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19 Luglio 2023
9:00

Come socializzare il cane con altri cani o persone?

La socializzazione del cane è un processo fondamentale per il benessere dell'animale. Per questo richiede pazienza, costanza e un approccio positivo da parte nostra.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La socializzazione del cane è un processo fondamentale per il benessere dell'animale. È il pilastro che assicura il corretto sviluppo del suo comportamento in termini etologici, ed è quindi determinante per prevenire problemi di varia natura in futuro. Questo processo richiede pazienza, costanza e un approccio positivo da parte nostra.

La madre del cane svolge un ruolo cruciale nella fase iniziale della socializzazione del cucciolo, ma poi siamo noi che ci sostituiamo ad essa quando il cane è ancora molto giovane, forse troppo giovane per distaccarsi da lei e dai fratellini. Ma non approfondiremo qui la riflessione restando allineati al tema della socializzazione del cane.

Cosa si intende per socializzazione del cane

La socializzazione riguarda il modo in cui il cane prende contatto con il mondo che lo circonda, il che significa interagire in maniera equilibrata e positiva con le altre persone, cani e animali in generale. L'obiettivo è far sì che il cane acquisisca i basilari elementi psicologici affinché si senta a proprio agio anche in situazioni nuove e nell'incontro con cani o persone amichevoli ma sconosciute.

La socializzazione del cucciolo

Il cane è un animale sociale – come detto più volte – che inizia ad esprimere la sue vocazione esplorativa e sociale già dalla quarta settimana di vita. Durante questo periodo, nel quale il cucciolo sta imparando a utilizzare i potenti mezzi di percezione di cui è dotato, la madre svolge un ruolo fondamentale per il suo sviluppo, in particolare la sua capacità di esplorare l'ambiente ed entrare in contatto con altri cani fungendo da "base sicura".

La socializzazione primaria avviene tra la terza e l'ottava settimana di vita del cucciolo. In questo periodo, i cuccioli apprendono a socializzare con gli altri cani. Questa fase è fondamentale per lo sviluppo del comportamento del cane, in particolare nel suo rapporto con i suoi simili. Durante questa fase, i cuccioli iniziano a comprendere il linguaggio corporeo e i suoni emessi dai loro simili, una competenza essenziale per comunicare in modo efficace con altri cani in futuro.

La socializzazione secondaria avviene tra la quinta-ottava settimana e la dodicesima settimana di vita del cucciolo. Durante questo periodo, i cuccioli apprendono a socializzare con le persone e altre specie animali. Questa fase è cruciale per assicurare che il cane si senta a suo agio nell'interagire con diverse persone e animali, e si adatti a vari ambienti, come la casa, la città, il mare e la campagna.

Ora, dato che parliamo di cuccioli molto piccoli, nel caso di cani d'allevamento sarebbe bene tener presente che non tutti gli allevatori consentono ai cuccioli di incontrare altri cani adulti oltre la madri, né tanto meno di esplorare alcun ambiente, facendoli crescere confinati in un box sterile fino al momento della consegna. Per non parlare di quelli che, ancor peggio, non solo vengono tenuti in gabbiette microscopiche dove stanno ammassati, ma vengono divisi dalle madri prestissimo per essere impacchettati e spediti quanto prima nel nostro paese ed essere venduti nei negozi o sui siti internet e fatti passare come cucciolate casalinghe.

Il fatto è che tutti i problemi generati da una terribile infanzia non si manifesteranno nell'immediato. In sostanza i cuccioli vengono per lo più acquistati a "scatola chiusa", e questa è anche una delle ragioni per cui vengono venduti il prima possibile. Chi acquisterebbe un cane fobico, aggressivo, iper-reattivo? Beh, forse qualcuno, ma certamente il mercato dei cuccioli sarebbe molto molto ridimensionato. L'unico aspetto che sarà immediatamente visibile, soprattutto per cuccioli di dubbia provenienza, è lo stato di salute, posto di avere le competenze per comprenderlo al momento dell'acquisto. Perciò, oltre che sconsigliare l'acquisto di cuccioli, suggeriamo di farsi supportare da qualcuno di esperto, per esempio un medico veterinario, per queste scelte.

La socializzazione del cane adulto

Sebbene la socializzazione del cucciolo sia fondamentale, è anche vero che alcuni cani adulti possono avere bisogno di lavorare sulla loro capacità di socializzare. Questo può essere un po' più complicato rispetto alla socializzazione del cucciolo, ma con un approccio positivo e paziente, è possibile compensare.

Alcuni consigli per far socializzare il cane

La socializzazione può avvenire in molti modi. Uno dei più efficaci è permettere al cane di fare esperienze diverse, come passeggiare in ambienti vari, incontrare persone e altri animali. È importante gestire questi incontri con attenzione per evitare situazioni stressanti o sgradite. Inoltre, è bene favorire incontri con amici che possiedono a loro volta cani equilibrati, supportando gradualmente il cane a stare in compagnia dei suoi simili. Naturalmente con questo non si intende affatto "forzare" il cane, né saltare le tappe. L'obbiettivo potrebbe essere quello di fargli fare un percorso esperienziale che gli consenta di stare bene in presenza di altri cani senza farsi prendere dal panico o da comportamenti di eccessiva aggressività, per esempio. È qui il caso di ricordare la soggettività di un individuo e l'unicità del suo bagaglio esperienziale.

Gli errori da evitare

Durante il processo di socializzazione, è importante evitare comportamenti che possano causare disagio al cane. Per esempio, strattoni improvvisi o violenti durante l'incontro con altri cani possono generare paura e stress, rendendo il cane meno propenso al contatto con altri cani in futuro. Un altro errore comune è forzare troppo il cane a trascorrere del tempo con cani o persone che non conosce e che lo mettono a disagio. E qui appare chiaro che una buona capacità di comprendere il linguaggio del cane e i segnali di stress e ansia diviene fondamentale.

Anche perché uno degli errori maggiormente presenti nella conduzione di un cane, soprattutto se in uno stato di disagio, è l'errata valutazione della prossemica, degli spazi e delle traiettorie di movimento. Improvvisarsi in taluni casi potrebbe essere molto rischioso, sia per il nostro cane che per gli altri.

È possibile recuperare un cane non socializzato?

Per i cani adulti, soprattutto quelli con un passato difficile che tendono a non socializzare facilmente con i conspecifici, esistono le cosiddette "classi di socializzazione" organizzate da esperti educatori cinofili specializzati. In queste classi si cerca di aiutare il cane con problemi a recuperare la capacità di comunicare con i suoi simili attraverso il supporto di individui molto equilibrati e molto votati a sostenere queste situazioni complicate.

Una delle cose tra le più complesse è quella di far vedere al nostro cane che l'altro "sta comunicando", ancor prima di preoccuparsi si insegnar lui il "come" si comunica. Spesso l'apertura di un canale di comunicazione avviene con la stimolazione olfattiva da parte del cane, o dei cani, che supportano il nostro compagno in difficoltà, attraverso le marcature, strategicamente posizionate nell'ambiente. L'abilità e l'esperienza di un buon educatore cinofilo ci consentirà di far fare esperienze graduali in una situazione ottimale senza creare pressioni eccessive sul nostro cane e su di noi. Gli obbiettivi però non sono standard, ancora una volta vanno cuciti addosso al singolo cane e alla singola famiglia.

Quindi, anche se la socializzazione ideale avviene nei primi mesi di vita del cane, è possibile lavorare per migliorare la capacità del cane di interagire con altri esseri viventi e con il mondo che lo circonda anche fornendogli elementi caratteriali, come per esempio accrescendo la sua autostima, o la sua capacità di autocontrollo. Anche lavorare sulla sua naturale curiosità versus la diffidenza e paura dell'ignoto. Ci sono comunque dei limiti al poter recuperare mancate esperienze infantili, o esperienze che hanno marcato con grande forza situazioni e/o individui con negatività. Una madre, per esempio, potrebbe aver insegnato volutamente ai suoi piccoli che gli esseri umani sono creature molto pericolose attraverso il suo comportamento e la trasmissione emotiva.

Recuperare questo è estremamente difficile, si ha un margine di intervento quasi nullo, costringendoci a prender atto che quel particolare individuo, una volta adulto, non potrà vivere in prossimità degli esseri umani, ma solo con i suoi simili. Questi cani vengono definiti, spesso, patologici, ma non è corretto. Se nel loro ambiente di vita naturale questi cani sono perfettamente in equilibrio, ma se portati forzatamente in altri contesti di vita, troppo dissimili dal loro, ecco che la loro esperienza e l'apprendimento precoce in età sensibile non gli consentiranno un adattamento equilibrato. Qui il focus va posto più sull'ambiente che sul cane.

Ambiente troppo caotico

Molto spesso non consideriamo che un cane non socializzato con il nostro tipico ambiente di vita potrebbe essere in enorme difficoltà a causa delle eccessive stimolazioni, soprattutto per quanto concerne l'ambiente metropolitano. Da un punto di vista percettivo il cane potrebbe non essere in grado di gestire gli stimoli che lo assalgono in modo per lui inintelligibile, mancandogli le basi esperienziali. Da un punto di vista visivo, uditivo, tattile e olfattivo l'ambiente cittadino "aggredisce" il cervello di un cane impreparato confondendolo e generando stati emotivi incontrollati. L'impossibilità di discriminare gli stimoli per poterli elaborare singolarmente, attribuendo significati, con la dovuta calma, può rendere intollerabile l'esistenza di un individuo in un certo luogo.

Un cane adulto con una scarsa socializzazione può sviluppare così diverse problematiche comportamentali, su base ansiosa, che possono essere particolarmente acute se il cane non è in grado di adattarsi al tipo di contesto in cui è portato a vivere. Questo stato mentale può manifestarsi con nervosismo, inquietudine, insicurezza e alterazioni comportamentali significative, che possono influenzare la convivenza con lui e il suo benessere generale.

Per esempio, un cane che non è stato adeguatamente socializzato può mostrare comportamenti distruttivi, come rompere mobili o mordicchiare vestiti, soprattutto quando rimane solo. Potrebbe iniziare a fare i bisogni in casa, anche se era precedentemente abituato a farli fuori. Può richiedere attenzioni eccessive, manifestando tremori, nervosismo o lamenti. Un cane ansioso può anche mostrarsi iperattivo, saltare e correre dappertutto, o rimanere sempre in allerta con i muscoli tesi. In alcuni casi, potrebbe anche mostrare segni di aggressività o manifestare problemi di salute come vomito e diarrea, che possono essere causati o esacerbati dall'ansia. E fin qui è relativamente semplice che noi ci si renda presto conto che c'è un problema, più difficile è quando un cane, per le stesse identiche ragioni, precipita invece in uno stato di depressione ed apatia.

Non distrugge, non abbaia, non salta addosso ma dorme tutto il tempo, non ha voglia di uscire, se ne sta rintanato. In teoria dovrebbe mostrare emozioni negative, come la paura quando noi gli si chiede di fare qualcosa, come per esempio uscire di casa per fare una passeggiata. Ma non è detto che sia così chiaramente manifestata, né che noi si sia in grado di accorgercene con chiarezza.

La socializzazione del cane con l'estraneo

Il livello di diffidenza nei confronti delle persone estranee potrebbe rappresentare uno dei problemi più complessi da affrontare per una famiglia. Ci sono molti cani che hanno una buona motivazione affiliativa e costruiscono legami molto solidi con i loro famigliari, ma che nel contempo hanno una scarsa apertura sociale verso gli altri, e questo può dipendere anche da problemi legati alla socializzazione infantile, ma non solo. Ci possono anche essere delle "distorsioni" legate alle peculiarità di razza che inducono il nostro cane alla diffidenza molto spinta, ma anche esperienze traumatiche nei periodi più sensibili. Quindi non si tratta sempre e per forza di una "mancanza".

Sarebbe troppo superficiale qui parlare di come lavorare nelle varie situazioni per recuperare, ma possiamo aggiungere a quanto detto in precedenza che in questi casi c'è un elemento da tenere sott'occhio, ossia il comportamento delle persone nei confronti del nostro cane in difficoltà. Non possiamo aspettarci che le persone che incontriamo per strada siano tutte quante esperte cinofile, che sappiano leggere ad una prima occhiata lo stato di disagio del nostro cane e si comportino di conseguenza nel modo migliore per non creare pressioni su di lui, anzi. Quindi dovrà essere nostra cura imparare ad anticipare quelle che potrebbero essere situazioni difficili per lui e gradualmente consentirgli di fare esperienze invece positive.

Alleggerendo la pressione sul cane, e per questo alle volte è sufficiente distogliere lo sguardo, o scansarsi di qualche centimetro, potrebbe favorire lo stato emotivo del cane. Qui la gestione della comunicazione non-verbale e prossemica è di rilevante importanza. Anche in questo caso sarà necessario rivolgersi a un consulente esperto che possa aiutarci nel costruire il corretto approccio in modo molto graduale. Dobbiamo tener presente che gli obbiettivi non possono essere ne uguali per tutti ne sempre aderenti alle nostre aspettative. La mira è quella di giungere ad un punto di equilibrio generale.

Elementi importanti per l'aiuto

Per aiutare un cane in questo tipo di situazioni è spesso necessario l'intervento di un educatore/istruttore/veterinario comportamentalista che da un lato lavori sulla buona relazione, costruendo e consolidando un legame di fiducia tra il cane e la sua famiglia, e dall'altro fornisca elementi di supporto caratteriale al nostro cane.

Per quanto concerne la fiducia è una cosa da non dare per scontata, ci sono infatti molti modi, ahimè, per interferire negativamente con la fiducia che il nostro cane ci riserva, e non sempre ce ne rendiamo conto. Una solida relazione famigliare e un buon adattamento al luogo intimo di vita saranno il punto di partenza, la base per andare a recuperare gli aspetti deficitari della socializzazione del nostro compagno a quattro zampe. Ecco che quindi le parole d'ordine saranno: gradualità; calma; pazienza e flessibilità.

Una volta ricostruito l'equilibrio famigliare, o constatato che vi sia, è da quello che si inizierà a lavorare con approcci dosati e graduali a ciò che per il cane è un problema. Ma alle volte, invece che lavorare sull'approccio a qualcosa sarà più opportuno lavorare sul come aggirare la situazione difficile, alleggerendo di negatività l'umore del nostro cane e le difficoltà di gestione da parte della famiglia. Di fatto si tratta di un percorso sulla profonda conoscenza di un individuo e ha anche lo scopo di comprendere quali potrebbero essere i suoi limiti invalicabili. Alle volte il raggiungimento di una maggior consapevolezza da parte nostra è già un enorme passo avanti in favore dell'aiuto al nostro compagno canino.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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