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15 Ottobre 2023
7:37

Convivere con i selvatici è possibile, Enpa contro Salvini: «Dovrebbe informarsi prima di parlare»

L’Enpa non usa sottintesi per dire al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che sugli animali selvatici e la loro gestione, non sa di cosa parla. Uno scontro nato dopo le parole «fauno-fobiche» espresse dal vicepremier al Villaggio Coldiretti al Circo Massimo a Roma.

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«Sappiamo bene quanto ai politici stia a cuore la rincorsa del consenso elettorale, tuttavia sarebbe buona norma che costoro si informassero meglio sul contenuto delle proprie dichiarazioni». L’Enpa non usa sottintesi per dire al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che sugli animali selvatici e la loro gestione, non sa di cosa parla. Uno scontro nato dopo le parole «fauno-fobiche» espresse dal vicepremier al Villaggio Coldiretti al Circo Massimo a Roma in un discorso «intriso di fake news», come replicato dall’Ente nazionale protezione animali.

Secondo l’associazione, infatti, Salvini dicendo che «in alcune zone agricole ci sono dei carnivori, penso al proliferare di lupi e di cinghiali, che non sono compatibili con l'attività umana», si è lasciato andare a dichiarazioni ideologiche acchiappa voti che nulla hanno a che vedere con la verità. Infatti, replica l’Enpa, «se il ministro si fosse informato avrebbe scoperto che, contrariamente a quanto detto, i cinghiali non sono carnivori ma onnivori e che la loro dieta si basa in prevalenza sui vegetali, ma, soprattutto, avrebbe scoperto che la convivenza tra attività antropiche e fauna selvatica è possibile anche nei contesti più complessi».

Un’affermazione quella dell’associazione animalista per nulla campata in aria, ma ampiamente dimostrata da tempo da tutti gli allevatori e agricoltori virtuosi che la compatibilità con i selvatici l’hanno trovata grazie all’utilizzo dei nuovi strumenti indicati dal mondo scientifico. Strumenti che, difficile dare torto all’Enpa, «i politici boicottano da decine di anni, poiché, evidentemente il vero scopo non è quello convivere ma di autorizzare fucilate a più non posso».

Del resto non è un mistero che, conclude l’associazione «oggi vengano promosse continuamente campagne persecutorie contro gli animali selvatici scatenando, all’interno della stessa maggioranza, una rincorsa a chi fa più disinformazione allo scopo di farsi portavoce delle istanze più estremiste del mondo venatorio e zootecnico». Ma convincere Salvini di aver detto delle cose errate non è semplice, soprattutto ascoltando il resto del suo discorso che tutto rappresenta, tranne che una visione aperta e pronta ad ascoltare istanze diverse da quelle da lui espresse: è chiaro quando parla della pesca, per esempio, che secondo lui « è messa a rischio da alcune normative europee demenziali».

«Penso al divieto della pesca a strascico e all’impossibilità di ripopolare i nostri fiumi e i nostri laghi con alcune specie come la trota fario, mentre intanto nel Po ci sono pesci siluro che hanno le dimensioni di balenottere azzurre» dice, affermazione che anche in questo caso manca completamente delle notizie base, visto che le specie aliene nel nostro territorio sono state tutte introdotte dall’uomo. Infine, per concludere un discorso che altro non ha fatto che mettere in risalto le posizioni antropocentriche e speciste del ministro e di tanta parte ancora di politica e popolazione, Salvini chiude ammettendo che «un equilibrio tra fauna e presenza umana serve sempre», aggiungendo però che questo è vero a patto che «non preveda l’espulsione dell’uomo» e che lo stesso vale quando si parla della tutela della nutria, «che se però se fa crollare gli argini che allagano paesi e città, tanti saluti alla nutria. La vita dell’uomo è più preziosa».

Al di là della posizione di Salvini che da un lato vuole pene esemplari per chi abbandona gli animali o li maltratta e dall’altro ritiene di poterli uccidere senza problemi proprio perché sono animali e non esseri umani, difficile non osservare e non rilevare quanto sia proprio la natura del rapporto fra modernità e la questione animale ad essere molto ambigua. È innegabile, infatti, l’emergere ovunque di un notevole interesse per la vita e il benessere degli animali non-umani, tuttavia il fenomeno si rivela al quanto incoerente con l'ancora altissimo numero di animali uccisi per fini alimentari, cosmetici, scientifici e “sartoriali”. I dati in tal senso, pur sembrando solo una lista di numeri, rendono molto bene l’idea di quanto ci sia ancora da fare affinché gli animali siano davvero considerati esseri meritevoli di vivere un’esistenza degna.

Ogni anno sono circa 150 miliardi gli animali che vengono ammazzati, cifra, peraltro, calcolata al ribasso, visto che include solo le uccisioni per scopo di nutrizione. Tra le specie più soppresse ci sono proprio i bufali 23 milioni all'anno, ma niente, comunque, rispetto alle stragi di polli 45,9 miliardi, anatre 2,3 miliardi, maiali 1,2 miliardi, conigli 857 milioni, tacchini 691 milioni, oche 533 milioni, pecore 515 milioni, capre 345 milioni, mucche 292 milioni. Ma l'elenco della carneficina prosegue con 65 milioni di roditori, 63 milioni di uccelli, 4 milioni di cavalli, 3 milioni di asini e muli. Chiudono la classifica, 2 milioni di cammelli e dromedari che per fortuna, almeno nel nostro Paese, non hanno gran mercato.

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Simona Sirianni
Giornalista
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