Quando arrivano pioggia, neve e gelo invernale la vita lì fuori, in natura, non dev'essere affatto semplice per gli animali selvatici. Quando fa freddo infatti il cibo inizia a scarseggiare, muoversi diventa complicato e gli eventi meteorologici avversi sono sempre più frequenti. Occorre quindi una strategia evolutiva specifica ed efficace che permetta di superare con successo i mesi più freddi dell'anno.
Molti animali – soprattutto quelli a sangue freddo e i mammiferi – l'hanno trovata nel letargo, un sonno più o meno profondo che permette di mettere in pausa o rallentare l'organismo fino all'arrivo di tempi migliori. E gli uccelli invece? A loro non piace andare in letargo…
E allora immaginate di essere un regolo, un piccolo uccello forestale che pesa meno di una penna bic (circa 5 grammi): come fa ad affrontare la neve e il freddo gelido dell'inverno? Ogni specie (o gruppo di specie) ha sviluppato una propria strategia antifreddo, vediamole perciò una a una e scopriamo come si difendono dal freddo gli uccelli.
Un cappotto fatto di piume
Tutti gli uccelli hanno il corpo rivestito da penne e piume. Se le prime servono però soprattutto per volare, virare e farsi belli al cospetto delle femmine, le seconde – più piccole e presenti su quasi tutto il corpo – svolgono principalmente il ruolo di isolanti termici. Le piume aiutano quindi gli uccelli a resistere sia al freddo che al caldo, anche se per la maggior parte delle specie non bastano per sopportare le temperature più estreme. Fanno eccezione i pinguini, in particolare i pulcini: a differenza degli adulti i piccoli possiedono infatti un soffice e spesso piumino grigio che è indispensabile per resistere alle temperature glaciali del Polo Sud. Grazie a questo cappottino riescono così a conservare in maniera più efficace il calore e a evitare (la maggior parte delle volte) di soccombere per il gelo.
Andarsene "in vacanza": la migrazione
Gli uccelli hanno un vantaggio enorme rispetto a quasi tutti gli altri animali: possono volare, anche per lunghissime distanze. Perché quindi non sfruttare questa speciale abilità per cercare un posto più caldo quando fa freddo? La migliore e più diffusa strategia usata dagli uccelli per proteggersi dal freddo è infatti trasferirsi temporaneamente dove fa più caldo, in una sola parola migrare.
Tra le oltre 10mila specie di uccelli conosciute circa il 40% compie migrazioni regolari. La migrazione non è però un semplice spostamento su lunga distanza, ma un fenomeno preciso e regolare che si ripete stagionalmente. Gli uccelli migratori sono dei veri e propri pendolari che si muovono ciclicamente tra due aree, quelle di riproduzione, a nord, e quelle di svernamento, a sud. Alcune specie, come culbianchi, rondini, upupe e cuculi se ne vanno in Africa quando da noi fa troppo freddo. Altre invece, come pettirossi, storni, e codirossi spazzacamino, preferiscono invece trascorrere l'inverno in città, dove le temperature sono leggermente più miti rispetto a campagne, boschi e praterie d'alta quota.
I brividi di freddo
Avete presente i brividi da freddo che scuotono improvvisamente il nostro corpo quando le temperature si abbassano? Quelle contrazioni muscolari involontarie e irregolari sono una risposta fisiologica del nostro corpo che tenta di mantenere costante la temperatura interna, nonostante intorno a noi faccia molto freddo. Anche gli uccelli utilizzano questo tremore per contrastare il freddo e generare colore: il brivido accelera infatti il metabolismo, che produce così calore, tuttavia questa è una strategia temporanea molto dispendiosa che aiuta a contrastare il freddo solamente nell'immediato.
Dormire tutti insieme per superare il freddo
Quando arriva il freddo invernale molte specie di uccelli mettono da parte (almeno per un po') l'egoismo territoriale che li caratterizza durante la stagione riproduttiva per dormire tutti assieme. Gli ornitologi lo chiamano roosting, che in italiano può essere tradotto con dormitorio. Sono davvero tantissime le specie che inverno si raduno al tramonto per dormire in gruppo, e ci sono roost che possono raggiungere anche decine di migliaia di individui. Un dormitorio comune aiuta gli individui a proteggersi dai predatori, a scambiarsi informazioni e ad affrontare freddo e intemperie.
L'esempio più eclatante è rappresentato dagli storni che riempiono di forme sinuose e meravigliose coreografie i cieli delle nostre città. Lo fanno solo in inverno e al tramonto, quando si riuniscono per passare la notte tutti assieme al dormitorio comune.
Anche gli uccelli possono rifugiarsi in una tana
Gli uccelli non amano molto starsene rintanati al chiuso e di solito – fatta eccezione per il periodo della cova nel nido – restano appollaiati tra i rami di alberi e cespugli anche quando piove, nevica o fa molto freddo. Ci sono però alcune specie che possono rifugiarsi all'interno di cavità o tane. I piccoli passeriformi che nidificano nelle cavità di alberi o rocce, per esempio, a volte trovano riparo tra le intercapedini rocciose o nei buchi degli alberi.
Lo fanno per esempio le cince o i rampichini, piccoli uccelli forestali abituati al buio delle cavità. Altri uccelli di grosse dimensioni possono addirittura costruirsi una vera e propria tana invernale. I galliformi che non amano molto volare e che sono tipici dell'alta montagna – come i galli cedroni, le pernici bianche o i fagiani di monte, quando fa davvero molto freddo possono scavare delle cavità sotto la neve proprio come fossero degli iglù.
L'unico che va in letargo
Anche se non vanno in letargo gli uccelli possiedono una strategia adattativa che consente loro di abbassare la temperatura corporea e rallentare il metabolismo per risparmiare energie. Viene chiamato torpore ma di solito non dura più di 24 ore ed è una sorta di "letargo quotidiano" che aiuta gli uccelli a resistere ai brevi periodi di scarsità di cibo o a condizioni meteorologiche avverse.
C'è però un unico uccello tra tutte le oltre 10 specie al mondo che non ne vuole proprio sapere di adeguarsi a tutti gli altri: il succiacapre di Nuttall. Questa specie è l'unico uccello del Pianeta ad andare in letargo. Vive in Nord America e quando le temperature esterne si irrigidiscono invece che migrare preferisce infrattarsi nelle cavità tra le rocce. Qui, abbassando la propria temperatura interna fino a circa 5°C, mantiene al minimo le funzioni vitali ed entra in una vera e propria condizione di ibernazione.