Nonostante trent'anni di politica attiva, una parte importante degli habitat naturali del nostro Paese è ancora minacciata o in forte declino. Questo è quanto emerge dal nuovo report sullo stato di conservazione della natura europea "Nature Conservation in Europe", pubblicato recentemente dalla Cambridge University Press e curato da Graham Tucker, ecologo esperto in conservazione e già a capo del Programma Biodiversità dell'Institute for European Environmental Policy.
Lo studio mette insieme numerosi contributi scientifici di esperti provenienti da venticinque Stati membri dell'UE e dal Regno Unito, incluso ovviamente il nostro Paese. E secondo il report che include diversi studi condotti anche in Italia fra il 2013 e il 2018, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio delle specie e degli habitat inclusi nelle Direttiva Habitat e Uccelli, tra gli habitat italiani maggiormente minacciati o in declino ci sono quelli dunali (71% delle valutazioni), di acqua dolce (47%) e di prateria (39%).
Per quanto riguarda invece le specie animali e vegetali, i gruppi più a rischio (ovvero in cattivo stato di conservazione o con popolazioni in declino) includono i pesci (39% delle valutazioni), gli anfibi (15%) e le piante vascolari (12%). Per quanto riguarda gli uccelli, invece, la situazione sembra essere meno grave, anche se si registra che rispettivamente il 17% e il 9% delle popolazioni nidificanti e svernanti sono comunque diminuite nel periodo 2007-2018.
Come del resto dimostrano anche altri studi sulle specie che vivono proprio negli habitat più compromessi emersi dal report. Come il minacciato fratino, per quanto riguarda coste e dune e di cui vi abbiamo raccontato stato e minacce in un episodio di Kodami Trails. Oppure gli uccelli tipici delle prateria d'alta quota o degli ecosistemi agricoli, minacciati rispettivamente dagli effetti negativi delle crisi climatica e dell'agricoltura intensiva.
Più in generale, il volume cerca quindi di restituire un quadro esaustivo della situazione europea attuale, fornendo al tempo stesso un'analisi critica delle risposte, dei risultati e dei fallimenti nella conservazione della natura, motivati dal preoccupante stato della biodiversità e dal mancato raggiungimento degli obiettivi di conservazione che i paesi europei si sono prefissati.
Riassumendo lo stato di conservazione degli habitat naturali europei e l'impatto delle attività umane su ecosistemi e specie protette, fornisce quindi una panoramica sull'efficacia delle convenzioni internazionali, della politica ambientale e del quadro legislativo sulla conservazione della natura in Europa. Tutti gli esperti che hanno contribuito a tracciare un'analisi dettagliata della situazione attuale e delle prospettive future della conservazione della natura nel nostro continente, presentano anche casi studio comparativi da cui trarre preziosi insegnamenti per migliorare le politiche di conservazione.
E per quanto riguarda l'Italia, gli esperti dell'Università di Pavia e di Comunità Ambiente che hanno contribuito al report, mettono in evidenza come negli ultimi 30 anni, le politiche italiane sulla conservazione della biodiversità abbiano comunque fatto notevoli progressi, spaziando tra argomenti di vasta portata come le pressioni sulla biodiversità, la legislazione e la governance, le strategie per la biodiversità, la protezione delle specie, le aree protette, la gestione degli habitat e i finanziamenti. MA nonostante ciò, c'è ancora molta strada da fare per garantire un futuro più sicuro alla natura italiana.