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6 Agosto 2021
11:42

Commercio illegale di pangolini, maxi sequestro in Nigeria: ma il traffico è in aumento

Da tempo i funzionari del Paese africano stanno lavorando per cercare di mettere un freno al sempre più attivo commercio illegale di parti di animali selvatici, in particolare pangolini, visto che il Paese è diventato sempre più un centro globale di esportazione di fauna selvatica a causa di norme e leggi poche rigide, della totale mancanza di controlli e di un livello di corruzione altissimo.

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Oltre 17.100 chili di squame e 60 chili di artigli e parti di pangolino e 44 chili di zanne di elefante destinati al commercio illegale di specie selvatiche, per un valore di 54 milioni di dollari. E' il bilancio di un maxi sequestro avvenuto in Nigeria. Una operazione che ha portato all’arresto di tre cittadini stranieri, come ha dichiarato alla Cnn, il colonnello Hameed Ibrahim Ali, responsabile generale delle dogane. Un quarto sarebbe attualmente ricercato.

Da tempo i funzionari nigeriani stanno lavorando per cercare di mettere un freno al sempre più attivo commercio illegale di parti di animali selvatici, in particolare pangolini, visto che il Paese è diventato sempre più un centro globale di esportazione di fauna selvatica. Diverse le motivazioni che vanno da norme e leggi poche rigide, alla totale mancanza di controlli e al livello di corruzione altissimo.

Il commercio illegale di pangolini è in costante aumento

Il fenomeno del commercio illegale di pangolini non è soltanto molto difficile da fermare ma è in costante aumento.  Lo conferma un report redatto dalla Wildlife Justice Commission, un’organizzazione internazionale che ha l’obiettivo di smantellare il commercio illegale di fauna selvatica e di cui la direttrice Sarah Stoner, è la principale autrice.

Pur trattandosi, infatti, di mammiferi dichiarati vulnerabili e in pericolo di estinzione e pur se dal 2017 il divieto di commercio internazionale sia stato approvato da 183 Paesi appartenenti alla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), fra il 2000 e il 2019 sono stati comunque quantificati circa 895.000 pangolini sacrificati. Numero dato per certo sottostimato, visto che molti sequestri non vengono segnalati o rintracciati.

Purtroppo l’utilizzo della loro carne come cibo, delle scaglie e degli artigli per la composizione dei rimedi della medicina tradizionale cinese e per realizzare gioielli e accessori, fanno di questo mammifero il detentore di un tristissimo primato: essere la specie più commercializzata nel mercato nero mondiale.

Dall'avorio degli elefanti alle scaglie del pangolino

Secondo il report, da quando la Cina nel 2018 ha vietato il commercio interno di avorio, facendone di fatto crollare il prezzo,  le reti criminali internazionali avrebbero spostato la loro attenzione al pangolino per continuare a mantenere alti i loro profitti.

La Wildlife Justice Commission ha identificato 27 Paesi e territori coinvolti e sei quelli collegati fortemente al traffico: Cina, Hong Kong, Vietnam, Singapore, Nigeria e la Repubblica Democratica del Congo. In particolare proprio la Nigeria si situa al primo posto con il 55 per centro delle confische nei quattro anni di ricerca. Il team ha scoperto che proprio questo Paese è diventato un centro globale di esportazione di squame di pangolino.

Dopo le accuse rivolte al pangolino come possibile vettore del virus SARS-COV-2, da giugno 2020 la Cina, non ha ancora chiuso i wet market, ma almeno ne ha vietato l’utilizzo nella medicina tradizionale. Un piccolo passo avanti su una strada ancora lunghissima.

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Simona Sirianni
Giornalista
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