Ogni giorno tutti noi siamo costretti a prendere delle decisioni una dopo l'altra. Ogni singola azione che compiamo è il risultato di una scelta e, come si sa, non tutte le scelte sono giuste soprattutto quando siamo molto dubbiosi sul da farsi. Prendere decisioni in condizioni di incertezza, però, è un problema che non riguarda solo l'essere umano. Una nuova ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che le formiche tessitrici (Oecophylla smaragdina) riescono a gestire tali inconvenienti preventivando il loro investimento in un'attività con un ritorno incerto.
Le formiche tessitrici prendono il loro nome dal comportamento unico e distintivo di tessitura che mostrano. Sono conosciute per la loro capacità di creare formicai o strutture complesse intrecciando foglie o altri materiali vegetali utilizzando setole e fili di seta che producono. Ma le loro abilità non finiscono qui: quando si trovano di fronte a varchi lungo i sentieri che percorrono, per attraversarli uniscono i loro corpi formando strutture simili a ponti chiamate "catene sospese". Queste hanno una lunghezza molto più grande rispetto alle dimensioni di una singola formica e, cosa più sorprendente, sono auto-organizzate. Ciò significa che l'organizzazione di tali strutture non dipende da un leader o da chissà quali progetti, bensì dal singolo individuo che risponde esclusivamente agli stimoli provenienti dall'ambiente e dalle interazioni con i conspecifici.
La creazione di una struttura del genere richiede un notevole sforzo da parte di ogni membro della colonia. Essere parte della catena, infatti, impedisce alle formiche di prendere parte a ruoli come la difesa della colonia o la ricerca di cibo. Allo stesso tempo, però, consente loro di esplorare aree altrimenti inaccessibili che possono offrire nuove fonti di cibo alla colonia. Se un'area contiene una risorsa redditizia, tuttavia, non è noto alle formiche fino a quando la catena non è stata completata. La costruzione della catena diventa quindi una sorta scommessa. Ecco perché un gruppo di ricercatori ha deciso di studiare questo comportamento chiedendosi se le formiche, proprio come gli esseri umani, sono disposte a correre il rischio di prendere decisioni pur non sapendo se porteranno un vantaggio alla colonia.
Hanno osservato questi insetti mentre erano intenti a colmare spazi verticali di diverse lunghezze, prima 25 mm, poi 35 mm e infine 50 mm, aspettandosi che avrebbero smesso di formare catene quando il divario da colmare sarebbe diventato troppo grande. Hanno scoperto che le formiche decidono per quanto tempo far parte di una catena valutando visivamente quanto sono distanti dal terreno sottostante. Più un esemplare è vicino al suolo, più a lungo rimane nella catena. Inoltre, si è visto che le formiche non sono in grado di abbandonare la loro posizione se uno o più individui iniziano a pendere da loro. Questo significa che la formazione della catena è modulata da due semplici regole: ogni formica rimane nella catena per un tempo proporzionale alla sua distanza dal suolo e non può lasciare il suo posto se una o più formiche sono aggrappate ad essa.
Poiché la scelta di costruire una catena o no dipende dalla distanza che si frappone tra formiche e suolo, se si mantiene costante tale distanza, allora le formiche dovrebbero costruire catene molto lunghe. Sempre tramite l'osservazione del comportamento di questa specie, i ricercatori hanno potuto risolvere anche questo enigma affermando che sì, le formiche possono allungare a dismisura la catena se la distanza tra esse e il suolo non cambia. Questi risultati evidenziano come regole semplici possono guidare i gruppi nel prendere decisioni collettive adattive dimostrando che determinate scelte non sono dettate dal caso.
In conclusione, le formiche tessitrici dimostrano abilità sorprendenti nel gestire le incertezze e nel prendere decisioni preventive, valutando visivamente le condizioni circostanti e adattando il loro comportamento di conseguenza. Questi studi offrono un ulteriore spunto di riflessione sulla complessità delle strategie decisionali nel mondo animale e sulle potenzialità delle regole semplici nel guidare le scelte collettive.