Torino si muove contro il fenomeno dell’avvelenamento dei cani con esche avvelenate e bocconi chiodati posizionati da veri e propri delinquenti nei parchi cittadini, nei giardini e nelle aree cani dei Comuni della città. L’Amministrazione ha deciso di intensificare il suo impegno per contrastare questa orribile pratica pianificando una vigilanza svolta dal nucleo operativo faunistico della Polizia locale ancora più attiva. Per farlo ha predisposto, e ultimato, il censimento delle aree cani comunali, grazie al quale si avrà a disposizione una mappatura precisa utile per la programmazione dei controlli degli agenti metropolitani e l’affissione di cartelli di informazione ai cittadini.
Il censimento delle aree cani, però, non è stata l’unica azione messa in campo dal Comune: è stata avviata, infatti, anche una campagna di sensibilizzazione, rivolta anche ai pet mate affinché anche loro siano parte in causa della difesa del proprio cane, controllandolo di più, ma segnalando anche la presenza di esche qualora ne trovassero nelle zone frequentate. L’idea è quella di convincere sempre più i cittadini di quanto la tutela dell'ambiente e la sicurezza dei propri amici sia una responsabilità condivisa, che richiede un impegno collettivo.
Le esche avvelenate sono davvero un motivo di grande preoccupazione per i pet mate ma non di meno lo sono per gli esperti di conservazione della fauna selvatica che hanno a che fare con persone senza scrupoli che utilizzano sostanze tossiche per controllare le popolazioni indesiderate di parassiti o animali considerati dannosi senza preoccuparsi minimamente che l’uso indiscriminato di tali sostanze può avere effetti devastanti sull'ambiente e può mettere in pericolo la vita degli animali, domestici e selvatici, che entrando in contatto con le esche avvelenate possono subire gravi danni alla salute o morire.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci sono gli avvelenamenti secondari, ovvero uccelli, mammiferi, rettili, che molto spesso muoiono perché si nutrono di prede già avvelenate precedentemente dalle esche. Tornando alle aree cani, poi, come purtroppo sappiamo, sono luoghi ad alto rischio, poiché i cani esplorano e annusano tutto ciò che li circonda, diventando particolarmente vulnerabili a questo pericolo. Per non parlare dei gatti che vagano liberamente negli spazi verdi senza nemmeno il possibile controllo del proprio umano.
Il problema non è limitato ai parchi o ai giardini della città, dove le esche vengono utilizzate in maniera scandalosa per liberarsi addirittura dei cani dei vicini che disturberebbero, ma è molto diffuso anche nelle aree montane e rurali dove le esche avvelenate vengono usate pensando di difendere il bestiame dai lupi, ma anche per liberarsi della concorrenza di volpi e rapaci nella caccia di lepri e fagiani. Queste persone non sanno evidentemente, che però il veleno non sceglie le sue vittime, ma può contaminare corsi d’acqua e terreni, quelli che si vorrebbero difendere, provocando danni incalcolabili agli ecosistemi anche nel tempo.
Per contrastare il fenomeno, quindi, l'Amministrazione impiega ormai da tempi i cani antiveleno, specializzati nell’individuare quantità anche minime di sostanze tossiche sparse sul terreno. Da alcuni anni la città dispone di un’unità cinofila antiveleno della Polizia locale, composta dall'ormai famosa Myrtille, pastore australiano e dal suo conduttore, l’istruttore direttivo di vigilanza e vice commissario Carlo Geymonat.
Le ispezioni dell’unità cinofila hanno una funzione di prevenzione e deterrenza, per far capire a chi si macchia di questo odioso reato che non sempre può farla franca. A fare la differenza, però, il rispetto da parte dei pet mate delle regole di comportamento, raccogliendo le deiezioni, ma soprattutto non lasciandoli liberi nei parchi e controllando il loro comportamento, per evitare che durante le passeggiate al guinzaglio possano trovare e ingoiare cibo non sicuro. Nel caso poi si trovino bocconi avvelenati è di fondamentale importanza segnalarlo immediatamente alle forze dell’ordine che siano Vigili Urbani, Carabinieri Forestali, Polizia Metropolitana o agli uffici sanitari competenti che lavorano in sinergia. Chiamando, infatti, il numero di emergenza 112, si consente alla rete di attivarsi per la bonifica dei luoghi segnalati.