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30 Novembre 2021
9:16

Come si fa a capire se un cane ti vuole bene?

Come posso capire se il mio cane mi vuole bene? Molte persone si pongono questa domanda, ma è davvero possibile capirlo dai loro atteggiamenti, come le leccate affettuose e il bisogno di stare sempre con noi? Vediamo quali sono alcuni dei comportamenti con cui i cani ci dimostrano il loro affetto.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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«Ma il mio cane mi vuole bene veramente?»: è un dilemma che affligge molte persone. Negli anni passati sedicenti “esperti cinofili" proponevano un test ai referenti umani dei cani per misurare a chi il cane volesse più bene nel nucleo famigliare, dicendo ai componenti della famiglia di allontanarsi in varie direzioni per osservare chi avrebbe seguito il cane. Aveva forse un senso questo test? E come è possibile altrimenti comprendere quali siano i comportamenti che dimostrano affetto nei cani?

Per quanto mi riguarda questa è una domanda che non ha senso. Sarebbe come stabilire come un figlio, o una moglie, o un marito mostrino affetto. Come se esistesse un protocollo uguale per tutti. Ogni individuo ha un suo modo di dimostrare affetto, che alle volte può essere inintelleggibile agli occhi dei più, magari perché originale a tal punto da apparire tutt’altro che un segno d’affetto a chi si trova all’esterno della relazione.

Le possibili manifestazioni dell’individualità non sono sempre raggruppabili in categorie standard. Ci sono individui, che siano cani o persone, molto espansivi, inclini al contatto fisico, alla condivisione partecipata, ma anche individui più introversi, meno espansivi, ma non per questo meno legati affettivamente ai componenti del loro nucleo famigliare.

Vuole starti vicino

Se vogliamo però analizzare quei segni che in modo più canonico rappresentano dimostrazioni d’affetto allora possiamo dire che uno di questi può essere il desiderio di vicinanza. Osservarci, toccarci, sentirci vicini. Un desiderio da parte del cane di stare laddove stiamo noi, con tutte le differenze del caso. Attenzione che non sia frutto di un comportamento eccessivo o maniacale che lo farebbe ricadere in una diagnosi di ansia da separazione. Un conto è infatti provare piacere e appagamento nello stare vicini, un altro è ricadere in uno stato d’ansia quando l’altro non è presente.

Affettuose leccate

Un altro modo di dimostrare affetto tra individui è il mettere in atto comportamenti affini alle cure parentali, come per esempio il fare carezze, che nel caso del cane potrebbero essere le affettuose leccate che ci riservano, o il desiderio di ricevere carezze da parte nostra. E i cani sono molto bravi nel comunicarci questo desiderio, e nello stimolarci quando distrattamente smettiamo di fargliele. Sapere dove accarezzare un cane, poi, è una importante condizione per favorire la relazione e saldare l'amicizia.

Ti porta "doni preziosi"

Sempre legato al comportamento di cura, per alcuni cani una dimostrazione d’affetto può essere espressa nel portare qualcosa di “prezioso” e di “appetibile” (a loro modo di vedere) ad un membro del proprio gruppo affettivo. Alle volte sono così bravi da comprendere quali cose abbiano importanza per noi, e magari non per loro, come quando ci accolgono con un “dono” che può essere una nostra ciabatta o scarpa tenuta in bocca. Oppure quando ci portano un reperto scovato nel prato o nel bosco, cosa che non sempre ci fa effettivamente felici. Questo tipo di comportamenti è più raro nel cane ma è possibile che si manifesti. Sono invece più comuni nei gatti, predatori sopraffini, che vogliono deliziare i loro compagni umani con qualche piccolo cadavere, frutto della loro caccia, come pegno del loro affetto.

Con te si rilassa

Ma forse un indice significativo del legame affettivo, che in modo trasversale attraversa la maggior parte delle relazioni, è lo stato di serenità che si prova quando si è insieme. L’essere insieme tranquilli e sereni, alle volte a tal punto da lasciarsi prendere tra le braccia di Orfeo, può essere un indicatore del legame affettivo. Immaginate una cosa come: «Con te mi sento a casa». Che poi significa il sentirsi protetti, sicuri, amati e rispettati.

E se è geloso?

Alle volte però ho visto molte persone insicure chiedere ossessivamente al proprio cane: «Mi vuoi bene? Vuoi bene più a me che agli altri? A chi vuoi più bene?», un po’ come quella cosa sciocca che alcuni adulti fanno con i più piccoli: il gioco della torre. Chiedere ad un bambino cose come: «Ma vuoi più bene al tuo papà o alla tua mamma?», oppure «Se tu dovessi salvare qualcuno che sta per cadere dalla torre, chi salveresti per primo, il tuo papà o la tua mamma?». Cose che a mio avviso mettono in risalto le insicurezze di una società che non riesce più a riconoscere le emozioni nell’altro, ad empatizzare, e che ha il bisogno narcisistico di continue e ossessive conferme, che alle volte sono proprio le cause di un allontanamento da parte dell’altro. Il cane non è escluso da tutto ciò.

Ho visto persone afflitte da gelosia se solo il loro cane faceva le feste ad un’altra persona, li richiamavano con veemenza per farli ritornare al loro posto. Al loro fianco. Gratificati dal loro sguardo e dal poter dire: «Ha occhi solo per me!» Ma anche per i cani vale questo discorso: possono provare disagio quando il loro compagno umano presta attenzioni per un altro cane. In entrambe i casi si rischia di confondere il bisogno individuale di controllo e il senso di possesso con l’affetto vero e proprio. Quando una relazione affettiva è in equilibrio non può essere messa in crisi da cose così, in tal caso forse si nascondono fragilità emotive individuali che poco hanno a che fare con la relazione in essere, sono ombre nere che si annidano nell’animo dell’individuo e che trovano possibilità di emergere attraverso l’altro.

Lo stile di attaccamento che gli individui manifestano è qualcosa di intimo, non ci sono parametri standard, e comprendere quale legame vi sia tra due soggetti, e quanto sia profondo, richiede il conoscere entrambe, insomma, richiede di essere in relazione con loro. Vista da fuori una relazione affettiva potrebbe essere facilmente fraintesa, in un senso e nell’altro. Attenzione a dare giudizi con banali e sciocchi test, allora.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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