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17 Novembre 2023
16:28

Come le oche del Canada reagiscono alla morte dei propri compagni di stormo

Quando muore un loro compagno, le oche del Canada preferiscono rinforzare i legami sociali e le amicizie già esistenti, piuttosto che espandere la propria rete sociale.

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Anche gli altri animali, specialmente quelli sociali e che vivono in gruppo, possono soffrire per la morte di un partner o di un compagno di lunga data, ma non tutte le specie reagiscono alla perdita allo stesso modo. Le oche del Canada, per esempio, quando muore un loro compagno preferiscono rinforzare i legami sociali e le amicizie già esistenti, piuttosto che isolarsi o creare tanti nuovi legami. Lo dimostra un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, condotto dagli scienziati dell'Università inglese di Exeter, che hanno osservato alcuni stormi di oche prima e dopo l'abbattimento selettivo che ha ridotto del 20% la popolazione.

Le oche del Canada (Branta canadensis), come dice il nome, sono infatti una specie originaria del Nord America, tuttavia sono state introdotte dall'uomo anche qui in Europa o in Nuova Zelanda, dove però essendo una specie aliena invasiva creano non pochi danni alla fauna locale e più in generale agli ecosistemi. Proprio per questo, sono spesso oggetto di forti piani di gestione, che talvolta prevedono anche l'abbattimento di una parte della popolazione per evitare che cresca troppo, come accade, per esempio, in Regno Unito.

Quando animali così sociali subiscono un numero così enorme di perdite, spesso reagiscono allargando la loro rete sociale e creando rapidamente nuove amicizie, fenomeno che talvolta può anche facilitare la dispersione delle specie invasive o accelerare la diffusione di malattie infettive. Sebbene gli abbattimenti di animali siano infatti un intervento gestionale a cui sarebbe meglio preferire metodi non cruenti, in alcuni paesi viene utilizzando anche – e soprattutto – per evitare la diffusione di pericolose epidemie, come per esempio l'influenza aviaria, che sta già minacciando pesantemente sia la salute umana che quella animale.

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Dopo aver quindi subito questo forte tracollo demografico, perdendo molti dei legami sociali e delle amicizie che gli uccelli avevano ormai instaurato da tempo, le oche del Canada del Cotswold Water Park, dove si è svolto questo studio, hanno reagito rafforzando le relazioni già esistenti con individui sopravvissuti, aggiungendo solo alcune nuove connessione sociali per sostituire quelle perdute. Lo studio dimostra quindi che le oche sono molto resistenti anche a un drammatico cambiamento sociale e che puntano soprattutto sulle amicizie già in essere per poterlo superarlo.

Sono in un certo senso animali socialmente conservativi, che mantengono la calma e vanno avanti, superando le perdite e le difficoltà dello stormo consolidando i legami esistenti invece che ridurre o espandere in maniera estesa la loro rete sociale. Secondo gli autori, questa forte resilienza sociale potrebbe quindi essere proprio uno dei segreti del loro successo come specie invasiva e prolifica, un problema piuttosto serio che vede loro malgrado protagonisti questi meravigliosi uccelli acquatici.

Oltre ad entrare in competizione con le specie autoctone, infatti, le oche del Canada sono particolarmente sensibili al virus che causa l'influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), che negli ultimi anni sta registrando numeri mai visti prima e particolarmente allarmanti. Il virus colpisce infatti sia uccelli selvatici, in particolare quelli acquatici, che quelli d'allevamento, ed già stato riscontrato anche in alcune specie di mammiferi, come cani e gatti, ma anche quelli marini come le foche.

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Ridurre quindi la dimensione della popolazione di uccelli invasivi è un metodo spesso scelto da alcuni paesi per contrastare anche la trasmissione delle malattie, come appunto l'aviaria. In alcune specie, però, ciò può rivelarsi controproducente da questo punto di vista, perché gli individui reagiscono spesso formando nuove connessioni sociali che possono persino peggiorare la situazione, favorendo così la diffusione ulteriore di virus e altri patogeni.

Le oche, al contrario, preferiscono invece fare affidamento sulle vecchie amicizie, piuttosto che formarne di nuove, un comportamento sociale interessante e che riduce anche il rischio di trasmissione delle malattie. Proprio in virtù di questi risultati, i ricercatori evidenziano quindi l'importanza di studiare e approfondire meglio il comportamento sociale delle diverse specie, soprattutto per quelle che purtroppo sono spesso oggetto di gestione che prevede anche piani di abbattimento.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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