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4 Marzo 2023
15:00

Come si riconosce il sesso di un serpente

Ci sono diversi modi per constatare il sesso di un serpente. Quello più semplice è constatare se la specie possiede caratteri diversi fra maschi e femmine secondo il dimorfismo sessuale. Se questo non fosse possibile, è necessario ricorrere a procedure mediche invasive che solo un esperto dovrebbe condurre in caso di necessità.

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Riconoscere il sesso di un serpente non è sempre una cosa semplice e spesso è necessario un occhio esperto per poter distinguere con certezza se parliamo di un maschio o di una femmina. Nel regno animale è comune che maschi e femmine presentino caratteristiche fisiche e comportamentali differenti, una dinamica biologica chiamata "dimorfismo sessuale". Il dimorfismo nei serpenti, e in generale nei rettili, però, alle volte può essere poco accentuato o addirittura quasi inesistente e l'unico modo per poter constatare con certezza il sesso è tramite procedure invasive che, però, sono autorizzati a fare solo veterinari specializzati in caso di necessità.

Quali sono le differenze tra serpenti maschi e femmine

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Maschio di Langaha madagascarensis, foto di Anauxite via Wikimedia Commons

La presenza di caratteri dimorfici in diverse specie di serpenti è ancora molto dibattuta, ma in generale è possibile constatare come in molte di queste le femmine siano più grandi dei maschi, anche se non è una regola. Per questo motivo sarebbe più corretto fornire degli esempi precisi, poiché a seconda della specie in questione i caratteri legati al sesso potrebbero essere più o meno evidenti.

Nell'anaconda verde (Eunectes murinus) le femmine sono più pesanti e più lunghe dei maschi. Questi animali durante l'accoppiamento si riuniscono in gruppi e i maschi se si assomigliassero troppo potrebbero confondersi e spendere inutilmente energie per accoppiarsi con animali del loro stesso sesso. Un altro esempio lo offrono i serpenti a sonagli della specie Crotalus Lepidus che mostrano una differenza nella colorazione. I maschi, infatti, hanno una livrea che vira più sulle tonalità del verde-blu tra le bande nere o marrone scuro, mentre le femmine possiedono più un colore grigio-viola tra le bande scure.

Un ultimo esempio lampante lo offre il peculiare Langaha madagascarensis, noto per avere squame di forma diversa a seconda dei sessi vicino alle narici, che in entrambi i casi somigliano a un corno. I maschi, però, mostrano un corno con una lunga punta e sono marrone scuro con una striscia gialla o bianca che corre lungo lati inferiori. Le femmine , invece, hanno appendici nasali che sono più a forma di foglia. Inoltre, le femmine sono anche complessivamente di colore grigio uniforme.

Come si riproducono i serpenti

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Emipeni di seprente a sonagli, foto di Tess Thornton via Wikimedia Commons

I serpenti possiedono una vasta gamma di metodi riproduttivi e tutti prevedono fecondazione interna. Questa si ottiene per mezzo di emipeni biforcuti, ovvero un organo riproduttivo diviso in due parti tipico di molti rettili che possiede tessuto spugnoso erettile. Gli emipeni sono spesso scanalati, uncinati o spinosi, progettati per afferrare e trattenere le pareti della cloaca della femmina. La clitoride del serpente femmina è costituito da due strutture situate tra la cloaca e alcune ghiandole che emettono feromoni.

La maggior parte delle specie di serpenti depone le uova che abbandonano quasi subito, tuttavia alcune specie costruiscono nidi e rimangono in prossimità dei piccoli dopo l'incubazione. La maggior parte dei pitoni, invece, si avvolge intorno alle uova e rimane con loro fino a quando non si schiudono. Alcune specie di serpente sono ovovivipare e quindi trattengono le uova all'interno del loro corpo fino a quando non sono quasi pronte a schiudersi. In altri casi ancora, invece, come per il boa constrictor e l'anaconda verde, ci sono serpenti completamente vivipari, ovvero nutrono i loro piccoli attraverso una sorta di placenta e sacco vitellino all'interno del proprio grembo.

Alle volte è possibile persino assistere al fenomeno della partenogenesi fra i serpenti, una forma di riproduzione in cui la crescita e lo sviluppo degli embrioni avvengono senza fecondazione come nel caso della specie Agkistrodon contortrix, che può riprodursi per partenogenesi facoltativa, il che significa che sono in grado di passare da un modo sessuale di riproduzione a un modo asessuato.

Quali sono le procedure per sessare i serpenti

Nel caso non fosse possibile distinguere il sesso di un serpente osservandoli, esistono principalmente due sistemi che sono i più usati, entrambi estremamente invasivi e che dovrebbero essere condotti da esperti solo nel caso estremo in cui fosse richiesto, come ad esempio un anamnesi medica.

Infatti, il primo sistema consiste nell'inserimento di una sonda all'interno della cloaca dell'animale. La presenza degli organi femminili chiusi all'interno impedisce allo strumento di arrivare fino in fondo, motivo per cui nei serpenti maschi la sonda terminerà la sua corsa prima delle femmine.

In particolare, la sonda viene introdotta nella apertura cloacale in direzione della coda con molta delicatezza, rotandola tra i polpastrelli delle dita e facendola penetrare senza spingere, sino a fermarsi al minimo segno di resistenza. Una volta estratta la sonda si controlla di quanto è entrata usando il numero delle squame come metro di paragone: se sono dalle 2 alle 4 squame, il serpente sarà di sesso femminile, se invece la sonda è scesa oltre le 7 o 8 squame, si tratterà sicuramente di un esemplare di sesso maschile.

La seconda tecnica è chiamata "popping" e va praticata solo su serpenti neonati o comunque giovanissimi e consiste nell’esercitare con le dita una pressione nella zona della coda, proprio sopra la cloaca, per estroflettere, nel caso di un serpente maschio, i due emipeni. Anche in questo cosa lo ripetiamo nuovamente: queste procedure sono estremamente invasive e devono essere effettuate da veterinari competenti solo nel caso ci sia un reale bisogno.

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