Cani e animali. Ognuno portatore di benefici all’altro. È così dai secoli dei secoli, è così per la capacità di entrambi ad entrare in relazione profonda scambiandosi benessere reciproco. Sfruttare questa predisposizione e metterla al centro di un progetto è il cuore di “Cambio rotta”, un percorso di crescita e arricchimento che coinvolge un gruppo di minorenni che hanno commesso reati di vario tipo (dallo spaccio di stupefacenti a reati contro il patrimonio) e che sono stati ammessi all’Istituto della Messa in Prova dal Tribunale minorile. Per loro, attraverso il progetto ideato dalla Fondazione onlus Cave Canem di Roma, si è aperto un corso teorico pratico in un canile romano che li porterà, in sei mesi, ad acquisire quelle conoscenze che in futuro potranno utilizzare per svolgere attività di accudimento di cani e gatti.
Il progetto “Cambio rotta”: minorenni problematici e cani
«Un nostro progetto per funzionare deve far bene due volte. Agli animali e alle persone», precisa la napoletana Federica Faiella, fondatrice assieme ad Adriana Possenti, della fondazione. «"Cambio rotta", come tutti i 12 progetti a cui stiamo lavorando da quando abbiamo inaugurato le nostre attività, nel luglio del 2019, parte proprio da questo concetto. Tenendo sempre ben presente il benessere degli animali e il coinvolgimento delle persone che, attraverso la possibilità di lavorare con i cani, possono trarne un grande beneficio». Unendo le forze con il CGM Centro Giustizia Minorile del Lazio, Abruzzo e Molise, con la USL per i minori e con il Tribunale minorile di Roma, la Fondazione Cave Canem ha strutturato un percorso formativo che affianca due volte a settimana, questi giovani agli operatori per imparare una corretta gestione degli animali del canile.
La formazione e la pratica sul campo
«Non improvvisiamo niente. I ragazzi che mostrano un interesse per questo tipo di attività vengono affiancati dalla nostra psicologa per valutare il loro profilo comportamentale. Quelli che decidono di partecipare impareranno a confrontarsi con una realtà complessa come quella di un canile privato di Roma, in zona Olgiata, dove sono alloggiati 440 cani e 320 gatti. Alla fine dei sei mesi di tirocinio, i più predisposti usufruiranno di una borsa lavoro grazie alla quale parteciperanno ad un ulteriore training di 3 mesi retribuito. Un certificato finale accerterà alla fine la preparazione raggiunta». Il momento della fondazione viene considerato fondamentale. «La parte teorica è importantissima ed è inerente alla sensibilizzazione verso la tutela degli animali dei giovani che partecipano al progetto. Ad occuparsene sono il magistrato Diana Russo, esperta in sequestri di animali, e Cristina Avanzo dei Carabinieri Forestali». A cominciare questo tirocinio sono stati in 14: per i più predisposti tra loro, alla fine del percorso si aprirà la possibilità di essere coinvolti in uno dei tanti progetti della fondazione.
La Fondazione Cave Canem
Nata nel 2019 come un’impresa sociale al femminile, Cave Canem si presenta come una vera e propria realtà imprenditoriale al femminile che vuole connettere le molte professionalità di chi ci si impegna, legate tutte dal filo rosso rappresentato dall’amore e il rispetto per i cani e gli animali. «Sin dall’inizio io e Adriana Possenti abbiamo pensato a Cave Canem come ad una realtà che sarebbe andata a coprire una lacuna in Italia, dove le realtà di volontariato sono moltissime ma manca uno spirito di impresa vera e proprio. Quello che invece vuol essere Cave Canem: un’impresa sociale che eroga servizi di tutela animale e ambientale». Ed è quello che ormai fa a tempo pieno la fondazione, che già può contare su un consiglio di amministrazione, un team di 5 professionisti impegnati a tempo pieno nelle varie attività e un gruppo di 39 collaboratori, tra avvocati, etologi, biologi, educatori cinofili e magistrati che prestano la loro professionalità come volontari di competenza. «L’amore per i cani è stato il collante: io e Adriana ci siamo conosciute dieci anni fa perché lei ha adottato uno dei cani di cui si occupava l’associazione di cui facevo parte».
Il progetto “Fuori dalle gabbie” a Spoleto e Secondigliano
Tanti progetti inaugurati in questi due anni scarsi di attività. Tra questi “Fuori dalle gabbie”, un percorso che si articola tra due carceri italiani: quello di Spoleto e quello di Napoli- Secondigliano. «Abbiamo coinvolto un numero importante di detenuti, di cui soltanto alcuni autorizzati ad uscire dal carcere – spiega l’avvocato Faiella – A Spoleto 87 detenuti condannati a pene definitive, tra cui anche alcuni ergastolani, sono stati selezionati grazie a due questionari atti a valutare il loro tasso di psicoticismo e la tendenza a mentire, grazie a colloqui con la psicologa e con una commissione in cui erano presenti anche criminologi oltre che educatori cinofili e avvocati. Con loro si è lavorato alla costruzione di un rifugio nei pressi del carcere, dove saranno accolti cuccioli e cani. Contemporaneamente si sono attivati i lavori di manutenzione del canile di Spoleto, e grazie all’accordo con il Comune della città umbra, si sono potuti riutilizzare i 40 mila euro risparmiati dalle istituzioni utilizzando la nostra manodopera per reinvestirli in nuovi box destinati ai cani ospiti del canile». A Secondigliano invece si è attivata la parte più artistica del progetto. «Sei detenuti dei 63 coinvolti hanno realizzato fuori dal canile comunale La collina di Argo (inaugurato alla fine di gennaio 2021) un grande e coloratissimo murales sul tema del rapporto tra uomo e animale. Per gli altri invece abbiamo puntato su 120 ore di formazione che vanno dalla gestione alla manutenzione degli spazi destinati agli animali».
Per i cani "irrecuperabili" un progetto di inclusione
C’è un altro progetto a cui a Cave Canem sono particolarmente legati. È quello dedicato agli ultimi tra i cani: quelli, all’interno dei canili, considerati, irrecuperabili. Quei cani che hanno un passato difficile, che nel tempo hanno mostrato reazioni violenti. Quelli per i quali gli educatori cinofili parlano di “fine pena mai”, destinati a rimanere chiusi in box, lontani da tutti. «Pensando a loro siamo partiti due anni fa, appena nata la Fondazione, con un progetto laboratorio nel canile Valle Grande di Roma: 50 cani, considerati “irrecuperabili” e condannati all’interno del box hanno ricominciato a vivere. A molti, abbiamo aumentato la qualità di vita anche se in canile, altri sono stati adottati. Abbiamo migliorato la struttura e la gestione, creato valore per gli animali ospitati e per chi lavora ogni giorno con loro e per loro».