Le anguille, tra i pesci più noti e allo stesso tempo misteriosi del mondo, hanno un ciclo vitale e una riproduzione a dir poco unica che per secoli gli scienziati hanno inutilmente tentato di decifrare. Le anguille vivono infatti nelle acque dolci e costiere dell'Atlantico nord-orientale e del Mediterraneo ma si riproducono tutte nel Mar dei Sargassi, la parte di oceano Atlantico compresa tra le Antille e le Azzorre. Raggiungono queste acque dopo una migrazione lunghissima e epica, ipotizzata già un secolo fa, ma confermata con le prime prove dirette solo di recente.
Come nascono le anguille
Le anguille (Anguilla anguilla) appartengono alla categoria di pesci definiti catadromi, ovvero che vivono buona parte della loro vita in acqua dolce o salmastra, ma tornano poi in mare aperto per riprodursi e deporre le uova. Per secoli, tuttavia, nessuno era mai riuscito a osservare un anguilla giovane o le uova e fu solo all'inizio del 1900 che il danese Johannes Schmidt, imbattutosi per la prima volta nelle larve di anguilla (chiamate leptocefali), propose così la soluzione a un enigma che per millenni aveva lasciato insonni scienziati e filosofi, da Aristotele a Freud.
Tutte le anguille d'Europa lasciano i fiumi per andare a riprodursi in quella piccola porzione di oceano Atlantico chiamata Mar dei Saragassi. Da quel momento però poco altro si è scoperto su questa imponente migrazione di massa e nessuno aveva mai osservato uova o adulti nei presunti luoghi di riproduzione, almeno fino a qualche anno fa. Dopo decenni di speculazioni, ipotesi e ricerche, alcuni scienziati hanno finalmente raccolto le prime prove dirette dell'incredibile migrazione intrapresa dalle anguille europee per raggiungere il Mar dei Sargassi.
Un viaggio lungo e difficoltoso che può durare anche 10.000 km e che gli scienziati hanno svelato, almeno in parte, solo grazie ad alcuni individui equipaggiati con un GPS e monitorati durante il percorso. Una volta deposte e fecondate le uova nel Mar dei Saragassi, chiamato così per la massiccia presenza dell'alga bruna Sargassum, le larve leptocefale appena nate vanno alla deriva verso l'Europa, intraprendendo una lunga e faticosa migrazione di andata. Quando si avvicinano alla costa europea, le larve si trasformano in un ulteriore stadio trasparente, chiamato "anguilla cieca", entrando poi negli estuari e iniziando a migrare controcorrente.
Tra le acque continentali costiere e quelle interne dei fiumi, trascorrono poi diversi anni attraversando vari stadi di sviluppo fino a raggiungere, dopo circa 5-20 anni, la maturazione sessuale. A questo punto le anguille sono diventate adulte, i loro occhi sono più grandi, i fianchi diventano argentati e il loro ventre è di colore bianco: ora sono pronte per tornare dove sono nate per la loro prima e ultima migrazione di ritorno che darà il via a un nuovo ciclo.
Perché le anguille si riproducono solo nel Mar dei Sargassi
Il Mar dei Sargassi, con le sue correnti oceaniche tranquille e ricche di nutrienti, fornisce un ambiente ideale per la riproduzione delle anguille. Anche le anguille italiane, come tutte le altre popolazioni di anguille europee, intraprendono il lungo viaggio fino a questa regione remota per deporre le uova. Nonostante le anguille possano essere trovate in acque dolci di tutto il mondo, è infatti solo nel Mar dei Sargassi che si riproducono. I motivi per cui questo fenomeno accade solo lì non sono del tutto chiari, come tanti altri aspetti della riproduzione che restano ancora un mistero.
Tutte le anguille discendono però da specie originariamente marine, per cui la colonizzazione di acque dolci e interne è una conquista evolutiva successiva. È perciò possibile che il ritorno nel Mar dei Saragassi sia un comportamento ancestrale che si è conservato nel loro DNA. Col tempo e con l'evoluzione le anguille hanno poi conquistato nuovi territori e nuovi habitat, espandendo il loro areale, ma mantenendo comunque quella spinta innata che le "costringe" a tornare nei loro mari d'origine. Questa è solo una delle ipotesi, facilitata probabilmente da una certa plasticità ecologica che permette a questi pesci di utilizzare vari habitat.
Quante volte depongono le uova
Una femmina di anguilla può deporre una gran quantità di uova. Tuttavia, le anguille adulte si riproducono solo una volta nella vita, dopo di che muoiono. Moltissime specie, un po' come accade per esempio per i salmoni, si riproducono una sola volta nella loro vita, come ultimo atto del ciclo. Questi animali vengono chiamati semelpari e sono contrapposti alla specie dette invece iteropare che si riproducono invece più volte durante la loro vita.
Anche questo aspetto rende il ciclo vitale delle anguille ancora più misterioso e affascinante. Del resto, nonostante nel 2022 ci sia stata la svolta decisiva per svelare finalmente l'incredibile migrazione effettuata da questi pesci, restano ancora molti gli aspetti della loro vita tutti da scoprire. Gli scienziati devono per esempio ancora osservare un accoppiamento in natura o il momento della deposizione delle uova che sarà probabilmente il prossimo grande mistero dell'anguilla da risolvere.
E in cattività?
I progetti e i tentativi di riproduzione in cattività delle anguille europee sono stati avviati principalmente a causa della crescente minaccia di estinzione che questa specie affronta. Nonostante le anguille siano tra le specie più pescate e commercializzate al mondo, la loro popolazione è diminuita drasticamente negli ultimi decenni a causa di molteplici fattori, tra cui la perdita dell'habitat, l'inquinamento e le interferenze umane nei loro cicli migratori, come la costruzione di dighe e sbarramenti lungo i fiumi.
Tuttavia, nonostante gli sforzi dedicati, i risultati dei progetti di riproduzione in cattività sono stati finora piuttosto scarsi. La complessità del ciclo vitale e dell'ecologia delle anguille le rende estremamente difficili da allevare in maniera efficace in ambienti controllati. I ricercatori stanno continuando a studiare e a lavorare per trovare soluzioni innovative che possano contribuire alla conservazione di questa specie minacciata, così da ridurre la pressione enorme che la pesca commerciale esercita ancora su questa e tante altre specie di pesci migratori.