È stata curata dalle ferite del primo attacco ma, appena liberata, è stata di nuovo aggredita dalla stessa rivale. La povera cornacchia perseguitata da un altro corvide è stata quindi riportata in ambulatorio all'Enpa di Genova e poi rilasciata in natura lontano dal punto di ritrovamento originario. Un atteggiamento che non stupisce gli esperti perché questi uccelli sono estremamente intelligenti, per cui non meraviglia il fatto che l'altra cornacchia abbia riconosciuto la sua rivale e l'abbia riattaccata, probabilmente per motivi territoriali.
La cornacchia è tra le tante specie di uccelli che oramai da anni hanno lasciato il loro habitat per vivere nelle nostre città. Pur essendo un animale nato per vivere tra macchie alberate e spazi aperti, si è adattata magnificamente all'urbanizzazione umana dove, essendo un uccello onnivoro, sfrutta gli avanzi che trova tra i rifiuti cittadini.
Non sono volatili che godono di una popolare simpatia, anche per il loro gracchiante verso alquanto stridente e lugubre. Basti pensare che Alfred Hitchcock, per il suo film "Gli uccelli", ha usato anche questa specie sapendo che nell'immaginario collettivo sono animali inquietanti. Sono, tra l'altro, anche molto territoriali e quando trovano una zona a loro congeniale per la ricchezza di cibo la difendono da qualunque intruso. Proprio come è avvenuto alla cornacchia ricoverata al Cras di Campomorone gestito dall'Enpa; grazie alla segnalazione di un cittadino, l'uccello è stato recuperato gravemente ferita, malconcio e soprattutto stravolto dopo uno scontro con un suo simile.
Dopo il recupero la cornacchia aggredita è stata curata e rimessa in forze grazie alle terapie necessarie. Una volta ristabilita, i volontari hanno provveduto a rimettere in libertà il volatile nella stessa zona dove l'avevano trovata, come fanno spesso con altri animali recuperati. Non potevano però aspettarsi che al momento del rilascio si ripresentasse nuovamente la cornacchia"killer" che le si è scagliata contro lasciandola, dopo un nuovo combattimento, praticamente esamine al suolo.
Per fortuna anche in questa occasione i volontari sono corsi ai ripari e, dopo aver prestato ulteriori cure alla povera "scornacchiata", l'hanno rimessa in libertà ma questa volta in una zona ben lontana dalla sua rivale. «Riportare un esemplare al luogo di appartenenza è la doverosa prassi per permettergli di riprendere la sua vita con meno intoppi possibili – spiegano dal Cras – Il resto sono dinamiche naturali in cui è giusto intromettersi il meno possibile. La seconda volta, col senno del poi, abbiamo comunque deciso di fare un "favore" alla nostra cornacchia e rilasciarla altrove». Tutto è bene ciò che finisce bene anche per le cornacchie.