In natura tutto è collegato da una rete intricatissima di interazioni ecologiche e come per ogni sistema complesso che si rispetti basta toccare anche solo un piccolissimo filo per generare una serie catastrofica di eventi a cascata.
Pensiamo a piante e animali (uomo incluso), incatenati tra loro in modi che stiamo a malapena iniziando a comprendere. Basta pensare che quasi il 90% di tutte le piante a fiore dipende da insetti e altri impollinatori per potersi riprodurre, incluso il 35% di tutte le coltivazione agricole mondiali, da cui l'uomo ovviamente dipende.
Le piante hanno bisogno dagli animali anche per spostarsi ma con sempre meno uccelli e mammiferi in giro per il mondo la loro capacità di dispersione si sta riducendo anno dopo anno e in un periodo di grandi sconvolgimenti climatici non è affatto una buona notizia.
Sono questi i risultati di un recente studio che si è guadagnato la copertina della prestigiosa rivista Science: secondo gli autori il drastico calo nel numero di uccelli e mammiferi ha già ridotto del 60% la capacità delle piante di disperdersi nell'ambiente e, di conseguenza, di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Circa la metà delle piante si affida agli animali per spargere in giro i proprio semi. Mammiferi e uccelli che si nutrono di bacche e frutti carnosi, in particolare, spostandosi (e defecando) portano in giro i semi, aiutando le piante a conquistare nuovi territori. Utilizzando i dati provenienti da più di 400 reti di interazioni note tra animali e semi, i ricercatori hanno quantificato in che modo la capacità di dispersione a livello globale delle piante cambia in relazione al numero degli animali, anche in virtù del fatto che, a causa dei cambiamenti climatici, le specie botaniche dovranno spostarsi in nuovi ambienti più adatti per la loro sopravvivenza.
I ricercatori hanno utilizzato migliaia di studi che analizzato quanto e in che modo i semi si spostano grazie a uccelli e mammiferi, quanto lontano vengono portati e con che percentuale questi germinano. I modelli mostrano che la capacità di dispersione delle piante si è purtroppo già notevolmente ridotta negli ultimi anni, proprio in concomitanza con le estinzioni e il declino delle popolazioni di uccelli e mammiferi. Ci sono regioni, come quelle temperate del Nord America, Europa, oppure in Sud America e Australia, in cui la ridotta capacità di dispersione dei semi in funzione dell'adattamento al cambiamento del clima, si è crollata fino addirittura al 95%.
Se non ci sono più animali che mangiano i loro frutti e che spargono in giro i semi, le piante non possono andare molto lontano e questo è un serio problema. I cambiamenti climatici stanno già stravolgendo gli habitat e senza uccelli e mammiferi in grado di portarle in salvo, molte piante sono destinate all'estinzione. Quando gli animali scompaiono da un ecosistema, non perdiamo solamente le specie in quanto tali, ma danneggiamo – a volte in maniera irreversibile – tutte le complesse reti ecologiche in cui sono coinvolti.
Questo studio conferma quindi come tutto ciò che riguarda il nostro Pianeta e gli ecosistemi naturali siano collegati, incluse la crisi climatica e quella della biodiversità. Solo arrestando il declino della fauna e ripristinando gli habitat naturali possiamo limitare il crollo nella capacità di dispersione delle piante, e dobbiamo anche darci una mossa. Le stesse piante che stanno avendo difficoltà ad adattarsi ai mutamenti del clima sono fondamentali – oltre che per produrre il cibo da cui dipendiamo – proprio per aiutarci a rallentare i cambiamenti climatici, e lo fanno immagazzinando il carbonio atmosferico al loro interno.