In Nuova Zelanda vive un buffo e simpatico pappagallo decisamente fuori dal comune. È grasso, notturno, totalmente incapace di volare e passa la maggior parte del suo tempo a dormire, mangiare o provare (con scarsi risultati) ad accoppiarsi. Si chiama kakapo (Strigops habroptilus) ed è purtroppo anche una delle specie più minacciate del Pianeta. Ne restano appena 201 esemplari, talmente pochi che i ricercatori e i conservazionisti che si occupano di salvare questa specie dall'estinzione li riconoscono uno per uno. Tutti i kakapo rimasti al mondo vivono solamente su quattro piccole isole a largo della Nuova Zelanda e discendono tutti da una manciata di individui rimasti in vita negli anni '90. I ricercatori pensavano quindi che l'isolamento e la consanguineità sarebbero stati una delle principali minacce per la sopravvivenza di questa specie a lungo termine ma a quanto pare, fortunatamente, non è così. Secondo un nuovo e importante studio sulla genetica di popolazione, questo curioso pappagallo notturno se la passa sorprendentemente bene e non ha sviluppato mutazioni deleterie legate alla scarsa variabilità del patrimonio genetico. I risultati della ricerca ottenuti da un team di scienziati neozelandese e svedese sono stati pubblicati sulla rivista Cell Genomics.
Un pappagallo innegabilmente insolito
Il kakapo è un pappagallo grosso e ciccione dal colore giallo e verde che può arrivare a pesare fino a 4 kg. Non sa volare ma è sorprendentemente bravo ad arrampicarsi sugli alberi, dove passa la maggior parte del giorno a dormire in attesa della notte. Con l'oscurità se ne va in giro a terra, a volte lanciandosi goffamente dai rami, alla ricerca di piante, semi e frutti di cui è particolarmente ghiotto. È una specie tendenzialmente solitaria ma mostra un'estrema curiosità e interesse nei confronti degli esseri umani. Oltre a essere i pappagalli più grossi e pesanti del mondo sono anche tra i vertebrati più longevi che si conoscono. Hanno una vita media di circa 60 anni ma possono arrivare tranquillamente fino al secolo di vita.
Un tempo i kakapo vivevano e prosperavano pigramente su vaste aree della Nuova Zelanda. Non avevano molto di cui preoccuparsi vista l'assenza di predatori ma qualcosa cominciò ad andare storto quando arrivarono i primi essere umani. Con l'arrivo dei Maori prima e degli europei poi le isole neozelandesi iniziarono a popolarsi di pericolosi predatori umani e non. A causa della totale incapacità di volare, del forte odore agrodolce e della totalmente inefficace tecnica antipredatoria di restare immobile davanti a una minaccia, questi paffuti pappagalli erano facile preda di cani, gatti, ermellini e altri animali portati dall'uomo. Tra il XIX e XX secolo la specie ha quindi subito un calo numerico drammatico e sebbene siano stati compiuti enormi sforzi di conservazione per provare a salvarlo, i kakapo sparirono da buona parte del loro areale.
Nel 1995 erano rimasti al mondo solamente 51 esemplari, di cui 50 isolati sulla piccola isola di Stewart e 1 solo proveniente dall'Isola del Sud, un maschio di nome Richard Henry, chiamato così in onore del naturalista che sul finire dell'800 si impegnò molto per salvare la specie. Tutti e 201 kakapo di oggi discendono quindi solamente da quei 51 individui e hanno quindi un tasso di consanguineità molto alto. È proprio per questo quindi che per per la prima volta in assoluto gli scienziati hanno effettuato l'intero sequenziamento del DNA su questa specie, per capire come e in che modo la stretta parentela aveva influenzato la popolazione.
Pochi, consanguinei ma in salute
Il kakapo è senza dubbio una delle specie più strane del Pianeta
Gli studiosi guidati da Nicolas Dussex, ricercatore presso il Center for Palaeogenetics e la Stockholm University, hanno sequenziato e analizzato il genoma di 49 kakapo, 35 da esemplari della popolazione attualmente vivente e 14 da esemplari estinti che abitavano le isole maggiori. Solitamente quando popolazioni animali piccole rimangono così tanto isolate possono facilmente sviluppare mutazioni svantaggiose causate dalla consanguineità, che possono compromette seriamente la sopravvivenza dell'intera specie. I risultati emersi dallo studio invece mostrano chiaramente che, nonostante i circa 10mila anni di isolamento della popolazione dell'isola di Stewart, i kakapo di oggi non possiedono alcuna mutazione negativa. Anzi, confrontando il DNA con quelle dello popolazioni continentali estinte, se la passano addirittura meglio.
La selezione naturale le ha eliminate rapidamente dalla piccola isola ed è molto probabile che sia è stata favorita proprio dalla consanguineità, che da possibile minacciata si è trasformata in vantaggio. Richard Henry quindi, l'unico maschio superstite della popolazione continentale ormai scomparsa, è quindi l'ultimo portatore di mutazioni deleterie, ma essendo anche l'unico realmente distinto geneticamente da tutti gli altri è anche la principale fonte di variabilità genetica. Gli accoppiamenti dovranno quindi essere monitorati con molta attenzione se si vuole continuare a far crescere in salute la popolazione, ma questo importante studio fornirà informazioni fondamentali per la selezione dei riproduttori nei programmi di allevamento. Anche perché la riproduzione in natura non è proprio la cosa più semplice del mondo per i kakapo.
La complicata vita sessuale del kakapo
Quando i kakapo non mangiano o dormono provano ad accoppiarsi, ma purtroppo con scarsissimi risultati. In questa specie i maschi allestiscono delle arene al suolo, chiamate lek, dove si esibiscono nel tentativo di conquistare quante più partner possibili. Per attirare le femmine si gonfiano ed emettono una serie di forti richiami a bassa frequenza (chiamati boom) che possono essere ascoltati fino a 5 km di distanza. Nel periodo riproduttivo ogni maschio può passare anche 8 ore a notte a richiamare le femmine, tutti giorni per ben tre o quattro mesi l'anno. In tutto ciò dovrà anche stare attenti a eventuali rivali, con cui dovrà lottare ferocemente a colpi di ali, becco e artigli. Una determinazione davvero ammirevole che però spesso non porta ai risultati sperati. Avendo una densità di popolazione così bassa gli incontri tra maschi e femmine non sono molto frequenti, ed è anche per questo che spesso i maschi in preda agli ormoni riversano le loro pulsioni sessuali su oggetti o addirittura esseri umani.
Un kakapo maschio prova ad accoppiarsi con la testa dello zoologo Mark Carwardine
A complicare ulteriormente le cose ci si mette anche la biologia e la ricettività delle femmine. I kakapo sono animali longevi e raggiungono quindi piuttosto tardi la maturità sessuale, all'incirca al quinto anno di età. Per di più le femmine non si riproducono ogni anno e si accoppiano solamente negli anni in cui i frutti dell'albero di rimu (Dacrydium cupressinum), il cibo preferito dei kakapo, sono particolarmente abbondanti. Tutto ciò avviene all'incirca ogni 3 o 5 anni e solo allora, quando finalmente maschio e femmina si saranno scelti dopo un delizioso balletto nuziale di lui, la signora kakapo deciderà di allestire il nido a terra e prendersi cura di piccoli, da 1 a 4.. Tutto ciò significa che il paffuto pappagallo notturno possiede uno dei tassi riproduttivi più lenti tra tutti gli uccelli, ed è per questo che ha bisogno di una grossa mano per riprodursi.
L'IUCN considera ancora In pericolo critico di estinzione questa specie che però, fortunatamente, grazie agli enormi sforzi di conservazione compiuti dal governo e dai programmi di riproduzione in cattività (come il Kakapo Recovery) si sta lentamente riprendendo sulle isole che sono state liberate dai predatori invasivi. Pesanti, goffi, inabili al volo e dalle irrefrenabili pulsioni sessuali, i kakapo sono una delle specie più buffe e singolari del nostro Pianeta ma fortunatamente potremo ammirarli e prenderli in giro in maniera affettuosa ancora per un bel po'.