Studiare quando e in che modo i cani sviluppano tutte quelle caratteristiche e quei comportamenti che li hanno resi animali estremamente sociali e dalle eccezionali capacità cognitive, ci aiuta non solo capire se e quali differenze ci sono rispetto ai loro antenati selvatici, ma anche a comprendere meglio le varie fasi della loro crescita. Negli ultimi decenni, infatti, gli studi sulle abilità cognitive del miglior amico dell'uomo sono cresciuti enormemente, così come quelli sulle differenze comportamentali e sociali tra maschi e femmine.
In pochi hanno provato però ad approfondire se queste differenze emergono già in giovane età, poiché è molto difficile lavorare con i cuccioli. Ma una nuova ricerca dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha dimostrato per la prima volta che esistono delle nette differenze comportamentali e sociali tra maschi e femmine nell'affrontare compiti di problem-solving già nei primissimi mesi di vita: «I cuccioli maschi si sono dimostrati molto più veloci delle femmine, che al contrario cercavano maggiore interazione sociale e collaborazione», spiega a Kodami Biagio D'Aniello, professore presso la Federico II e autore di riferimento dello studio pubblicato su Animal Cognition.
Studi precedenti nel campo dell'etologia canina hanno già dimostrato che le femmine sembrano essere molto più socievoli nei confronti degli umani rispetto ai maschi e che hanno maggiori probabilità di mostrare comportamenti cooperativi mentre eseguono un compito. Questi studi, sono però stati effettuati quasi esclusivamente su cani adulti e non è ancora chiaro del tutto da cosa dipendono queste differenza e, soprattutto, in quale fase della sviluppo iniziano ad emergere: «Gli studi sui cuccioli sono molto importanti ma anche i più difficili, perché si stancano molto più facilmente – spiega D'Aniello – Sono però fondamentali, perché ci consentono di capire in quale fase della crescita emergono certi comportamenti oppure no».
Il team del Laboratorio di Etologia Canina dell'Università Federico II guidato dal professor D'Aniello, ha perciò condotto una serie di esperimenti di attivazione mentale, anche detti problem-solving, con 77 cuccioli di età compresa tra i 3 e i 6 mesi appartenenti a varie razze, soprattutto Labrador e Golden Retriever. «I cuccioli avevano una serie di compiti da svolgere in successione per ottenere del cibo come premio, come per esempio spostare cilindri, rimuovere coni e aprire delle piccole porticine», continua D'Aniello.
L'attenzione dei ricercatori era però rivolta soprattutto su come l'ambiente sociale e fisico influenzasse le risposte dei cuccioli in base al sesso: i cani dovevano infatti svolgere i compiti in presenza di distrattori sociali passivi e cioè il loro umano di riferimento e un estraneo: «Dalle nostre analisi è emerso fin da subito che i maschi sono stati molto più veloci nel risolvere il primo dei cinque compiti da risolvere – spiega ancora D'Aniello – Ma questa differenza si riduceva poi col passare del tempo».
L'aspetto però più interessante del lavoro, riguarda soprattutto le differenze nell'interazione sociale nei confronti degli umani presenti durante l'esperimento, abilità e predisposizione per cui le femmine si sono dimostrate molto più vocate: «La cosa particolarmente interessante, è stata verificare che nelle difficoltà le femmine mostravano una maggiore interazione sociale verso le persone, sia col loro tutore che l'estraneo – prosegue D'Aniello – I contatti sociali erano volti proprio a richiedere aiuto e collaborazione per risolvere il compito».
Questo studio ha perciò dimostrato per la prima volta che le differenze tra i sessi nel risolvere compiti di attivazione mentale compaiono già in giovane età e sono perciò molto precoci durante il processo di crescita del cucciolo. I cani hanno quindi mantenuto le differenze legate al sesso già osservate nelle specie selvatiche, nonostante la selezione artificiale praticata dall'uomo. D'altra parte, per un animale sociale come il cane, saper chiedere aiuto e collaborare con gli altri risulta essere una strategie vincente, soprattutto per le femmine.
«Le femmine devo avere una maggiore tendenza al contatto sociale, innanzitutto perché accudiscono i cuccioli, compito che possono svolgere anche con l'aiuto di altri membri del branco, i cosiddetti helper. Spesso, inoltre, sono loro a interagire maggiormente con gli altri e a dover quindi mediare in situazioni che richiedono cooperazione – conclude D'Aniello – Cosa che per un maschio, invece, potrebbe essere persino svantaggiosa, soprattutto nei confronti altri individui dello stesso sesso, con cui necessariamente entra in maggiore competizione».
Lo studio condotto dell'ateneo italiano, si inserisce quindi nell'interessante ed emergente filone di ricerca sulle potenziali differenze sessuali nelle capacità cognitive e di valutazione sociale dei cani, con le femmine che si dimostrano ancora una volta più portate alla collaborazione e alla socialità, fin dai primissimi mesi di vita. Di recente, un altro studio condotto invece dall'Università di Kyoto, aveva raccolto prove sulle maggiori capacità delle femmine di valutare le abilità e i livelli di competenze degli esseri umani, che sono quindi letteralmente in grado di giudicare se siamo bravi o meno a svolgere un compito.