Anche quest'anno si conclude positivamente la battaglia di molti gruppi ambientalisti siciliani che si battono per escludere la tortora selvatica (Streptopelia turtur) dal calendario venatorio regionale. Pochi giorni fa, infatti, il presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa, Ermanno De Francisco, ha fatto valere l'ordinanza n. 242/23 con la quale è stata rigettata la domanda di sospensione della sentenza del Tar dell'anno scorso, che prevedeva la richiesta di poter ricominciare a cacciare la tortora selvatica sull'isola.
Tale domanda era stata presentata da diverse associazioni venatorie sostenute dall'Assessorato regionale dell'Agricoltura. Con il parere negativo del massimo organo della giustizia amministrativa operante in Sicilia, ora la strada si fa molto più difficile per i cacciatori siciliani, che anche quest'anno non potranno cacciare una specie considerata fondamentale per gli ecosistemi dell'isola e in forte declino in tutta Europa.
Festeggiano le diverse sigle ambientaliste che hanno seguito per oltre un anno la vicenda, in attesa che le leggi a tutela della biodiversità venissero garantite. Tra queste Wwf Italia, Legambiente Sicilia, Lipu, Lndc Animal Protection, Enpa e Lac, che avevano criticato aspramente le modalità e le ragioni che avevano motivato la Regione Sicilia ad autorizzare il prelievo di questa specie.
Il sistema proposto dall'Assessorato prevedeva infatti che i cacciatori dovessero registrare ogni esemplare ucciso appartenente a questa specie all'interno di un portale telematico fornito dalla Regione. Per ogni data inserita all'interno del calendario venatorio, i cacciatori avevano a disposizione alcune ore per comunicare il numero di esemplari uccisi, dopo essersi registrati tramite SPID o tramite Pec, fornendo un'immagine dell'animale abbattuto. Non appena il contatore del portale avrebbe raggiunto la quota massima di 3.300 tortore uccise, il sistema avrebbe poi bloccato la caccia alla specie, inviando un sms a tutti i cacciatori registrati.
Un metodo che in teoria avrebbe dovuto permettere di garantire sia la sopravvivenza della tortora che la possibilità di sparare agli animali, ma che secondo gli ambientalisti avrebbe solo favorito la caccia indiscriminata a questa specie.
«Ancora una volta respinte le forzature di Regione e associazioni venatorie e confermata la prevalenza del principio di non arrecare pregiudizio per la fauna selvatica quale patrimonio dello Stato», hanno dichiarato le associazioni Wwf Italia, Legambiente Sicilia e Lipu, che da anni cercano di garantire la tutela delle specie migratorie. D'altronde non sono gli unici a pensarla così. La stessa Commissione UE, insieme al Ministero dell'Ambiente e della Transizione ecologica e all'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), ha infatti adottato un "Piano di Gestione internazionale per la Tortora selvatica", che prevede una serie di misure che la Regione Sicilia sembra però non aver adeguatamente recepito.
Le associazioni venatorie non sembrano tuttavia volersi arrendere. L'avvocato Alfio Barbagallo che rappresenta le associazioni Liberi Cacciatori Siciliani e Associazione nazionale cacciatori, insieme ad altre sigle venatorie, ha infatti dichiarato: «Non è vero che il Presidente del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana avrebbe bloccato il piano di prelievo della Tortora in Sicilia. Viceversa il contenuto dell’ordinanza riporta correttamente come sia stata respinta la domanda cautelare con la quale le concludenti Associazioni venatorie avevano chiesto la sospensiva della sentenza TAR di Palermo relativa al Calendario venatorio 2022/2023.».
Di parere opposto sono tuttavia i gruppi ambientalisti, che hanno dichiarato le affermazioni di Barbagallo sono utili solo per creare ulteriore confusione e produrre pressioni affinché a partire da quest'anno si possa sparare alle tortore. Seppur nel calendario venatorio di quest'anno sia stata reinserita questa specie nella lista regionale delle specie cacciabili, è anche vero che le associazioni stanno per richiedere nuovamente un ricorso al Tar, che dopo questo parere positivo del CGA e la sentenza dell'anno scorso, difficilmente si esprimerà a favore dei cacciatori.