Le rane appartengono al gruppo degli anuri e sono fra le tipologie degli anfibi più conosciuti dalle persone. La loro morfologia e il loro diverso sistema di riproduzione rende però molto complesso, per gli inesperti, riconoscere il sesso di una rana, in particolar luogo quando gli esemplari appartengono a specie esotiche o sono molto giovani. Gli erpetologi (gli specialisti che studiano gli anfibi e i rettili) hanno tuttavia, nel corso delle loro ricerche, inventato diversi metodi, che permettono di distinguere i maschi dalle femmine. Alcune più semplici di altre, ma tutte legate all'osservazione della loro anatomia e del loro comportamento.
In questo articolo ve ne presenteremo alcune, ricordandovi comunque che qualora doveste manipolare questi animali gli esperti vi consigliano di utilizzare dei guanti, poiché potresti trasmettergli involontariamente dei patogeni tramite la pelle. Tutti gli anfibi infatti hanno una pelle umida molto sensibile e sottile. I funghi, come anche i batteri e i virus, possono attraversarla facilmente. Per questa ragione quindi limitate il più possibile di toccare a mani nude questi animali, soprattutto se vi trovate per la prima volta ad allevarli.
Le dimensioni
In linea generale, quando si è messi di fronte a due rane della stessa specie che hanno dimensioni differenti, la prima regola generale che bisogna rispettare per distinguere i sessi è trovare l'esemplare più grande.
Negli anfibi infatti il genere femminile è quello che presenta le maggiori dimensioni, perché deputato a produrre un numero esorbitante di uova (fino a 15.000, in una rana comune, Pelophylax esculentus) e a spendere maggiori energie, in preparazione dell'accoppiamento.
I maschi invece, che necessitano di minori energie per produrre gli spermi e per entrare in competizione con gli altri maschi, sono di dimensioni minori. E in genere è possibile trovarli sulla schiena delle loro compagne, intenti ad assicurarsi che nessun altro esemplare possa rubargli la possibilità di riprodursi.
Questa regola viene mantenuta anche nei rospi, dove però le differenze nella taglia di maschi e femmine sono maggiori. Mentre infatti le rane di sesso femminile in media sono grandi poco meno del doppio di un maschio, alcune specie di rospi presentano delle femmine così "massicce", che i loro potenziali partner in rapporto sembrano dei piccoli o degli esemplari appartenenti ad un altra specie.
E proprio a seguito di questa diversità fra i generi se nelle pozze d'acqua naturali è possibile vedere dei grossi esemplari di chiara origine femminile, che si trascinano dietro nella schiena diversi partner, dimensionalmente più piccoli.
Le orecchie
Un altro carattere morfologico molto utilizzato dagli esperti per distinguere il sesso nelle rane è la dimensione e posizione delle orecchie, non dotati di padiglioni auricolari come gli esseri umani. Le femmine infatti presentano dei timpani di piccole dimensioni, mentre nei maschi essi sono di maggiori dimensioni e sono più vicini agli occhi. Da dove deriva però questa differenza?
L'origine di questa diversità proviene dal diverso uso che quest'organi hanno nei diversi sessi. Mentre infatti le orecchie delle femmine vengono usate esclusivamente per riconoscere i pericoli presenti nell'ambiente circostante e sentire l'eventuale presenza di altre rane, nel range del proprio territorio, il senso dell'udito nell'altro sesso è molto più sviluppato, poiché i maschi devono (1) percepire da molto più lontano le femmine e devono competere tra di loro attraverso il canto, per accedere alle pozze d'acqua in cui ci sono maggiori chance di trovare le femmine.
Queste esigenze hanno quindi spinto i maschi delle rane a dotarsi di timpani più grandi e in generale ad avere un udito più fine delle proprie femmine.
Il pollice
I maschi di rana presentano anche un pollice molto più grosso rispetto al corrispettivo femminile, tanto che un'altra regola utile per identificarli è osservargli la mano. Se il pollice infatti è più grande delle altre dita, l'esemplare è quasi di sicuro un maschio, pronto all'accoppiamento.
La natura più muscolosa di questo dito è infatti un'altra diretta conseguenza del particolare stile riproduttivo di questi animali, che prevede un "abbraccio forzato" dei maschi ai danni delle femmine.
Per spingere infatti le loro compagne a liberare le uova, i maschi che hanno vinto le gare contro gli altri esemplari si pongono alle spalle della loro compagna, per iniziare l'accoppiamento. Non sempre le femmine però apprezzano la presenza di uno spasimante sulla loro schiena.
Le femmine spazientite possono infatti tentare di scrollarsi di dosso i maschi, tramite dei movimenti che hanno lo scopo di sbalzarli lontano. I maschi hanno però evoluto una strategia in grado di mantenerli in equilibrio e di resistere ai movimenti delle femmine. Usando i pollici più muscolosi, iniziano infatti ad afferrare il sottopancia della femmine e tramite i cuscinetti adesivi, posti sulle punte di ciascun dito, resistendo alle bizze delle compagne, per un periodo che può arrivare fino ad alcuni giorni.
Più la stretta è efficace, più le femmine si convincono presto nel deporre le uova in acqua, tanto che l'atto riproduttivo per le femmine di diverse specie in realtà si traduce in una sorta di lotta di sumo. Più il maschio sembra essere in grado di trattenere la femmina, meglio lei riesce a comprendere le qualità del potenziale padre dei suoi figli.
Alcune specie inoltre presentano un pollice molto sviluppato anche perché questi anfibi usano le mani per arrampicarsi sugli steli delle canne o dell'erba. Tale comportamento è più frequente nei maschi, poiché così riescono a raggiungere delle altezze che gli risultano utili per farsi sentire meglio, oltre che per cacciare.
La sacca vocale
I maschi possono presentare inoltre una o più sacche vocali, poste nella zona della gola, che vengono utilizzate da cassa da risonanza e organo di vocalizzazione.
Il gracidio delle rane durante l'estate nelle campagne italiane è proprio il suono prodotto da questo organo molto importante, che ha lo scopo di far comunicare i maschi con le femmine e di segnalare alle altre rane i limiti del proprio territorio.
Il suono che viene emesso tramite le sacche vocali è paragonabile ad una sorte di tamburo. Le rane infatti fanno passare velocemente dell'aria – che inspirano tramite le narici – sulla pareti gonfie della gola, producendo delle vibrazioni che a secondo della loro frequenza e intensità hanno un significato specifico.
Ogni specie di rana ha il suo timbro caratteristico e come il canto degli uccelli, le popolazioni di maschi imparano le proprie canzoni ascoltando i versi delle precedenti generazioni, che possono disporre anche di dialetti. Tuttavia, in linea generale, per colpa dell'organo con cui cantano (le pareti molli sotto la gola), le rane dispongono di minori capacità canore rispetto agli uccelli e ai mammiferi. Ciò però non toglie che questi animali sono stati tra i primi vertebrati ad evolvere i richiami amorosi.
Molte delle specie che non presentano invece le sacche vocali hanno una macchia scura sotto la gola, a causa del gracidare. Questa azione infatti crea delle frizioni sulle pareti sottostanti la bocca, provocando una maggiore pigmentazione dei tessuti.
I versi
Sempre connessi all'utilizzo delle sacche vocali di cui abbiamo parlato sopra, l'ascolto dei versi di questi animali è un altro strumento utile per riconoscere i maschi. Solo loro infatti sono in grado di emettere il gracidio che riusciamo a percepire con le nostre orecchie, mentre le femmine o sono completamente mute o comunicano con i maschi tramite dei suoni troppo bassi per essere percepiti dall'uomo.
Ricordiamo inoltre che le rane di solito cantano di notte e nei pressi dell'aree umide. Sono infatti questi gli habitat perfetti in cui possono trovare cibo, possibilità di riprodursi e dei luoghi in cui possono sentirsi al sicuro.
Il comportamento
Le rane di sesso maschile solitamente sono più attive rispetto le femmine, che tra l'altro sono anche molto più lente, nel periodo immediatamente precedente l'accoppiamento, per via del peso delle uova.
I maschi inoltre sono anche molto più violenti, nei confronti degli intrusi o delle altre specie. Tanto che possono competere anche fisicamente, cercando di mordersi e strattonarsi a vicenda.
In genere, i maschi delle varietà esotiche prediligono anche nascondersi sotto l'ombra delle foglie e talvolta si sobbarcano il compito di crescere i loro girini.Visto infatti che diversi predatori (come le vespe) o altri maschi possono attaccare le uova o i piccoli appena nati, alcuni esemplari decidono di sorvegliare le covate, allontanando dove possibile gli intrusi.
Fra queste specie ci sono per esempio le rane di vetro, come è stato dimostrato da una troupe televisiva della BBC che, mentre stava compiendo alcune registrazioni per la serie di documentari Planet Earth II, ha catturato per la prima volta questo comportamento davanti a una telecamera.