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4 Novembre 2022
9:00

Come prendersi cura di un gatto traumatizzato

Per prenderci cura di un gatto traumatizzato, dobbiamo innanzitutto capire che tipo di trauma ha subito, se fisico o psicologico. Vediamo quindi quali sono i segnali tipici di un gatto traumatizzato, cosa fare e non fare.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Trauma è una parola di origine greca che significa “ferita”, causata da un agente esterno e oggi viene ormai utilizzata sia per indicare un insulto fisico, sia mentale, psicologico. Va da sé che quando parliamo di gatto “traumatizzato” o di gatto che ha “subìto un trauma” e di cui ci chiediamo come prenderci cura, la prima cosa da comprendere è di che tipo di trauma stiamo parlando.

Segnali di un trauma nel gatto

I sintomi osservabili nei due casi non sono sempre d’aiuto a distinguerli perché risultano abbastanza sovrapponibili. Un gatto che ha subìto un insulto importante, infatti, può presentarsi letargico, con le pupille dilatate, la frequenza cardiaca e quella respiratoria accelerati, il corpo contrito e rannicchiato, può tentare di nascondersi o persino di soffiare se viene avvicinato o se si prova a toccarlo. Potrebbe presentare ferite esterne (tagli, lacerazioni) oppure apparire illeso ma aver riportato danni interni o psicologici.

Cosa fare se il gatto ha subito un trauma fisico

Se abbiamo il sospetto che possa essersi fatto male fisicamente (magari è caduto da un’altezza considerevole, ha preso una scossa o è stato colpito accidentalmente da un oggetto), la cosa migliore è predisporlo per una visita medica urgente.

In questo caso andrà adagiato nel trasportino più delicatamente possibile, evitando di manipolarlo troppo. Se è sotto shock, è possibile che non opponga alcuna resistenza malgrado, normalmente, non gli piaccia viaggiare.

Per limitare gli stimoli ed aiutarlo a non agitarsi sarebbe bene coprire il trasportino con un telo e ridurre la luminosità al suo interno. Contenere il livello di rumore è altrettanto importante.

Se c’è tempo e modo, è possibile diffondere in auto dei feromoni familiarizzanti e, finché non si ha una diagnosi certa, sarebbe meglio non fargli assumere nulla fino all’arrivo in ambulatorio o clinica.

Cosa fare se il gatto ha subito un trauma psicologico

Se il trauma è di tipo psicologico (uno paura molto intensa, una zuffa con un altro animale oppure un rientro da una ospedalizzazione che lo ha provato tanto), allora il modo migliore di aiutare il nostro amico è rispettare i suoi tempi di recupero.

I gatti, infatti, di fronte ad episodi di vita particolarmente stressanti tendono ad isolarsi per un certo periodo di tempo, in modo da calmarsi e auto-rigenerarsi prima di tornare allo scoperto.

Ridurre la quantità di luce e, soprattutto, di rumori attorno a lui è un ottimo modo per aiutarlo in questa fase di "auto-guarigione”.

Se abbiamo una buona relazione con il gatto e se questi si fida di noi, dopo avergli lasciato un po’ di tempo per riprendersi, possiamo provare ad incoraggiarlo mettendoci non troppo distanti da lui e chiamandolo con voce pacata ed accogliente. Non è detto che risponda subito, a volte i mici necessitano comunque di un po’ di tempo per rilassarsi.

Del cibo gustoso da offrire può aiutare a sbloccare la situazione ma solo se il gatto ha già raggiunto un certo grado di recupero: davanti ad una paura importante, infatti, il sistema parasimpatico – quello che governa la fame e l’appetito – si disattiva per cui è improbabile che il micio possa accettare di mandare giù qualcosa se è ancora molto coinvolto emotivamente dalla situazione.

Cosa non fare se il gatto è traumatizzato

Un gatto che manifesta gli esiti di un trauma non andrebbe mai forzato al contatto, né trattenuto al di là della sua volontà. Sarebbe opportuno cercare di uscire dalla logica umana dell’accarezzare e stringere tra le braccia per rassicurare o consolare perché questo potrebbe far sentire il gatto ancora braccato, ancora minacciato e potrebbe inutilmente allungare i tempi di ripresa.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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