A Barcellona, in Spagna, la collaborazione tra l’Ufficio comunale per la Protezione degli Animali e la Guardia Urbana ha permesso la confisca di sei cuccioli di cane utilizzati nel Puppy Yoga. Questa pratica è sempre più di moda e appassiona un numero sempre crescente di clienti interessati ad abbinare lo yoga alle coccole, ma il pubblico è spesso ignaro di ciò che si nasconde dietro. Dagli illeciti riguardo la provenienza e la tracciabilità degli animali fino ai rischi per la loro qualità di vita, sono numerosi i punti critici, che Comuni, Forze dell’ordine e Servizi Veterinari Pubblici non potranno più ignorare.
Il Puppy Yoga, come dice la parola stessa, è la pratica dello yoga accompagnata dalla presenza di teneri cuccioli di cane che rendono la sessione più dolce e giocosa agli occhi dei e delle clienti. Questo nuovo modo di utilizzare gli animali, nello specifico cuccioli di razza, sta diventando di moda in molte città, sia all’estero che in Italia. Numerose strutture stanno aprendo con questo fine e tante delle già esistenti stanno facendo la corsa per adeguarsi a questo nuovo trend e cavalcare l’onda del profitto generato dal desiderio di tenerezza dei clienti.
I partecipanti a queste sessioni di solito non sono consapevoli di ciò che si nasconde dietro un bel cucciolo che fornisce la possibilità di interazione, coccole e carezze. Infatti dietro la pratica si può nascondere un mondo di sfruttamento, allevamento e vendita illegale e perfino di maltrattamento.
A Barcellona lo scorso gennaio una cittadina aveva contattato la ONG locale FAADA (Fundación para el Asesoramiento y Acción en Defensa de los Animales, la Fondazione per la consulenza e l’azione in difesa dei diritti degli animali) per informare che in un centro yoga della città si stavano utilizzando cuccioli di cane durante le sessioni. La testimone riferiva inoltre che i cuccioli erano utilizzati per lungo tempo in diverse sessioni di yoga, passando numerose ore svegli e mostrando chiari sintomi di stanchezza.
D’altra parte, la società promotrice di questa attività riferiva sul suo sito che collaborava con rifugi, con l'intenzione di promuovere le adozioni. In realtà i cuccioli, tutti di razza, provenivano da negozi di animali e durante le sessioni era fornita ai partecipanti la possibilità di acquistarli.
Con le informazioni ottenute e le successive prove raccolte, la Fondazione ha potuto provvedere alla comunicazione e al deposito della denuncia presso l'Ufficio per la protezione degli animali del Comune di Barcellona (la OPAB, Oficina de Proteción de los Animales de Barcelona).
L’intervento del personale dell’OPAB e delle forze dell’ordine locali, la Guardia Urbana, ha permesso la confisca immediata degli animali. Tutti i cuccioli sequestrati presentavano irregolarità nell'identificazione e l'impossibilità di effettuare la tracciabilità sanitaria dovuto alla manipolazione dei libretti sanitari. Quattro di loro inoltre provenivano da Paesi al di fuori dell'Unione europea, con passaporti falsificati e senza il rispetto del programma di vaccinazione antirabbica. Gli animali sono poi risultati positivi alla giardiasi, una parassitosi intestinale grave e che se non trattata correttamente può diventare cronica. Questa malattia è inoltre una zoonosi, il ché ci delinea un ulteriore rischio per il pubblico, oltre che per gli animali.
Dopo la confisca, i cuccioli sono stati tutti ammessi presso il canile municipale di Barcellona e, a seguito del trattamento, hanno rapidamente trovato adozione.
Le preoccupazioni legate a questa nuova moda sono sempre maggiori e le fonti che ci informano rispetto ai rischi legati a questa pratica sono allarmanti e assolutamente realistiche. Una volta identificate le criticità di questa pratica-tormentone, ci auguriamo che Comuni, Forze dell’ordine e Servizi Veterinari Pubblici anche in Italia svolgano i dovuti controlli e, dove accertati gli illeciti e i rischi per gli animali, si proceda ai sequestri e alle sanzioni.