Tra i banchi di scuola è capitato a tutti di ascoltare discorsi sui fossili, ovvero resti o tracce di esseri viventi vissuti in epoche molte antiche che si sono conservati nella crosta terrestre fino ai giorni nostri. Si tratta di animali o piante intrappolati in sedimenti geologici che, grazie a particolari condizioni ambientali, hanno interrotto il loro processo di decomposizione.
I primi animali ai quali si pensa quando si parla di fossili sono i dinosauri, i cui resti possono essere ammirati in diversi musei del mondo ma, incredibilmente, non sono quelli più comunemente scoperti dai paleontologi. Il primo posto tra i fossili più facili da trovare lo vincono gli animali marini come coralli, pesci e conchiglie di molluschi che, con grande stupore e sorpresa, si trovano sulle montagne e non perché trasportati da inondazioni o perché milioni di anni fa il livello del mare si trovava a quelle quote. Semplicemente perché le rocce sulle quali vengono ritrovati i fossili un tempo facevano parte del fondale marino.
Bisogna tenere presente che i paesaggi che possiamo ammirare oggi e quelli risalenti ad epoche precedenti sono completamente differenti. In particolar modo i territori montuosi attuali milioni di anni fa erano sommersi dall'acqua del mare. Poi, in seguito ai movimenti della crosta terreste, sono entrati a far parte delle cosiddette "terre emerse". Ecco perché anche ad altitudini elevate è possibile scovare un fossile di organismi marini come gasteropodi, pesci, crostacei.
La spiegazione geologica dei fossili nelle montagne
È importante sapere che la fossilizzazione, ovvero il processo attraverso il quale si generano i fossili, avviene quasi esclusivamente nelle rocce sedimentarie abbondantemente presenti nella parte superiore della crosta terrestre. Il loro nome prende spunto dal modo in cui si originano: l'acqua che scorre a causa delle piogge e dei fiumi trasporta con se detriti e fango che si accumulano formando spessi strati sul fondo marino. Qui vengono rimodellati e compattati grazie all'azione del moto ondoso e delle correnti del mare generando, così, la roccia sedimentaria vera e propria dove gli organismi marini fossilizzano.
Il processo di fossilizzazione è molto lungo e prevede diversi step: dopo che un animale marino muore e si adagia sul fondo del mare inizia a decomporsi fin quando del corpo non rimane altro che lo scheletro. A questo punto i minerali provenienti dai sedimenti rocciosi circostanti penetrano lentamente all'interno delle ossa dell'animale trasformandole in pietra secondo un fenomeno che prende il nome di mineralizzazione. Con il passare del tempo le trasformazioni della superficie terrestre possono erodere la zona dove si era depositato l’animale e l’erosione fa sì che il fossile venga riportato alla luce.
Per quanto possa essere affascinante, la fossilizzazione si verifica molto raramente in natura, basti pensare che si stima che meno dell’1% di tutte le specie che hanno popolato il pianeta siano diventante fossili. Dopo la morte, un organismo inizia subito a decomporsi ed è abbastanza raro che possano verificarsi tutte le condizioni necessarie affinché il suo corpo possa fossilizzarsi. Al contrario, è molto più probabile che tessuti ed organi vengano attaccati da organismi decompositori e gusci ed ossa disarticolati o distrutti per altre cause.
Come se non bastasse, questo è un fenomeno che non si verifica in qualsiasi parte del mondo. Tra i più importanti giacimenti di fossili marini rientra il Monte San Giorgio, situato ai piedi delle Alpi meridionali, a cavallo tra il Cantone Ticino (Svizzera) e le aree dei monti Pravello e Orsa in Provincia di Varese (Italia). Da questo territorio sono stati estratti fino ad ora 20000 fossili di cui 25 specie di rettili, 50 specie di pesci, più di 100 specie di invertebrati e varie specie di vegetali. Questo perché ai tempi, quando il territorio era ricoperto dal mare, le acque erano poco ossigenate, condizione che causava la morte di moltissimi animali. Questi finivano per adagiarsi sul fondale dove venivano ricoperti dal fango per poi fossilizzarsi.
In quale tipologia di montagna si possono trovare fossili di piante e animali marini?
Quando si va a caccia di fossili è bene riconoscere i giusti siti. È importante recarsi in luoghi in cui sono presenti rocce sedimentarie e le più comuni sono: l’arenaria, composta prevalentemente da granuli di roccia erosa; il calcare, costituito maggiormente da detriti di conchiglia e scheletri planctonici; e lo scisto, formato da argilla indurita (originariamente depositata come fango).
Le Dolomiti, ad esempio, poiché sono composte da varie tipologie di strati e rocce, raccontano una lunga storia geologica e evolutiva degli esseri viventi sulla terra a partire da oltre 250 milioni di anni fa. Proprio qui, infatti, sono stati ritrovati diversi fossili, specialmente di animali marini come bivalvi e ammoniti. Tutto questo perchè il principale componente di questi gruppi montuosi è la dolomia, una roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite, chimicamente un doppio carbonato di calcio e magnesio.
Come trovare fossili in montagna?
Rinvenire un fossile non è una cosa facile, ma nemmeno rara come sembrerebbe a prima vista. Diciamo che è importante sapere dove guardare e i paleontologi sono esperti in questo. Sicuramente è opportuno fare uno studio preliminare del territorio sul quale si vogliono compiere le ricerche per determinare quale potrebbe essere la zona più vocata al recupero di nuovi fossili. Esistono metodi precisi per riconoscere un fossile che vengono insegnati all'interno delle accademie di paleontologia e antropologia fisica e, inoltre, i vari studiosi comunicano tra di loro per realizzare una rete di informazioni avente lo scopo di mantenere tutti aggiornati sulla scoperta di nuovi ritrovamenti e sull'utilizzo di nuove tecniche di studio.