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9 Gennaio 2024
12:42

Come salvare una specie rarissima: la storia dell’uccello delle tempeste codaforcuta liberato a Messina

Salvato, curato e rimesso in libertà a Messina un rarissimo uccello delle tempeste codaforcuta, una specie avvistata appena 13 volte in Italia. Questa è la sua storia e quella delle persone che si sono impegnate per restituirlo al mare: «È stata un'emozione indescrivibile, ancora veleggio felicissima», ci ha raccontato la naturalista Anna Giordano.

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L’uccello delle tempeste codaforcuta recuperato a Milazzo. Foto di Carmelo Isgrò

Un uccello raro, anzi rarissimo. Una macchina dei soccorsi che si attivata fin da subito e che ha coinvolto diverse persone. Infine, il ritorno emozionante in mare, per restituire alla furia delle onde quelle ali per nulla abituate alla terraferma. Questa è la storia di un uccello delle tempeste codaforcuta, una specie rarissima in Italia, trovato in difficoltà da un ragazzo di 13 anni nel giardino di casa sua, a Milazzo. L'animale è stato poi consegnato allo staff del museo del mare, che lo ha portato al centro recupero fauna selvatica di Messina, affidandolo alle mani esperte della naturalista Anna Giordano.

«Vederlo sparire di nuovo tra le onde è stata un'emozione indescrivibile, ancora veleggio felicissima – racconta a Kodami Anna Giordano, naturalista del WWF e volontaria del Centro Recupero Fauna Selvatica "Stretto di Messina" gestito dall'Associazione Mediterranea per la Natura (MAN) – Il momento della liberazione, che dura in realtà pochissimi secondi, è sempre una gioia unica. Ogni volta è un po' come se stessimo volando, strisciando o camminando con loro. Per fortuna questo individuo non aveva grossi problemi e siamo riusciti a restituirlo al mare».

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L’uccello delle tempeste codaforcuta (Oceanodroma leucorhoa) era stato avvistato appena tredici volte in Italia

L'uccello delle tempeste codaforcuta (Oceanodroma leucorhoa) è un piccolo uccello marino che nidifica lungo le coste del Nord Atlantico. Vederlo quindi nel Mediterraneo è un evento più unico che raro e prima di questo individuo erano state infatti appena tredici le osservazione di questa specie nel nostro paese a partire dal lontano 1854, tutti individui senza vita o moribondi. Ad accorgersi e a recuperare l'animale in difficoltà è stato però il tredicenne Diego Scibilia, che dopo averlo trovato nel proprio giardino lo ha consegnato allo staff del museo del mare di Milazzo.

«Se trovi a terra un uccello strettamente pelagico, che vive quindi in mare aperto, vuol dire che qualcosa non va. Sono stata quindi prontamente contattata dal direttore del museo Carmelo Isgrò e ci siamo subito attivati tutti per recuperarlo e farlo arrivare al CRAS – racconta ancora Anna Giordano – Molto probabilmente una forte burrasca di ponente l'ha spinto lontano dal mare fino al giardino di Milazzo, dove l'animale ha subito probabilmente un impatto. Il nostro esperto veterinario Fabio Grosso ha confermato un edema cranico per fortuna contenuto e l'animale era anche grasso e perfettamente vigile».

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Il momento della liberazione. Foto di Anna Giordano

Lo sfortunato uccello delle tempeste aveva quindi solo bisogno di riposo e tempo per recuperare, poi sarebbe ritornato in mare. Questa specie, come il più comune uccello delle tempeste europeo (Hydrobates pelagicus), passa infatti la quasi totalità della sua vita in oceano aperto, destreggiandosi tra le onde e il mare in tempesta, da qui il nome. Si riproduce su isole inaccessibili, nelle zone settentrionali più fredde degli oceani, costruendo il proprio nido in aree ben nascoste, come le fessure tra le rocce.

«Era particolarmente attivo e lucido, evidentemente pronto per tornare a volare. Abbiamo quindi cercato un posto tranquillo, lontano da rumori, pescatori e centri abitati – spiega la naturalista – Il giorno dopo il recupero, al mattino presto, siamo allora andati alla punta estrema della Sicilia, dove si incontrano lo Ionio e il Tirreno. Ogni liberazione è sempre rischiosa, perché non sai mai come andrà a finire, e c'era quindi un pizzico di tensione. L'ho preso delicatamente e l'ho poggiato sulla sabbia. Lui si è guardato un attimo intorno, appena qualche secondo, poi è schizzato via con un volo bellissimo, sparendo in mare».

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Il ritorno in mare. Foto di Anna Giordano

Salvare e restituire la libertà a un animale così raro e avvistato appena tredici volte nel nostro paese nell'ultimo secolo e mezzo (l'ultima nel gennaio del 1979, sempre sullo Stretto con un individuo morente) dev'essere stata un'emozione davvero unica. E il merito di questo eccezionale recupero va senza dubbio soprattutto al giovane Diego Scibilia, allo staff del Museo del Mare e al direttore Carmelo Isgrò e alle mani esperte dei volontari e dei veterinari del CRAS Stretto di Messina. Insieme, tutte queste persone, ci lasciano un messaggio di forte speranza per il futuro della natura e della biodiversità nel nostro paese.

«Ho avuto la fortuna e il privilegio di poter restituire la libertà a una specie così rara. Sono poi animali eccezionali, uccelli marini piccolissimi (appena 18–21 cm di lunghezza, NDR) in grado di volare tra le onde e le tempeste degli oceani. È stata una gioia indescrivibile, un'emozione unica. Lui è volato via velocissimo, ha toccato con le zampe un paio di volte il mare volando radente a pelo d'acqua e poi è sparito all'orizzonte», conclude Anna Giordano. Salvato, curato e rimesso in libertà a Messina, questa è la bella storia a lieto fine del quattordicesimo uccello delle tempeste codaforcuta per l'Italia.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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