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8 Febbraio 2023
11:18

Come salvare dall’estinzione i buffi e minacciati pappagalli kakapo

Il kakapo è un pappagallo notturno incapace di volare gravemente minacciato di estinzione. Un nuovo studio ha svelato i pro e i contro della riproduzione in cattività, fornendo importanti indizi su come migliorare le azioni di conservazione.

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Su quattro piccole isole al largo della Nuova Zelanda vive un simpatico e curioso pappagallo giallo e verde decisamente fuori dal comune. È grassottello, notturno e soprattutto completamente incapace di volare. Si chiama kakapo e passa la maggior parte del suo tempo a dormire, mangiare e a provare ad accoppiarsi, purtroppo con scarsissimi risultati. Anche per questo, è una delle specie a maggior rischio estinzione del Pianeta, nonostante sia uno degli animali sulla cui conservazione si investe di più.

I kākāpō (Strigops habroptila), che dal Maori si traduce con pappagallo notturno, si riproducono infatti molto lentamente, hanno un basso tasso di fertilità e loro uova spesso non arrivano a schiudersi. Tutte queste difficoltà limitano perciò di parecchio la crescita della popolazione, rallentando gli enormi sforzi di conservazione che vengono messi in campo per salvare questa specie dall'estinzione. Proprio per questo, un nuovo importante studio appena pubblicato su PeerJ, ha approfondito quali fattori influenzano negativamente la riproduzione del kakapo, fornendo importanti linee guida che potrebbero migliorare la gestione e la conservazione della specie.

In tutta la Nuova Zelanda restano appena 249 kakapo, talmente pochi che i ricercatori e i conservazionisti che si occupano di proteggerli li riconoscono per nome uno per uno. Tutti i kakapo rimasti al mondo vivono solamente su quattro piccole isole a largo della Nuova Zelanda, liberate appositamente dai predatori invasivi introdotti dall'uomo proprio per evitare che portassero all'estinzione il pappagallo notturno. L'intera popolazione discende inoltre da una piccola manciata di individui rimasti in vita negli anni 90, quando i ricercatori hanno iniziato a intensificare gli sforzi di conservazione investendo soprattutto nella riproduzione in cattività e nell'inseminazione artificiale.

Tuttavia, la crescita lenta della popolazione dovuta ad accoppiamenti poco frequenti, alla bassa fertilità e allo scarso numero di uova che arrivano alla schiusa hanno spinto gli scienziati del Kākāpō Recovery Team ad analizzare nel dettaglio sia i benefici nel breve termine dell'allevamento in cattività sia i possibili effetti negativi sul lungo termine per una efficace gestione del kakapo. Hanno così individuato alcuni fattori chiave che potrebbero migliorare notevolmente il successo riproduttivo e gli sforzi di gestione e conservazione di questo buffo e minacciato pappagallo.

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Secondo gli autori, occorrerebbe innanzitutto limitare il più possibile l'allevamento a mano dei maschi, favorendo invece la loro crescita in natura. Dalle analisi effettuate dagli studiosi, infatti, è emerso che i maschi allevati in cattività dagli operatori risultavano essere meno fertili di quelli nati e cresciuti allo stato selvatico e avevano perciò minore probabilità di riprodursi. Questa minore fertilità potrebbe essere legata a problemi di tipo comportamentale causati dalla cattività, come il non aver trascorso alcune nelle fasi sensibili dello sviluppo in compagnia dei propri conspecifici. Un altro fattore chiave che riguarda sempre i soli maschi è invece la densità, poiché il sistema sociale e riproduttivo di questa specie è unico tra tutti i pappagalli.

Come accade anche nei galliformi o nei cervi, i maschi corteggiano le femmine eseguendo una serie di comportamenti ritualizzati all'interno di un'arena comune chiamata lek. Le femmine osservano con attenzione la competizione e sono poi loro a scegliere il vincitore e il proprio partner, seguendo il modello della poligamia. Secondo gli autori, bisognerebbe quindi aumentare il numero dei maschi in natura per incoraggiare la competizione sessuale e fornire così alla femmine maggiori possibilità di scelta. Le covate prodotte da femmine che si erano accoppiate con più maschi, infatti, avevano maggiori probabilità di essere fertili rispetto a quelle derivate dall'accoppiamento ripetuto con un singolo maschio.

Anche gli stessi maschi, per giunta, avevano una maggiore probabilità di fecondare le femmine quando si accoppiavano con più di una sola partner. Infine, sempre nell'ottica di aumentare anche la competizione spermatica tra i maschi, bisognerebbe investire maggiormente anche nell'inseminazione artificiale. Questo nuovo studio, evidenzia quindi in maniera precisa i pro e i contro della riproduzione in cattività, che se da un lato ha contribuito all'incremento numerico e alla sopravvivenza di molti pulcini nel breve termine, dall'altro ha inconsapevolmente ridotto la fertilità della popolazione, un problema che a lungo termine potrebbe minacciare ulteriormente la sopravvivenza in natura degli ultimi kakapo.

Le sfide per salvare questo buffo e singolare pappagallo notturno si giocano quindi sul filo del rasoio e dovranno necessariamente passare anche per il ripristino degli habitat e per una maggiore attenzione verso gli esemplari riamasti in natura. La sua riproduzione è, per esempio, sincronizzata con la fruttificazione eccessiva di alcune specie vegetali, in particolare l'albero di rimu (Dacrydium cupressinum), che si verifica però solamente ogni 2-4 anni. Questa e tante altre variabili, rendono quindi molto complesso riuscire a trovare il giusto equilibro tra le azioni di conservazione in natura e la riproduzione in cattività che riesca allo stesso tempo a far crescere numericamente la popolazione senza però abbassare la fertilità degli individui.

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Pulcini di kakapo appena nati. Foto da Wikimedia Commons

Unico pappagallo incapace di volare, notturno, occhi frontali e un disco facciale simile a quello dei gufi, becco grigio, zampe corte con grossi piedi blu e ali e coda piuttosto corte, sono solo alcune delle caratteristiche uniche che rendono così insolito e iconico questo uccello, diventato un vero e proprio simbolo neozelandese anche nel resto del mondo. Per di più, è probabilmente uno degli uccelli più longevi del Pianeta, con un'aspettativa di vita massima stimata addirittura fino a 100 anni.

Grazie a queste sue unicità e alla simpatia si anche è aggiudicato per ben due volte il titolo di uccello dell'anno della Nuova Zelanda e proprio per questo nell'ultima edizione gli è stato impedito di gareggiare, dando così una possibilità anche ad altre specie. Ma nonostante le attenzioni quasi maniacali che riceve (e che la maggior parte delle altre specie si sogna), il kakapo resta comunque uno degli animali a maggior rischio estinzione al mondo. A riprova di quanto sia davvero complesso, lento ma soprattutto indispensabile, tutelare quanto più possibile la preziosa e delicata biodiversità del nostro Pianeta, prima che sia troppo tardi.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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