Quando gli animali domestici si trovano di fronte agli animali selvatici non sempre è possibile riuscire a prevedere quali saranno le rispettive reazioni. Molte volte, infatti, gli animali domestici potrebbero causare uno scontro, ma è anche possibile che siano altre le reazioni che l'avvenuto incontro con un selvatico potrebbe provocare nelle specie da noi domesticate.
Per quanto gli incontri fra animali selvatici e domestici possano essere complicati, non tutti i possibili sviluppi devono essere necessariamente negativi o portare al ferimento di uno o di entrambi gli esemplari, ma è indubbio che i ricercatori sono particolarmente sensibili al tema, visti i pericoli d'ibridazione o della trasmissione dei parassiti che corrono le diverse specie selvatiche quando incontrano un animale domestico. Prima però di addentrarci nelle possibili reazioni degli animali, è importare capire prima quali sono le specie selvatiche che è possibile principalmente incontrare nel nostro paese, quando stiamo passeggiando con i nostri animali in natura.
I principali predatori selvatici del nostro paese sono volpi, lupi e orsi, che il più delle volte si troverebbero a reagire di fronte all'incontro con cani e gatti domestici. È anche possibile che questi animali, insieme alle faine, possano incontrare varie specie di animali da fattoria, sia a causa della fame che per colpa dell'eccessiva antropizzazione del territorio, che ha strappato buone fette del vecchio areale di queste specie per consegnarli agli agricoltori e agli allevatori.
Altre specie cui bisogna prestare molta attenzione nel nostro paese sono anche i maiali inselvatichiti e i cinghiali. Trovarsi spesso di fronte essi può risultare un pericolo per tutti quei animali domestici che non sono preparati alla combattività di questi ungulati, che si muovono in tutte le tipologie di ambienti: da quelli naturali a quelli fortemente antropizzati. Bisogna tuttavia stare attenti anche ai cervidi, che durante la stagione degli amori o se disturbati possono dimostrarsi dei fieri combattenti, risultando un pericolo concreto per uomini e animali.
Parlando di scontri fra animali domestici e specie selvatiche bisogna tuttavia ricordare che quasi sempre questi hanno un esito infelice. I nostri animali domestici spesso infatti non sono in grado di affrontare le specie selvatiche, poiché qualora nascesse uno scontro essi risultano fisicamente più deboli delle controparti naturali. In caso di attacco, un animale domestico può infatti seguire solo poche strade per sopravvivere: può scegliere di fuggire, correndo più velocemente che può, può scegliere di dimostrarsi inoffensivo o di socializzare con il presunto avversario, fino a quando l'animale domestico non trova uno spazio per fuggire.
Quest'ultima strada si dimostra praticabile solamente nel caso in cui le due specie si somigliano (come fra cane e un lupo) e se entrambi gli esemplari sono predisposti ad accettare la compagnia dell'altro animale. Se così non fosse, lo scontro diretto diventa inevitabile e in quel caso… sopravvivere da soli si dimostra molto difficile. In questo contesto dunque gli animali domestici inselvatichiti o temporaneamente isolati tendono quasi sempre a tornare indietro e a rifugiarsi eventualmente nella comfort zone del gruppo (le mandrie) o dell'uomo.
Fattori che influenzano la reazione degli animali
I fattori che possono influenzare il comportamento di un animale – domestico o selvatico – possono essere molti e sono anche collegati alla presenza dell'uomo stesso. Prendendo per esempio alcuni casi d'incontro fra cani e animali selvatici, gli scienziati hanno scoperto che nel caso in cui ad accompagnare l'animale domestico ci sia il suo pet mate, risponderà alla comparsa di un intruso con una maggiore probabilità di avere un atteggiamento fortemente difensivo, che qualora fosse solo potrebbe anche non esprimere, preferendo la fuga. Ciò accade per due possibili ragioni, ancora da dimostrare scientificamente. Il cane può infatti ritenersi "più forte" in compagnia dell'umano o sentirsi anche semplicemente costretto ad assumere il ruolo di guardiano, visto il ruolo che gli abbiamo spesso relegato nella nostra lunga storia evolutiva spesa insieme.
Lo stesso vale per l'animale selvatico. Esso può essere indotto o meno ad attaccare l'animale domestico, a secondo di quanto si reputi disturbato dalla presenza del cane da solo o dal cane con il suo umano. Il carattere di entrambi gli animali quindi può risultare fondamentale per scatenare un atteggiamento aggressivo o promuovere invece un atteggiamento difensivo o distensivo.
Tuttavia la fame e lo spavento possono indurre entrambi gli animali a propendere per lo scontro, soprattutto se questi risultano vittima dell'effetto sorpresa della comparsa dell'altro animale. Per questo si consiglia sempre di tenere i propri animali al guinzaglio, quando si effettua una passeggiata all'interno di un'area naturale che presenta un gran numero di predatori in circolazione. Persino specie molte più piccole di una volpe, come le vipere o i piccoli mammiferi, possono rispondere molto negativamente trovandosi di fronte al vostro fido animale di compagnia, assaltandolo per autodifesa e provocandogli dei danni.
Anche la stessa tipologia di ambiente in cui avviene il confronto e lo stesso livello di socializzazione dei due animali può promuovere o meno lo scontro, soprattutto nel caso in cui gli animali si trovano improvvisamente l'uno di fronte all'alto per caso. Trovarsi vicino ad un altro animale a pochi metri o riuscire ad osservarlo da molto lontano infatti sono situazioni molto diverse, che possono alterare di molto il modo di interagire.
La predisposizione all'attacco, al gioco come alla difesa delle specie risultano essere inoltre altri punti rilevanti a favore o a sfavore di uno scontro fisico, anche se a spingere gli animali a preferire una baruffa rispetto ad una fuga sono anche le loro dimensioni individuali e spesso il loro status di salute. Un animale ferito infatti difficilmente cercherà di confrontarsi con un avversario, seppur questo possa essere più piccolo e minuto di lui. Esso cercherà quindi o di scappare o di risultare inoffensivo, cercando di assumere delle movenze o delle espressioni che possano assicurare l'eventuale aggressore della scelta della non belligeranza.
Anche l'educazione stessa dell'animale o la sua relativa assenza può rappresentare un fattore che spinge un animale – domestico o selvatico – ad attaccare o meno un altro predatore. Un cane infatti che ha affrontato un percorso di educazione cinofila o un lupo che ha già avuto delle esperienze con gli altri carnivori di solito seguiranno meglio i richiami e i consigli dei loro compagni, ritornando all'ordine.
Infine la presenza di eventuali cuccioli può favorire l'istinto difensivo delle madri, che solitamente aggrediscono qualsiasi intruso si trovi a passare troppo vicino al nascondiglio in cui si trovano i piccoli.
Le probabilità che due animali si scontrino però è direttamente legato alla loro distanza e alla loro dimensione. Se due animali vengono per esempio a trovarsi uno di fianco all'altro all'improvviso, è molto difficile che questi reagiscono con la fuga se hanno una taglia simile. Essi cominciano infatti a studiarsi a vicenda, a ringhiare e a snudare i denti, nel tentativo di capire quanto è forte un avversario. D'altronde se un animale più piccolo dovesse trovarsi di fianco ad un altro di maggiori dimensioni, il primo potrebbe essere istintivamente portato a fuggire e il secondo ad ignorare l'intruso, anche se esistono dei casi in cui – come nei serpenti – in cui l'animale più piccolo decida di agire per primo, muovendosi preventivamente con un attacco a sorpresa. Questo sistema infatti spinge l'animale più piccolo a incutere subito paura nella specie più grande e ad ottenere del tempo extra per sfuggire.
Le reazioni degli animali domestici
Le principali reazioni che ha un animale domestico di fronte alle specie selvatiche sono collegate ai fattori di cui abbiamo parlato sopra, ma il più delle volte si esprimono come reazioni d'attacco o di difesa. Questi ultimi comprendono anche la fuga o il dimostrarsi inoffensivi, simulando comportamenti che inducono nell'aggressore interesse o il corrispettivo abbassamento dell'aggressività. Spesso questi ultimi comportamenti possono preludere alla possibilità di esprimere comportamenti di gioco, anche se talvolta queste reazioni possono essere sovrapposte tra di loro.
Secondo inoltre diversi casi riportati, esiste la possibilità che all'eventuale attacco di un predatore, un animale domestico possa rispondere a questo stimolo non producendo una risposta diretta a contrastare l'aggressione. Semplicemente s'immobilizza o comincia a simulare il comportamento da morto, che può abbassare i livelli di aggressività del predatore.
Un caso esemplare di tanatosi o d'immobilizzazione coinvolge per esempio le galline, quando vengono aggredite. Tale comportamento da una parte confonde il predatore, poiché spesso un animale selvatico non desidera mangiare qualcosa che sembra essere morto da tempo o l'immobilità riduce gli istinti predatori.
Bisogna anche dire che questo trucco è osservabile anche in alcuni animali selvatici quando questi vengono "aggrediti" dagli animali domestici. Un caso famoso è quello di alcune natrici dal collare, che simulano la propria morte appena vengono raggiunti dagli umani o dai nostri fidati cani.
Bisogna tuttavia ricordare che non sempre tale strategia funziona. Un animale selvatico infatti può essere affamato o talmente spaventato per la comparsa dell'animale domestico che può sentirsi legittimato ad attaccarlo, anche qualora abbia la possibilità di non affrontarlo. In queste situazioni di solito gli scontri assumono una tragicità ulteriore, perché entrambi gli animali lottano per la propria sopravvivenza e si feriscono a vicenda non contemplando la resa né la fuga.
Quando invece gli animali domestici si trovano dinnanzi ad una specie selvatica, quando sono in gruppo, in questo caso hanno principalmente due scelte. Possono infatti rifugiarsi all'interno del gruppo, confidando che il numero e il muro di animali possa difenderli da un eventuale aggressione, o possono anche istituire un vero fronte di difesa che inizia a disturbare l'intruso, attuando mobbing o avanzando minacciosamente all'unisono.
Un caso esemplare è quello dei maiali, che di fronte al pericolo possono anche decidere di attaccare in gruppo un predatore di piccola e media taglia, soprattutto se all'interno del gruppo ci sono cuccioli o femmine gravide.
Nel caso infine le due specie siano molto simili, possono anche socializzare o addirittura incrociarsi. Ciò è quello che spaventa di più i ricercatori e in particolar modo i biologi della conservazione. Molti progetti di tutela delle specie sono infatti falliti per colpa dell'eccesiva ibridazione delle specie o delle popolazioni selvatiche con quelle d'allevamento. La promiscuità fra cani e lupi, per esempio, sta inquinando il ceppo genetico del lupo italiano e ha permesso la propagazione di diverse malattie in altri territori.
La reazione degli animali selvatici
Gli animali selvatici quando si trovano dinnanzi ad un animale domestico possono avere come principale reazione quella di attaccare l'intruso, qualora esso sia nelle vicinanze, o di sfuggirli, copiando in un certo qual modo le reazioni che potrebbero avere gli stessi animali domestici nei loro confronti.
L'attacco preventivo degli animali selvatici, tuttavia, vista la loro maggior forza e predisposizione all'azione, può risultare molto più violenta ed efficace, rispetto ai comportamenti difensivi delle specie domestiche. D'altronde gli animali abituati a vivere in natura sviluppano nel corso della loro vita una predisposizione maggiore nel confronti fisico rispetto agli animali domestici, che vivendo insieme agli esseri umani hanno perso parte di quella capacità di valutazione delle minacce.
Inoltre è molto raro che un animale selvatico, abituato a vivere da solo o tutt'al più insieme al suo branco, desideri avere la compagnia di eventuali domestici. I casi di ibridazione oggi osservati nella ricerca zoologica infatti il più delle volte sono il risultato di un incrocio di specie abbastanza vicini filogeneticamente. La maggioranza degli animali selvatici quindi o attacca l'intruso, maturando anche una certa curiosità qualora non lo avesse mai visto, o decide di scappare velocemente lontano da lui.
Occasionalmente è stato tuttavia anche dimostrato che fra creature molto diverse possono instaurarsi anche profondi legami. Alcune tigri per esempio hanno accettato tranquillamente la compagnia di alcuni cani e gli erbivori spesso si lasciano accompagnare da altre specie, che in teoria dovrebbero essere loro nemici naturali. Non è però possibile quantificare quale sia la probabilità che una specie selvatica possa decidere di "fare amicizia" con delle specie molto lontane da lei. In questi casi sembra però che l'indole degli animali siano molto importanti per la istituzione di questi rapporti.
Le conseguenze dell'incontro
Gli incontri fra animali domestici e selvatici non sempre finiscono in maniera tragica. Oltre infatti alle ovvie ferite che gli animali possono infatti riportare di seguito agli scontri o alla possibilità che un'animale preda l'altro, qualora il rapporto esistente sia quello di predatore – preda, esistono anche altri esiti possibili, poco scontati, da queste tipologie di relazioni.
Come detto, è possibile che i due animali possano fare amicizia e incredibilmente cominciano a scambiarsi dei segnali, per comunicare l'un l'altro il desiderio di giocare. È possibile che gli animali, per via delle eccessive differenze, si ignorino a vicenda o che semplicemente si sopportino, senza provocare un disturbo all'altro.
Uno dei più strani fenomeni che è possibile tuttavia osservare in natura, quando specie differenti si interfacciano per la prima volta tra di loro, avviene quando uno dei due animali comincia a credere di essere di fronte ad uno dei piccoli della sua specie.
Frequentemente infatti all'interno delle aree naturali i ricercatori hanno potuto osservare per esempio gruppi di lupi o di leoni "adottare" dei cani come cinghiali adottare dei piccoli maialini. In altri casi, in Africa, cani domestici hanno cominciato a nutrire dei cuccioli di felini, che gli erano stati affidati dagli operatori e dai veterinari, come se facessero parte della loro famiglia.
A lungo la ricerca ha dibattuto sull'origine di queste adozioni interspecifiche ma, relativamente ai casi naturali non voluti dall'uomo, è ancora molto difficile rispondere alle domande che cercano di comprendere il fenomeno dal punto di vista biologico. Evolutivamente parlando infatti l'adozione o "l'amicizia" di un animale selvatico con uno domestico non ha molto senso, poiché gli scambi genetici sono minimi e il più delle volte portano a fenomeni che favoriscono malattie e sterilità. È però indubbio che la creazione di un legame affettivo fra animali molto differenti può essere una delle tipologie di risposte seguenti all'incontro fra specie diverse. Un esito inaspettato, raro, ma comunque presente.
Una delle conseguenze però più negative a questa tipologia di incontro sono quelle di carattere sanitario. Le specie infatti possono trasmettersi a vicenda diverse malattie o passarsi pericolosi parassiti, come le zecche e le pulci. Esempi concreti di malattie che passano da una specie ad un altra sono la rabbia nei canidi e il cimurro felino (panleucopenia felina), che si diffonde tra gatti domestici e felini selvatici. Per questa ragione bisogna fare molto attenzione nel controllare le popolazioni selvatiche o inselvatichite e fare in modo che il proprio animale domestico sia vaccinato e non possa scorrazzare troppo in giro.
Una delle conseguenze però più gravi relativa all'eccessiva presenza di animali domestici in natura è la perdita di biodiversità. Cani e gatti possono infatti nutrirsi di un gran numero di rettili e di uccelli, anche solo per gioco, e sterminare così buona parte della fauna naturale di un territorio antistante le aree antropizzate. La presenza poi di animali domestici inselvatichiti può portare ancora più danni, anche se la scienza sta ancora dibattendo quanto i nostri più fidati amici risultano davvero responsabili della maggioranza dell'estinzioni locali.
Tra le specie che tendiamo sempre a dimenticare nel computo dei responsabili della perdita di biodiversità abbiamo infatti anche i topi e ratti domestici, che seppur cerchiamo di considerare animali selvatici, in realtà seguono i movimenti e abitano nei pressi delle zone sottoposte al controllo dell'uomo. Essi, per quanto piccoli, fanno ingenti danni e solitamente quando si trovano in natura si nutrono di un gran numero di animali. Se dobbiamo perciò considerare le conseguenze dell'incontro fra fauna selvatica e fauna domestica, non possiamo non prendere in considerazione anche loro, insieme alla loro famelica ricerca di cibo.
Raccomandazioni per gestire l’incontro tra animali domestici e selvatici
Proprio per sostenere la fauna selvatica e fare in modo che i nostri animali domestici non cadono vittima dell'aggressioni o possano provocare degli incidenti, è necessario che l'uomo segua delle semplici raccomandazioni per non assistere a degli eventuali scontri con gli animali selvatici.
Per prima cosa, ricordatevi di vaccinare i vostri animali per le principali malattie che sono presenti sul vostro territorio. Sono molto importanti i vaccini per il cimurro, per la rabbia e per i vari generi d'influenza. Poi, ricordatevi di tenere vicino a voi i vostri cani durante le passeggiate nel bosco, eventualmente anche con il guinzaglio dove è obbligatorio, in modo che non possano disturbare la fauna o venire attaccati, anche nell'erba alta, da eventuali specie selvatiche come i serpenti.
Nel caso in cui foste inoltre degli allevatori, ricordatevi di proteggere le vostre greggi con cani da guardiania, in modo che insieme possiate limitare l'eventuale arrivo dei lupi o di altri predatori. E per le stalle e i pollai, è meglio scegliere alcuni particolari stili di costruzione degli edifici, che impediscano i vostri animali di essere aggrediti dalle faine o dalle volpi.
Se vi troverete di fronte inoltre ad un predatore, insieme al vostro cane, ricordatevi di non aggredire l'animale e di retrocedere lentamente, facendo in modo di venire seguiti dai vostri cani e di non sembrare una minaccia. Cercate inoltre di tranquillizzare il vostro fidato cane, accarezzandogli la testa e portandovelo in mezzo alle gambe, in modo da bloccare anticipatamente qualsiasi suo tentativo di aggredire l'intruso. Fate questo mantenendo ovviamente sempre il contatto visivo con l'animale selvatico.
Non gridate dinnanzi ai grandi predatori, ma eventualmente fate degli schiamazzi se li avvistate da molto lontano, così da convincerli ad allontanarsi. È stato infatti dimostrato che le urla possono aumentare la confusione dell'animale e convincerlo ad attaccare per difendersi, se ve lo trovate vicino. Se li vedete invece ad una media distanza, cercate di superarli, senza ottenere la loro attenzione.
Quando invece vi state trovando all'interno di un bosco e cercate di allontanare da voi tutte le specie selvatiche, cercate di fare abbastanza rumore e di usare il verso dei vostri cani, in modo da segnalare la vostra presenza alla fauna. È importante inoltre ricordarvi di non dare mai da mangiare agli animali selvatici. Il cibo eccessivamente raffinato infatti porta a dei grandi problemi sanitari per le specie selvatiche e li convince successivamente ad avvicinarsi più spesso all'uomo, per ricavarne risorse.
Abituare un animale selvatico a raggiungere le aree abitate o di aspettarsi del cibo dagli umani non è indicato anche perché, quando sottoposti alla fame, essi possono risultare ingenuamente più aggressivi e frustrati per ottenere quello di cui hanno di bisogno, non essendo più abituati a cercarsi del cibo in maniera naturale.
Cercate inoltre di non isolarvi. Di non fare delle passeggiate solitarie, insieme al vostro cane, se vi trovate in un territorio molto frequentato da predatori. Formate bensì un gruppo di appassionati, magari con altri escursionisti, così da limitare ulteriormente le probabilità che gli animali selvatici possano avvicinarsi a voi, con intenzioni negative.