenuto dagli scienziati impossibile, anche se di recente si è parlato di un possibile caso di ibridazione.

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Cani e volpi sono due specie molto simili fra di loro, che appartengono alla famiglia dei Canidae. A differenza però di quanto ritenuto da molti, non appartengono allo stesso genere ed è per questo se l'eventuale nascita di un ibrido è ritenuto dagli scienziati semplicemente impossibile, perché sono troppo distanti dal punto di vista riproduttivo per dare vita a una prole.

Anche la recente notizia che prende in considerazione la nascita di un ibrido volpe-cane, descritto in maniera approfondita in un articolo pubblicato sulla rivista Animals, in realtà conferma questo dato e ci dimostra quanto è complesso fare giornalismo scientifico, quando avvengono dei veri e propri fraintendimenti mediatici. L'animale infatti studiato dai biologi brasiliani era infatti sì un ibrido, ma frutto dell'unione di un cane con una volpe di Azara (Lycalopex gymnocercus),che tuttavia non ha niente a che fare con le volpi che solitamente siamo abituati ad osservare nei nostri boschi o nelle campagne.

Andando infatti a studiare la tassonomia di queste specie, noteremo che il cane domestico appartiene alla tribù dei Canini e alla specie Canis lupus familiaris, mentre le volpi appartengono alla tribù dei Volpini e al genere Vulpes. Un genere completamente a sé stante rispetto Lycalopex, che è invece molto più vicino ai lupi e agli sciacalli dal punto di vista evolutivo. Il fatto poi che il Lycalopex gymnocercus venga genericamente definito dagli scienziati volpe di Azara è una questione diversa, che si basa su questioni storiche e culturali.

Parlando però nello specifico di volpi e cani, è indubbio che tra questi animali ci sono molte somiglianze, ma anche di varie differenze, fra cui la più importante rimane sicuramente il diverso approccio alla socialità. Mentre il cane infatti è un animale fortemente sociale, che apprezza la compagnia e va alla ricerca di potenziali amici e compagni anche quando si trova allo stato brado, le volpi invece prediligono molto di più la solitudine. Al massimo quest'ultime formano gruppi di 4-6 esemplari durante le stagioni più complicate e non sono mai state davvero addomesticate dall'uomo.

Un'altra differenza notevole che si può osservare fra queste due specie è quella legata alle dimensioni, visto che i cani a secondo delle razze possono superare abbondantemente i 40 kg e i 100 cm al garrese, mentre le volpi in tutto il mondo non superare mai i 50 cm di altezza e i 15-20 kg di peso. La coda delle volpi inoltre, in rapporto a quella dei cani, è molto più voluminosa e folta, rispetto alla proporzione del loro corpo.

Cani e volpi hanno ovviamente orecchie grandi, la stessa tipologia di vista e muso affusolato. Ciò però che ha indotto gli scienziati a credere che fosse impossibile un eventuale accoppiamento fra questi animali si nasconde all'interno del nucleo delle loro cellule. I cani infatti presentano 78 cromosomi nel loro genoma, mentre le volpi – a secondo della specie – possono disporre fino ad un massimo di 34 cromosomi. Questa differenza è fondamentale per capire perché non esisterà mai un ibrido fra queste specie.

Prima di passare al prossimo paragrafo un inciso. La volpe di Azara presenta 74 cromosomi e dunque a sua volta presenta un numero di cromosomi ridotto rispetto a quello dei cani. Visto però Lycalopex gymnocercus e Canis lupus familiaris appartengono a generi molto vicini, dal punto di vista storico ed evolutivo, è possibile dunque che una minima capacità riproduttiva incrociata sia rimasta, consentendo la nascita dell'ibrido infertile di cui abbiamo parlato sopra, che aveva a disposizione 74 cromosomi. Una via di mezzo insomma fra i corredi genetici dei genitori.

Può un cane accoppiarsi con una volpe?

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Le ragioni che impediscono a cani e volpi di accoppiarsi, dando prole vivente, sono molte. Come detto, la più importante è legata alla differenza del numero di cromosomi. Per capire però come questo possa influenzare o meno la nascita di un ibrido, dobbiamo compiere prima un piccolo ripasso di biologia.

Due organismi possono considerarsi interfertili fra di loro quando di solito presentano un corredo genetico equivalente, che presenta lo stesso numero di cromosomi. Se infatti i due organismi disponessero di un numero cromosomico molto differente, come quello che è presente fra volpi e cani, le loro cellule sessuali non riuscirebbero a riconoscersi e a compiere i processi necessari per lo sviluppo di un embrione. In breve, possiamo dire che il DNA proveniente dagli spermi e dagli ovuli non arriverebbe a fondersi,  poiché i cromosomi non riuscirebbero ad appaiarsi in maniera corretta.

Questo fattore è talmente importante che in generale la definizione del concetto biologico di specie si basa proprio su questo: una specie è costituita solamente da quei gruppi di organismi che sono effettivamente o potenzialmente interfecondi e riproduttivamente isolati da altri gruppi.

Tale legge fu definita da Enrst Mayr negli anni 40 del secolo scorso e per quanto sia stata presa di mira da tantissimi critici, che accusavano gli scienziati di non prendere in considerazione gli ibridi, la storia ha in realtà poi portato a diverse prove scientifiche che hanno comprovato la validità di tale definizione.

È vero infatti che in natura sono presenti diversi ibridi e che questi sono il frutto dell'unione di specie differenti, ma è anche vero che gran parte dei loro genitori appartiene a specie geneticamente simili fra di loro e che si sono separate filogeneticamente solo molto recentemente, nel corso degli ultimi milioni di anni.

Un'altra ragione che impedisce a questi animali di riprodursi è legata all'impossibilità degli spermi di entrare all'interno dell'ovulo dell'altra specie, che è una conseguenza diretta di quello che abbiamo scritto sopra. Uno spermatozoo per svolgere il suo lavoro deve infatti fondere la propria testa – definito scientificamente come acrosoma – all'interno della membrana cellulare dell'ovulo, che in generale concede l'ingresso solo a quelle cellule sessuali maschili che presentano un profilo molecolare specifico della specie o del genere. E visto che volpi e cani sono talmente lontani dal punto di vista riproduttivo da avere anche delle difficoltà di riconoscimento fra i gameti, ciò impedisce materialmente agli ovuli di accettare l'ingresso di uno spermatozoo per loro alieno.

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Le pubblicazioni delle foto dell’ibrido cane–volpe di Azara hanno fatto scatenare letteralmente il web

Cosa dire però degli altri ibridi? Perché il genoma della volpe di Azara è stato riconosciuto e a permesso la nascita di un piccolo essere metà cane e metà Lycalopex gymnocercus?

Anche qui, le ragioni possono essere molteplici. Abbiamo già detto che la volpe di Azara in realtà non è una vera volpe e che in realtà è molto più simile ai cani e agli sciacalli di quanto è possibile apprezzare esclusivamente con lo sguardo. Visto però che tale specie è vicina filogeneticamente alle altre, è molto probabile che dal punto di vista cellulare i gameti siano riusciti a riconoscersi, anche tramite qualche errore effettuato durante la meiosi, il processo di divisione cellulare degli organismi eucarioti con il quale vengono prodotti le cellule sessuali.

Dobbiamo infatti ricordare che la nascita di questo ibrido è stato un evento eccezionale, mai osservato prima d'ora in natura né in allevamento e che quindi è da considerarsi un fenomeno raro, molto meno frequente rispetto alla nascita di ibridi di cane-lupo o di cane-sciacallo. Ovviamente però la fusione di gameti con corredo cromosomico differente ha avuto delle conseguenze, con una rielaborazione genetica molto importante, che ha reso disponibile al nascituro un DNA che presentava un numero cromosomico intermedio, di 34 elementi.

Come riconoscere un ibrido cane-volpe di Azara

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Un esemplare di Lycalopex gymnocercus

L'ibrido scoperto dai ricercatori brasiliani era abbastanza diverso sia dai suoi genitori (cani e volpi di Azara) che dalle volpi stesse. Aveva un pelo scuro, che ricorda probabilmente il manto dei cani, ma presentava un muso e un paio di orecchie lunghe e appuntite che ricordano molto di più la specie Lycalopex gymnocercus.

Disponeva anche di una macchia bianca, al centro del petto, una caratteristica che è molto presente in alcune tipologie di cani che sono senza pedigree, mentre la coda ricordava sicuramente quella della volpe di Azara, visto che era molto folta e presentava una punta più scura.

Da sottolineare anche le dimensioni stesse del petto e dell'addome dell'ibrido, che presentavano un mix di caratteristiche provenienti da entrambi i genitori. In generale però si può affermare che l'animale in questione era snello, magro e molto agile, almeno secondo le descrizioni degli scienziati che hanno scritto l'articolo.

Apprendiamo dallo studio che gli scienziati avevano chiamato l'animale Doxim e che era una femmina di circa due anni. Era stata recuperata dopo un incidente d’auto, ma purtroppo è morta all'inizio di quest'anno all'interno del centro di recupero per la fauna selvatica di Mantenedouro São Braz, nella città di Santa Maria, per cause ancora ignote.

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Dalle foto messe a disposizione, l'animale sembrava vigile, attento e presentava di certo una curiosità innata nei confronti dei suoi soccorritori, una caratteristica probabilmente ereditata dal genitore canino. I suoi occhi scuri, color marrone, sono tuttavia molto più simili a quelli dei coyote, visto che cani con queste tonalità di colore sono molto rari.

Dall'indagine genetica del suo DNA mitocondriale – di provenienza materna – sappiamo inoltre che Doxim era il frutto dell'unione di un cane maschio e di una femmina di volpe di Azara. Questo ha portato a pensare che l'esemplare fosse fertile almeno ne confronti di altri Lycalopex gymnocercus di sesso maschile, ma questo non è propriamente certo perché purtroppo – giunta al centro di recupero – Doxim fu sterilizzata e i suoi eventuali ovuli sono andati perduti, impedendo ai ricercatori di comprendere se fosse fertile o meno.

Con la morte dell'animale e la pubblicazione dell'articolo, ciò che rimane di questa scoperta, oltre alle molteplici domande sorte sulla sua origine e natura, è ovviamente il grande fermento mediatico che è rimasto riguardo al tema dell'ibridazione.  Tuttavia, assicurano i ricercatori, non bisogna guardare al successo mediatico di questa notizia con livore o sospetto, poiché grazie a esso i ricercatori probabilmente cominceranno a trovare nuovi fondi da impiegare per effettuare nuovi studi inerenti alla biologia di Lycalopex gymnocercusche consentiranno di proteggere meglio le comunità delle Pampas in cui questi piccoli predatori sopravvivono.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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